Il futuro dell’architettura? In 3D

Edifici e strutture realizzate attraverso il processo di stampa in 3D ottengono, in un solo colpo, l’abbattimento di tempi e costi di costruzione e impatto ambientale zero grazie all’utilizzo di materiali riciclati

L’idea di realizzare un oggetto attraverso una stampante che ne riproduce la tridimensione aveva già aperto nuove frontiere di applicazione dell’innovazione tecnologica. Ma che questa tecnica arrivasse a costruire un vero e proprio edificio nella sua interezza ha letteralmente spalancato la visione verso un futuro abitativo democratico e sostenibile possibile.
Già da qualche anno è stato fortemente potenziato il lavoro di ricerca da parte delle società di robotica, pronte ora a dare risposte concrete e all’avanguardia. Segna il passaggio evolutivo il sistema di realizzazione unica in loco, senza la necessità di comporre le diverse parti da assemblare poi insieme. La stampante può così muoversi con il suo braccio lungo il telaio in qualsiasi posizione all’interno della costruzione e tenere conto della posizione dei tubi e dei collegamenti per acqua e elettricità, che possono essere posati dal lavoro manuale in un secondo momento e facilmente integrati nel processo di stampa.

La notevole riduzione dei tempi di realizzazione (addirittura sino a 48 ore), con conseguente calo dei costi rispetto ad un cantiere tradizionale, è un primo evidente vantaggio. Al quale si affianca il non meno importante valore di alta sostenibilità ambientale, considerata la possibilità di utilizzare materiali riciclati e dare così nuova vita agli scarti.
Dunque, una soluzione veloce ed economica che consentirebbe di fornire a tutti un’abitazione, considerato l’aumento demografico globale previsto e la mancanza di alloggi a prezzi accessibili – è in Baviera il più grande condominio d’Europa stampato in 3D -. Ma anche una risorsa per aumentare l’accesso all’istruzione, sia finanziariamente che geograficamente, catalizzatore vitale per risolvere problemi globali di disuguaglianza e povertà.

Il potenziale italiano

Tecla by Mario Cucinella Architects & WASP
Tecla by Mario Cucinella Architects & WASP

Mario Cucinella Architects e WASP (pionieri italiani della stampa in 3D) hanno iniziato vicino Bologna la costruzione di TECLA, prototipo di alloggio circolare realizzato utilizzando più stampanti 3D collaborative, anche allo scopo di offrire una portata di scala più ampia e diventare la base per nuovissime eco-città autonome in un contesto di masterplan allargato.
La struttura è portante, i materiali sono interamente riutilizzabili e riciclabili, presi dal terreno locale. L’argilla, in particolare, totalmente biodegradabile per un edificio a zero rifiuti, è stata studiata dall’azienda Mapei nei componenti chiave all’interno della miscela di terra cruda per creare un prodotto finale stampabile altamente ottimizzato. Altri biomateriali derivanti dagli scarti della coltivazione del riso (lolla di riso e paglia) influiscono positivamente sulle prestazioni termiche e sul comfort abitativo.

TECLA 3D House © Mario Cucinella Architects
TECLA 3D House © Mario Cucinella Architects

L’involucro, altamente flessibile e progettato per essere resiliente a qualsiasi clima ed efficiente dal punto di vista energetico – i serramenti sono personalizzati e ingegnerizzati – è il frutto di una ricerca approfondita svolta dalla SOS – School of Sustainability, scuola professionale fondata da Mario Cucinella che unisce formazione, ricerca e pratica – con il supporto di studenti MA del programma Sustainable Environmental Design presso l’Architectural Association School of Architecture di Londra.
TECLA trae ispirazione dalla città immaginaria in continua evoluzione urbana descritta da Italo Calvino ne Le Città Invisibili, e intende lavorare verso comunità di case intelligenti che combinino innovazione tecnologica, rispetto per l’ambiente e comprensione dei processi naturali.

Non solo moduli residenziali

© Studio Mortazavi &  Hyperion Robotics for Thinking Huts
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La svolta epocale della stampa 3D applicata all’architettura sta anche nell’enorme opportunità per i Paesi in via di sviluppo. Dalla partnership tra Thinking Huts, organizzazione no-profit, lo Studio Mortazavi (San Francisco, Lisbona, Parigi), e Hyperion Robotics, società di tecnologia 3D finlandese, sta per nascere la prima scuola stampata in 3D nella regione meridionale del Madagascar.
Le unità che la compongono, di forma simile a baccelli, sono realizzate in materiale riciclato per ridurre le emissioni di CO2 (cemento e materiali da costruzione di provenienza locale), con l’idea di aggiungerne via via secondo necessità. Un’architettura vernacolare che richiama fogge e colori del paesaggio, con motivi ripresi da tessuti malgasci sulla pelle dell’edificio e erba che ricopre il tetto in metallo zincato per mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Dotata di pannelli solari, sistemi di captazione dell’acqua, illuminazione ad alta efficienza energetica, servizi igienici compostabili e ventilazione che circonda la parte superiore di tutte le unità.

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© Lavigne&Cheron Architects

La progettazione digitale sa spingersi però anche oltre. Come per la passerella pedonale in calcestruzzo di 40 m, a Aubervilliers (Seine-Saint-Denis, Francia), prevista per i Giochi Olimpici del 2024 e assegnata al gruppo di lavoro Freyssinet, Lavigne & Chéron Architects, Quadric, XtreeE, LafargeHolcim. Qui i plus sono la riduzione del 60% di consumo del materiale, nessuna necessità di casseri e una maggiore libertà progettuale per gli architetti. Un progetto che apre la strada a realizzazioni infrastrutturali complesse.