Il futuro della creatività

Le prime applicazioni “text-to-image”, basate sull’intelligenza artificiale, sono in grado di generare immagini partendo da indicazioni verbali. E nel mondo del design si inizia a parlarne molto. Ma davvero il futuro, anche quello della creatività, è dei computer?

Louhi chair, design Kaveh Najafian
Louhi chair, design Kaveh Najafian

Qualche giorno fa parlando con il designer francese Patrick Norguet la conversazione ha preso una piega inattesa: «Quello del designer potrebbe essere un mestiere in via di estinzione. Stanno arrivando nuove tecnologie di progettazione basate sull’intelligenza artificiale. Pochi ne parlano, ma l’argomento è importante. Un domani, le aziende desiderose di fare business in fretta useranno proprio questi metodi: basterà usare i parametri di riferimento e in pochi minuti – bam, bam! – sarà pronta una collezione intera. Per noi progettisti il vero strumento di sopravvivenza sarà essenzialmente uno: cultura, cultura, cultura».

Negli stessi giorni, quelli di Maison&Objet e Paris Déco Off, si è visto un po’ dappertutto un elogio diffuso alla manualità e alla tradizione: materiali grezzi, che evocano lavorazioni antiche; riferimenti – specie nel mondo del tessile per arredamento e delle carte da parati – a un gusto per le culture popolari di ogni latitudine. Quella lunghezza d’onda che raccontiamo nel nostro Moodboard di febbraio.

Ruben Modigliani - Photo © Valentina Sommariva
Ruben Modigliani – Photo © Valentina Sommariva

È come se ci fossero due spinte che sembrano andare in direzioni opposte: da una parte una progressiva spersonalizzazione dell’atto del progettare, dall’altra la ricerca di un “fattore umano” senza tempo e senza confini. In realtà credo che non siamo ancora entrati nell’era del potere assoluto delle macchine (il cui lavoro comunque nasce da input dati da persone, e da persone viene valutato). Continuiamo ad avere un rapporto non meccanico con gli oggetti di cui ci circondiamo e apprezziamo sempre di più la ricerca, il pezzo unico: viene in mente la Stockholm Furniture Fair (7-11 febbraio), da quest’anno affiancata da una fiera-evento dedicata al collectible design. O il successo di un evento particolare come Nomad (Sankt Moritz, 20-23 febbraio), che lega arte e design di ricerca.

Le visione di Norguet è acuta e probabilmente non lontana da quello che potrà succedere. Ma mi piace pensare che lo straordinario progresso di cui siamo testimoni saprà anche aprire la porta a un nuovo modo di essere designer. Lo vedremo presto.

PS – La sedia che vedete in apertura non esiste (ancora): è stata creata dal designer Kaveh Najafian utilizzando la piattaforma Midjourney, che usa l’intelligenza artificiale per generare immagini partendo da input di testo.