Cina, ‘ombelico’ del mondo del progetto?

Questo .Wonder Book, il sesto della collezione Regional China, presenta come di consueto un itinerario che tocca tutti i continenti evidenziando così il ruolo sorprendente della progettualità cinese, sempre più creativa, sempre più sostenuta dalle proprietà – che siano esse pubbliche o private - a loro volta coraggiose e visionarie

Sono ormai alcuni anni che IFDM sottolinea il ruolo sorprendente della progettualità cinese, sempre più creativa, sempre più sostenuta dalle proprietà – che siano esse pubbliche o private – a loro volta molto coraggiose e spesso visionarie.

Paolo Bleve, editor-in-chief
Paolo Bleve, editor-in-chief

I contributi che trovate nelle tre White Box di questo .Wonder Book sono la risposta a questo trend: Zhuo Tan parla di “molteplici ispirazioni che qui si scontrano e ringiovaniscono”, Jessica Ma parla del “potere estetico dei consumatori e di un design sempre più equo, umile e aperto”, Kelly Hoppen chiosa il suo intervento sottolineando che la “fusione tra est e ovest oggi è un’integrazione dolce e consistente”. Incroci culturali, assestamenti economici, pandemia e sistema sociale che cambia: la Cina non è più una terra di conquista, non è più neanche una terra di mezzo, è un’immensa area geografica che è cresciuta a velocità vertiginosa nel suo capire il design, esprimere il proprio design, crearsi una riconoscibile identità nel progettare architetture e interior, la Cina oggi è una molto accreditata fonte di ispirazione.

Fusione tra differenti filosofie progettuali, intercettare sottili contaminazioni, ricerca della bellezza non necessariamente collegata al valore economico e democraticamente distribuita a tutte le latitudini: questo .Wonder Book, il sesto della collezione, presenta un itinerario che tocca tutti i continenti, chiede pareri a progettisti e developer distanti anni luce gli uni dagli altri, propone Wonder che abbracciano il concetto di bellezza accompagnata dalla semplicità.

Buona visione.