Veronica Givone
Veronica Givone

Arrivata in IA Interior Architects per far decollare la quota hospitality del pluripremiato global studio, Veronica Givone racconta cosa significa essere ascoltatori inclusivi prima che progettisti, l’importanza dell’equilibrio tra estetica e praticità e la stretta connessione del mondo office con quello dell’hospitality. In un continuo e inevitabile slalom tra rigide regole e ambizioni architettoniche e di decoro, il senso del progetto di Veronica Givone transita dal coinvolgimento proattivo delle risorse umane

Boh o Boh? “Back of house” o “I don’t know”? Nel mondo dell’ospitalità, qual è lo stato dell’arte della progettazione di spazi compresi quelli “invisibili”?
Di recente abbiamo pubblicato un post sul nostro blog intitolato “Heart of the House” (Il cuore della casa) che approfondisce il ruolo critico del back of house (BOH) negli spazi dell’ospitalità. In questo articolo ho spiegato perché è così importante progettare per l’ospitalità nella sua interezza, compresi i ruoli che incidono sul back of house

Crediamo fermamente che il ruolo del design debba estendersi alle aree funzionali e operative dell’hotel. In ultima analisi, gli hotel non sono edifici statici, ma spazi condivisi che alimentano esperienze umane. Quando il design è inclusivo e accompagna il personale all’interno di un ambiente in sintonia con l’etica dell’hotel, è il personale stesso che diventa un vero padrone di casa e guida gli ospiti attraverso una narrazione. L’armonia che ne deriva eleva il soggiorno da utilitario a significativo e memorabile.

Rimaniamo in tema: progettare un hotel per far sentire i clienti a casa o per farli sentire molto bene lontano da casa?
Il nostro approccio trascende l’archetipo tradizionale di “casa lontano da casa”, riconoscendo che i viaggiatori moderni desiderano uno spazio che non solo sia familiare, ma che elevi anche la loro esperienza complessiva di viaggio e alloggio.

Ridefinendo il concetto di comfort, ci addentriamo nelle sfumature di ciò che fa sentire uno spazio come una casa. La nostra filosofia progettuale va oltre il convenzionale, abbracciando l’idea che il vero comfort non riguarda solo il familiare, ma anche la scoperta di qualcosa di fresco ed eccitante. Non si tratta semplicemente di replicare gli elementi fisici di una casa, ma di catturare l’essenza del comfort, della personalizzazione e della facilità, incorporando nel nostro design emozioni e novità. Il nostro obiettivo è creare uno spazio in cui gli ospiti provino un senso di meraviglia e di attesa. Progettiamo con la consapevolezza che le persone desiderano il comfort della familiarità senza gli orpelli della routine quotidiana. L’hotel diventa una destinazione, dove gli ospiti trovano anche il brivido dell’inaspettato.

Coinvolgere il personale dell’hotel per migliorarlo: è un’eredità del nuovo modo di progettare gli uffici?
Con l’evolversi della cultura del luogo di lavoro, dovrebbero evolversi anche gli spazi che la supportano. Invitare il personale a immaginare il proprio ambiente di lavoro ideale stimola idee e immaginazione. Ascoltando le esigenze dei dipendenti, gli hotel possono costruire le aree BOH come centri unici e personalizzati di produttività, unità e responsabilizzazione. Questo vale anche per la progettazione degli uffici. Quando il personale si sente veramente accudito, questo risuona in ogni interazione con gli ospiti o i colleghi.

Utilizzando l’esempio del design dell’ospitalità, che è la mia area di lavoro, ho scoperto che la condivisione della visione dell’hotel fin dalle prime fasi assicura che i suggerimenti del personale possano condizionare positivamente le scelte per rendere gli spazi funzionali. Quando i team operativi collaborano con i progettisti, emergono osservazioni intelligenti e innovative. Il raggiungimento di una visione coesa richiede fin dall’inizio la collaborazione tra il team di interior design e il personale operativo. 

