Wutopia Lab è uno dei simboli della creatività progettuale cinese, fatta di storia e tradizione mixate con immaginazione, visioni e tecnologia. Un’esplosione di forme e di colori, materie e materiali, interior nati senza i tradizionali vincoli architettonici, liberi dalle catene del formalismo. Yu Ting, che ha fondato Wutopia Lab nel 2013, racconta e si racconta in una conversazione che spazia dalla storia di Shanghai passando per la crescita della Cina moderna, con uno spirito avanguardista ricco di passione e leggerezza.

White Upland, Huzhou, China

White Upland, Huzhou, China

“Wutopia Lab nasce da un pensiero immaginifico spinto da un realismo magico e dall’incertezza”, una sintesi molto ricca di significati, come si concretizza?
La letteratura del realismo magico non crea un mondo completamente diverso dalla realtà, ma piuttosto riscrive il mondo conosciuto in modo che ci si avverta la correlazione con il mondo reale, ma diverso dal mondo reale per la sua irrealtà, assurdità e meraviglia. Proprio come una tecnica retorica, riscriviamo lo spazio conosciuto e sostituiamo le forme esistenti e questa sostituzione si basa sugli aspetti umani e sociali dello spazio. Ecco perché in progetti come una libreria abbandoniamo l’immagine tradizionale dello spazio e creiamo luoghi che sorprendono le persone. L’incertezza è un argomento di grande interesse per l’architettura: la nostra formazione si basa sull’architettura occidentale moderna, che cerca di essere solida e duratura e raramente parla dell’incertezza, del presente e dell’effimero. Ma nella cultura tradizionale cinese il presente e la caducità dell’essere sono molto ricercati dagli artisti, che catturano questa caducità con parole e dipinti. Ad esempio, silhouette, utilizziamo materiali traslucidi come membrane, pannelli perforati e pannelli in policarbonato nei nostri progetti per creare quella sensazione confusa e incerta.

Nato e cresciuto a Shanghai, come ha visto cambiare le architetture della sua città negli ultimi 10 anni?
Shanghai ha iniziato la sua costruzione su larga scala nel ’92 e si è orientata verso l’imitazione. Nel 2008, quasi 10 anni fa, gli architetti cinesi locali hanno iniziato a staccarsi da questo concetto e a cercare il proprio vocabolario e le proprie caratteristiche architettoniche. Sebbene la maggior parte della pratica architettonica fosse molto contagiata dalla cultura locale, hanno iniziato a emergere opere progettate con una visione più globale e con valori differenti.

Dingfeng Headquarters, Beijing

Dingfeng Headquarters, Beijing

Zhongshu Bookstore, Xi’an, China

Zhongshu Bookstore, Xi’an, China

His house and her house, Shenzhen

His house and her house, Shenzhen

La cultura e la tradizione cinese sono millenarie, di questa eredità cosa non rinuncerà mai a inserire nei suoi progetti?
Come ho già detto, sono attratto dall’incerto, dal temporaneo e dalla temporalità e flessibilità della cultura tradizionale cinese. Nei nostri progetti di architettura cerchiamo di trovare materiali per esprimere quelle caratteristiche. Inoltre, considero il progetto e l’ambiente circostante come eventi, messi in relazione in un rapporto reciproco visto secondo la tecnica della retorica tradizionale cinese chiamata antitesi.

Plain house, China

Plain house, China

Church in church, Shanghai

Church in church, Shanghai

The third eye, Shanghai

The third eye, Shanghai

A proposito della Opera House, ha affermato che ha “rotto il confine tra design architettonico, design di interni, scenografia e allestimento”. Quali sono questi confini e chi li ha definiti?
Quando ero uno studente, il progetto architettonico e quello per interni erano insegnati come discipline separate. Dopo aver realizzato l’architettura, allora il progetto proseguiva all’interno, in un rapporto simile a una matriosca. Kaisersaal of Longevity, il teatro d’opera di Kun, è collocato nel cortile interno di un edificio. Se diciamo teatro intendiamo uno spazio fisico, e se lo spazio fisico esiste allora l’allestimento teatrale diventa possibile. Tuttavia, interpretando l’opera rappresentata, abbiamo trasformato lo spazio, lo abbiamo reso privo di confini, definito solo da tende e da un tetto removibile per chiudere lo spazio temporaneamente. Le tende erano accoppiate all’illuminazione e sono diventate parte dell’allestimento. Abbiamo voluto partecipare a un premio con questo progetto ma si creò confusione perché non era ne un’architettura ne un allestimento scenico.

Negli ultimi anni dalla Cina arrivano i progetti più spettacolari, colorati e creativi: quali sono le motivazioni di questa grande e particolare produzione? I budget? La mentalità? Altro?
Il volume del costruito in Cina negli ultimi anni è molto più imponente della quantità di costruzioni realizzate in secoli di storia. I punti di riferimento sul mercato non sono sufficienti per stare al passo con un mercato così vasto e dinamico, per questo i progettisti devono uscire dal seminato e trovare nuove strade. E il colore, l’elemento più efficace dal punto di vista della comunicazione, può facilmente essere colto e compreso da chiunque.

Polycarbonate Neverland, Qinhuangdao, China

Polycarbonate Neverland, Qinhuangdao, China

Symbol: A City of Two, Shenzhen

Symbol: A City of Two, Shenzhen

Ha dichiarato che “l’ospitalità è un’opportunità per collegare i nostri pensieri ai progetti”, come si traduce in pratica questa dichiarazione?
I miei progetti provengono tutti dalla mia immaginazione di una vita migliore, cosa voglio fare in un posto con che tipo di odore, che tipo di luce e che tipo di tocco.

A parte le conseguenze facilmente visibili, in cosa – secondo lei e per il suo mondo – il Covid ha provocato dei cambiamenti irreversibili?
Prima del Covid, il mondo sembrava non avere confini, ma dopo il suo arrivo il mondo sembrava diventare un’isola, piena di voci, speculazioni reciproche, calunnie, paura e rabbia. E questa ostilità e paura erano più terrificanti della malattia stessa.