Trent’anni, specializzata in studio delle tendenze, ricerca su colori, materiali, finiture e una expertise internazionale. Questa la carta di identità che definisce Federica Biasi, da poco alla direzione artistica di Manerba, scelta per proseguire e innovare un percorso creativo al femminile guidato dalle sorelle Elisa e Grazia Manerba insieme alla madre Federica Quintarelli. “In Federica vediamo riuniti gusto fresco ed elegante, entusiasmo, coraggio, intuizione e determinazione”, raccontano le imprenditrici.
Curerà sotto ogni aspetto il ‘total office’ Manerba, con l’obiettivo di far dialogare sempre più ogni prodotto in maniera coerente, stimolando e alimentando con il suo sguardo giovane futuri progetti, nuove dinamiche lavorative e collaborative”. L’azienda mantovana intende avvicinarsi ad uno stile contemporaneo che sappia rinnovarsi e seguire visioni legate a nuovi modi di vivere e lavorare.
Lei intanto, Federica, è già all’opera, concentrata sul lancio di un nuovo sito più fruibile, sull’allestimento alla prossima edizione del Salone del Mobile che aprirà gli orizzonti ad un workspace altamente personalizzabile, su una nuova espressione creativa che vede il coinvolgimento di una ‘voce’ cosmopolita dall’accento francese…
Federica, lei si inserisce nell’organico di un’azienda con 50 anni di storia e a conduzione familiare. È stato facile integrarsi in un gruppo consolidato e affiatato?
La famiglia Manerba è stata subito molto aperta con me, abbiamo cominciato dai primi giorni a lavorare a 1000 all’ora. Il fatto che sia un’azienda storica è un plus per me, perché significa che porta avanti un’idea con successo.
Come è nato l’incontro con l’azienda?
Tramite Virginio Briatore, che lavora da diversi anni con Manerba come consulente e che ha intravisto in me quello che poteva essere adatto a loro in questo momento.
Quali sono i punti di condivisione? Quali valori le è stato chiesto di portare avanti?
Ricordo che durante la prima chiacchierata, tra i fattori rilevanti emersi è stato sicuramente l’aspetto femminile e gentile del brand, e soprattutto la valorizzazione del colore, come aspetto fondante e non superficiale.
In che modo svolge il suo ruolo innovatore nell’ambito di un’azienda che ha sempre fatto innovazione?
In tutte quelle che sono le dinamiche contemporanee del mondo del design: scelta di materiali più inusuali, di colori in linea con le tendenze, senza tralasciare mai una nota di azzardo, ed anche la scelta di nuovi designer e consulenti per dare nuove visioni.
Lei curerà sotto ogni aspetto il concetto di ‘total office’. Di cosa si tratta?
È un ufficio che non viene incasellato nella sua valenza classica, ma è orientato a tutti i tipi di ambienti lavoro, e azzarderei dire anche spazi comuni che si interfacciano con il mondo hotellerie. Per quanto riguarda l’area di lavoro in sé, dovrà invece andare sempre di più nella direzione di recupero della privacy, che spesso si perde: quindi sì a co-working e openspace, ma anche all’attenzione per i singoli spazi di archiviazione personale. L’identità del singolo a mio parere non deve perdersi, l’individuo deve poter personalizzare il proprio raggio d’azione, sentirlo suo anche se per due giorni.
Cosa porta della sua esperienza olandese nella direzione artistica?
L’Olanda è uno di quei Paesi che hanno una particolare attenzione alla persona, anche in ambienti lavorativi, come nel Nord Europa spesso accade. C’è l’abitudine a vivere questi luoghi ricercando il benessere, che non sta solo nell’estetica, ma nella funzionalità delle piccole cose.
Come è nata la collaborazione con Philippe Nigro? È stata una sua idea?
Si certo, ho deciso di chiamare Philippe dopo che l’azienda aveva espresso il desiderio di volere un prodotto contenitivo, che però non venisse approcciato come semplice libreria, ma come una micro architettura. In quel momento ho subito pensato a lui.
A cosa state lavorando?
Con Philippe stiamo sviluppando Stem, un sistema molto ampio, vorrei dire ‘di contenimento’, ma sarebbe riduttivo. Mi limito a definirlo sistema. Questo prodotto avrà uno sviluppo ampio nel tempo, proprio per le sue infinite funzionalità: divisorio, libreria, contenitore, guardaroba, lounge, area relax, pannello acustico, supporto ai desk operativi… Insomma, un enorme sistema che guarda all’ambito ufficio con questa idea di total office.
Qual è la nuova visione di Manerba con la sua direzione creativa?
Sicuramente porteremo avanti l’aspetto gentile e femminile con cui il brand si è fatto conoscere, ci interessa anche e soprattutto il lato funzionale di spazi pubblici e uffici. Ecco perché per il Salone del Mobile presentiamo l’idea di Wonder Office, che non vuol essere uno spazio giocoso, ma a misura d’uomo. Cerchiamo sempre libertà fuori dall’ambiente di lavoro, perché è uno spazio che viviamo spesso con costrizione. Con Wonder Office vorrei trasmettere un’idea non solo estetica e armonica di bellezza e funzionalità, ma anche rimettere l’uomo al centro del luogo di lavoro, creando ambienti che mettano a proprio agio le persone.