Il fattore X

Gli appuntamenti nel calendario mondiale del design, recenti o in programma, mettono l’accento sull’importanza del contesto. E ci fanno capire che è l’unicità dell’esperienza a fare la differenza

BAUX by Morag Myerscough, Clerkenwell Design Week 2023 – Photo © Sam Frost

Nel mondo del design, come in ogni forma di cultura, la circolazione delle idee è un elemento fondamentale. E segue un suo calendario, ritualizzato dalla consuetudine (avere dei punti fermi è utile) ma in realtà in evoluzione.

Nelle ultime settimane ci sono state NYCxDesign, festival diffuso con al centro la doppia fiera ICFF + WantedDesign Manhattan, e la londinese Clerkenwell Design Week. In entrambi i casi il tessuto urbano è stato parte integrante del poter di attrazione dell’evento. A New York è stato il momento per fare il punto sulla geografia retail (che si sta spostando sempre di più da SoHo verso Madison Avenue). A Londra è stata la conferma del potenziale di un intero quartiere che presenta una formidabile concentrazione di showroom, praticamente una fiera a cielo aperto: qui i visitatori registrati sono aumentati del 50% rispetto all’edizione 2022, e anche se gli organizzatori non hanno divulgato numeri di riferimento la presenza di un pubblico interessato era massiccia e chiaramente percepibile.

Questo, di nuovo, porta alla ribalta il tema di come si stanno evolvendo questi momenti di incontro e di scambio. La prima settimana di giugno vedrà, quasi in sovrapposizione, due appuntamenti molto diversi tra loro: a Colonia imm (4 – 7, 727 espositori), in una collocazione insolita, fiera dall’impostazione tradizionale. E a Copenhagen 3daysofdesign (7 – 9, 280 espositori), che festeggia la sua decima edizione e ha come teatro l’intera città, suddivisa in 13 distretti.

Ruben Modigliani - Photo © Valentina Sommariva
Ruben Modigliani – Photo © Valentina Sommariva
3daysofdesign
3daysofdesign 2022 – Photo © Armin Tehrani

Quest’ultima negli ultimi anni ha attirato molta attenzione, anche – dettaglio importante – da parte delle aziende. «Abbiamo scelto di partecipare con l’obiettivo di acquisire maggiore visibilità sul mercato scandinavo», spiega Nicola Coropulis, CEO di Poltrona Frau, una delle new entry di questa edizione. «Inoltre il fatto che non sia una fiera tradizionale ma di fatto una grande kermesse in cui si uniscono le modalità tipiche della manifestazione fieristica a quello dell’evento culturale è una formula che ci è sembrata quantomeno interessante».

«Oggi quello che conta, in prima battuta, è l’esperienza che si offre al visitatore», prosegue Coropulis. «Questo non è più solo vedere dei prodotti in fila in una serie di padiglioni, ma vivere del portato culturale, artistico, di design del luogo in cui l’evento si svolge. Noi italiani siamo stati un po’ gli antesignani di questo approccio. Il successo del Fuorisalone – che, non dimentichiamolo, esiste perché c’è il Salone – ha indicato la strada di una osmosi sempre più pervasiva tra le energie vive di una città e i possibili interlocutori del mondo del design. Ma non solo».

È il “fattore X”, dove la X sta per Experience. Un fattore che potrebbe indicare nuove strade da esplorare, alla ricerca di un “effetto Coachella” di cui parla un articolo proposto dal sito di imm: multidiscipliarità, contaminazioni tra discipline diverse, apertura. Uno potrebbe essere esplorare la dimensione emozionale del design degli spazi alla Prague Quadrennial of Performance design and Space (8-18 giugno): quei luoghi scenici che l’esperienza la creano davvero, canalizzando le emozioni.