Quando i progettisti invitano a partecipare alla fase di avvio del progetto, i team operativi aiutano a identificare le potenziali sfide e a fornire idee per ottimizzare la funzionalità. Il design veramente visionario intreccia estetica e praticità, sia nel design degli uffici che in quello dell’ospitalità. Valorizzando il personale operativo come partner dall’ideazione all’esecuzione, gli hotel assicurano spazi vivaci e armoniosi che supportano esperienze eccezionali per gli ospiti. La collaborazione perfetta dietro le quinte si manifesta in ogni interazione con gli ospiti. Quando i membri del team comprendono e abbracciano la visione centrale dell’hotel e vedono il loro ruolo nel darle vita, lo spazio acquista un’energia e una coerenza intangibili che i visitatori possono percepire. La condivisione delle basi delle scelte progettuali può avvenire dietro le quinte, ma si manifesta durante ogni interazione con gli ospiti per realizzare la visione e la missione dell’hotel.

L’Intercontinental Rome Ambasciatori Palace è il primo progetto di ospitalità di IA a Roma: come è approdato in IA Interior Architects?
L’edificio originario, di proprietà del Fondo Star e gestito da Castello SGR, è stato sottoposto a una completa ristrutturazione curata da me e da IA Interior Architects. Ho seguito personalmente il progetto fin dalle prime fasi, preservando il carattere glamour di un edificio che era un manifesto della Dolce Vita, armonizzato da un lusso discreto e minimalista.

La proprietà ha investito circa 45 milioni di euro nella ristrutturazione. Gli interventi, durati circa due anni e mezzo, hanno permesso di ottimizzare gli spazi, arrivando a circa 35 mq per camera, in linea con gli standard dei marchi di lusso internazionali. Sono italiana e mi sono sentita particolarmente orgogliosa di far parte di questo straordinario progetto. Mi sono innamorata dell’edificio dal momento in cui l’ho visto per la prima volta nel 2018. Quando sono entrata in Interior Architects, il cliente mi ha seguito e da allora l’intero team ha lavorato duramente per rinnovare, progettare, curare e creare l’armonia perfetta per far vivere agli ospiti un’eleganza italiana, artigianale e senza tempo. 

Tu sostieni che “il design veramente visionario intreccia estetica e praticità”: è sempre possibile declinare questo concetto nell’ospitalità?
Nel dinamico e sfaccettato regno dell’ospitalità, raggiungere un perfetto equilibrio tra estetica e praticità non è sempre semplice, ma rimane un obiettivo essenziale per creare spazi memorabili e funzionali. Anche se esistono delle sfide, molte strutture ricettive di successo hanno dimostrato la fattibilità dell’integrazione tra estetica e praticità. Spesso si tratta di una collaborazione tra designer, architetti, direzione dell’hotel, investitori e marchi per garantire che l’aspetto estetico sia gradevole e che migliori l’esperienza complessiva degli ospiti e l’efficienza operativa.

È fondamentale sottolineare che la ricerca dell’intreccio tra estetica e praticità deve iniziare fin dall’inizio di ogni progetto alberghiero. Le prime fasi di concettualizzazione e pianificazione gettano le basi per l’intero processo, influenzando non solo l’estetica dello spazio ma anche la sua funzionalità ed efficienza operativa. Incorporando i principi della progettazione visionaria fin dall’inizio del progetto, i progettisti, le parti interessate e gli operatori possono esplorare in modo collaborativo idee innovative, affrontare potenziali sfide e stabilire una visione coesa. Questo approccio proattivo consente una perfetta integrazione di forma e funzione durante l’intero ciclo di vita del progetto.

Sebbene il raggiungimento della perfetta armonia tra estetica e praticità nel design dell’ospitalità possa sembrare una sfida a volte ardua, rimane un obiettivo valido e irrinunciabile. Un’esecuzione di successo richiede un approccio ponderato e flessibile che tenga conto delle diverse esigenze degli ospiti, dell’efficienza operativa, dei vincoli di bilancio e delle tendenze di design in evoluzione.