Giacomo Totti, dalla musica all’interior design

Incontro con un giovane progettista dal gusto eclettico e deciso. Che ha imparato, afferma, «più dagli artigiani che dai teorici»

Giacomo Totti – Photo courtesy lapiazzaweb.it

Il nome del giovane interior designer Giacomo Totti ha iniziato a circolare a livello internazionale – grazie a servizi fotografici pubblicati su riviste del settore – poco più di cinque anni fa. Nato e cresciuto a Malo, a pochi chilometri da Vicenza, ha imparato presto ad apprezzare il design: il padre, collezionista e antiquario, lo portava spesso alla scoperta di luoghi, progetti, fiere. Così si è formato nel tempo un progettista dal gusto eclettico e coraggioso. Che però, prima, ha fatto altro…

Prima di fare l’interior designer hai lavorato come musicista. Un mix inconsueto. Com’è andata?
Come designer non ho nessuna preparazione accademica, dopo il liceo scientifico non sapevo bene cosa fare. Avevo passione per la musica ed è diventata una professione. Così ho girato Europa e Stati Uniti, un tour dopo l’altro, fino a 24 anni quando ho deciso che volevo fare altro. Così sono entrato a lavorare prima in un mobilificio, facendo la gavetta, e poi in uno studio di architettura, dove ho imparato le dinamiche di cantiere, a gestire i rapporti con la manodopera, e soprattutto a concepire progetti non solo di arredamento ma “completi”. Poi, appena mi sono sentito abbastanza confident (nel 2018), ho aperto il mio studio, dove mi danno una mano un paio di colleghi architetti.

Una formazione fuori dal consueto.
Ho imparato dagli artigiani più che dai teorici. Questo ha sviluppato in me un’attitudine un po’ anarchica – la vedo la differenza con i miei assistenti, che magari escono dal Politecnico. Mi piace spaziare tra gli stili, tra i contrasti, le dissonanze, spesso anche gli errori. In realtà se lavoro in un edificio storico mi piace molto essere fedele all’epoca. Intervengo in modo filologico e coerente sullo spazio e poi lavoro su questa tela dipingendola con contrasti netti.

Parli di pittura – in effetti un tratto comune nel tuo lavoro è l’uso importante del colore.
Sono allergico alla noia, mi piacciono abbinamenti che talvolta sembrano un po’ forzati. Il colore è un linguaggio ed è anche una delle parti più complesse del lavoro, perché è veramente imprevedibile, cambia in base alle luci, allo spazio, alla volumetria. Spesso i committenti sottovalutano questo aspetto. Ma basta un errore minimo per non essere soddisfatti dal risultato.

Quali sono i tuoi punti di riferimento in campo di architettura di interni?
Anche per motivi geografici sono molto legato al lavoro di Carlo Scarpa, inarrivabile, innovativo, futuristico ancora oggi. Poi c’è Le Corbusier, che ha creato una nuova estetica, cambiando tutto. Mi piace Gio Ponti, perché lavorava su tutte le scale – oggetti, interni,  progetti culturali – sempre con lo stesso linguaggio, con la stessa perizia. C’è un suo edificio famoso proprio qui a Malo che venne poi ristrutturato da Nanda Vigo: la casa del collezionista Giobatta Meneguzzo. Tutti progettisti di un’epoca in cui si lavorava tanto con gli artigiani, si disegnava per piccole committenze, spesso con perizia certosina, anche su dettagli come le maniglie – quei dettagli che oggi fanno la differenza.

A proposito di rapporto con chi fa le cose, tu hai collaborato con diverse aziende.
Ho curato la direzione artistica di un brand di ceramica, Botteganove. Di recente, con De Marchi Verona, abbiamo pensato di creare dei rivestimenti in porcellana, che rispetto alla ceramica richiede una perizia molto più elevata. È idrorepellente praticamente al 99% e non teme escursioni termiche anche importante, per cui la potremmo utilizzare in esterno anche in Siberia. Al prossimo Edit Napoli presenteremo una nuova collezione.

Decoro modulare in porcellana Arena by De Marchi Verona, design Giacomo Totti – Photo @ Andrea Maino
Decoro modulare in porcellana Maya by De Marchi Verona, design Giacomo Totti – Photo @ Andrea Maino

Altri progetti in corso?
Ho finito da poco un interno importante a Gardone, sul lago di Garda, e un albergo a Firenze, a 800 metri da Santa Maria Novella, dovrebbero inaugurarlo a breve. Poi sto lavorando anche con un’azienda di illuminazione, stiamo sviluppando una collezione da circa un anno. Spero di poterla raccontare presto.

Tutte le foto, tranne dove specificato altrimenti @ Helenio Barbetta, courtesy Giacomo Totti