Brixen Public Library, Italy - Photo © Marco Cappelletti
Brixen Public Library, Italy - Photo © Marco Cappelletti
DATA SHEET

Client: Municipality of Bressanone
Architecture: Carlana Mezzalira Pentimalli (Michel Carlana, Luca Mezzalira, Curzio Pentimalli)
Main Contractor: Unionbau
Works management: Bergmeister, Carlana Mezzalira Pentimalli, 3M Engineering
Project management, structures, systems, fire safety, safety coordination: Bergmeister
Electrical system, security, lighting: Leitner Electro
Lighting consulting: Von Lutz Studio Associato
Acoustic consultant: NiRa Consulting,
Studio Architect: Eleonora Strada
Exterior doors and windows: Askeen
Restoration and special paints: Nerobutto
Concrete floors: Boden Service
Metalwork, metal grid gates and custom handrails: Inoxferdi
Furnishings: Art, Erlacher
Natural larch wood floors, carpet and curtains: Seeber-Tendacor
Custom-made wood interior cladding in wood paneling: Longato Carpentry
Production and installation of infographics and signage: Serima
Photo credits: Marco Cappelletti

Seconda opera progettata a Bressanone dopo la Scuola di Musica dal giovane studio trevigiano Carlana Mezzalira Pentimalli, la nuova Biblioteca Civica, realizzata grazie a un concorso internazionale, si affaccia sulla centralissima Piazza Duomo mettendo a disposizione della collettività un patrimonio di oltre 36mila libri.

Dopo uno stop durato 8 anni, il progetto è stato concluso nel 2022, inserendo nella corte che si apre tra i due antichi edifici dell’Ex Finanza e dell’Ex Tribunale un terzo volume di collegamento e accesso, in sostituzione di un precedente volume di proprietà della Diocesi.

Oltre al restauro e adeguamento degli edifici esistenti, il progetto ha anche ridefinito gli spazi esterni e in particolare il giardino tangente a via Bruno, che viene ora offerto alla fruizione collettiva. È il secondo concorso che abbiamo vinto, quando non eravamo nemmeno trentenni” ricorda Michel Carlana. “Ci siamo subito resi conto che l’elemento di maggiore interesse era il nuovo edificio, una specie di piccolo innesto ramificato. Per questo abbiamo scelto il nome Kulturbaum (albero della cultura), concetto che con il passare del tempo si è venuto definendo meglio come una piccola infrastruttura di collegamento.

A vari livelli infatti il nuovo edificio presenta delle ramificazioni che lo connettono ai piani superiori al piccolo volume della Ex Finanza (oggi destinato agli uffici amministrativi della biblioteca) e a quelli inferiori all’Ex Tribunale che ospita i servizi igienici e i magazzini, ma di cui dovevamo garantire l’uscita in sicurezza anche per i piani superiori non coinvolti nel nostro progetto.

Abbiamo ragionato come se non esistessero fronti principali, e nello stesso con la grande discrezione dovuta a una nevralgica posizione in pieno centro storico. Se la Scuola di Musica infatti è pensata come una wunderkammer, una piccola stanza delle meraviglie, la Biblioteca invece lavora su volumetrie che riprendono i tratti distintivi della città antica”.

L’analogia con l’albero prosegue a livello planimetrico. L’edificio presenta un doppio guscio perimetrale, una sorta di “corteccia” compresa tra le pareti esterne in calcestruzzo e la boiserie in legno degli interni, che ospita la maggior parte degli spazi serventi: distribuzione verticale, servizi igienici, arredi. Lo spazio interno risulta dunque libero da obblighi funzionali.

“Sempre più oggi gli edifici devono essere permeabili e vissuti da tutti” precisa Carlana. “Un elemento che connota sia la Biblioteca sia la Scuola di Musica è proprio l’apertura alla fruizione collettiva degli spazi esterni, che infatti la cittadinanza ha subito accolto come propri. La biblioteca in particolare funziona per comparti, con accessi diversificati che garantiscono usi indipendenti e la percezione non come di un contenitore di libri, ma di un luogo polifunzionale, una vera infrastruttura pubblica in cui si va per la presentazione di libri, spettacoli di clown o anche solo per prendere il sole in giardino”.

Di grande interesse il rapporto tra scala monumentale e domestica che costituisce uno dei cardini del progetto. “All’entrata c’è un foyer a quintupla altezza, ma è come se si continuasse ad essere all’esterno” spiega Carlana. ”Abbiamo infatti progettato come se stessimo costruendo intorno a un vuoto, lasciando alle facciate degli edifici esistenti la loro individualità e utilizzando gli stessi materiali dell’esterno.

Allo scopo di ribadire questa concezione urbana abbiamo poi variato l’esperienza della percorrenza inserendo variazioni di pendenza, con un approccio molto fisico e sensoriale che spesso purtroppo noi architetti dimentichiamo ma è fondamentale nella percezione di un luogo. Il foyer funziona così da camera di decompressione che conduce a interni incredibilmente domestici, caratterizzati da erker (bovindi), boiserie in legno e pavimenti in moquette. 

Anche grazie all’uso di modelli e mock up, abbiamo dedicato grandissima attenzione a luce, materiali, atmosfere generate da suoni e colori, allo scopo di creare un forte senso di appartenenza dato anche dalla rilettura di materiali e suggestioni locali. Esemplari in questo senso sono gli erker del primo piano, che diventano nicchie appartate dall’uso informale, dove anche semplicemente guardare il cellulare. Ben prima del Covid ci eravamo infatti posti il problema di portare in un edificio pubblico la dimensione domestica, diventata fondamentale dopo la pandemia”.