The Duel – 2

Qual è il rapporto tra creatività umana e intelligenza artificiale? Abbiamo chiesto agli studi di architettura e design di rispondere ad almeno due delle domande che seguono. Ecco le risposte di: Debonademeo, Draga & Aurel, Jacopo Foggini, Gamfratesi, Sebastian Herkner, Massimo Iosa Ghini

Debonademeo, Draga & Aurel, Jacopo Foggini, Gamfratesi, Sebastian Herkner, Massimo Iosa Ghini
Debonademeo, Draga & Aurel, Jacopo Foggini, Gamfratesi, Sebastian Herkner, Massimo Iosa Ghini

1. La tecnologia di Ai che genera immagini con input testuali eleva la creatività umana o la rende obsoleta?
2. Gli strumenti tecnologici possono arrivare a rimpiazzare i professionisti nel settore creativo? Vedremo scomparire alcune professioni e nascerne di nuove?
3. In alcuni contesti i robot aumentano le opportunità di lavoro. Secondo voi, anche questo può essere il caso?
4. C’è una macchina e/o software che vorrebbe poter utilizzare ma che ancora non esiste?
5. Il suo modo di progettare verrà influenzato dall’evoluzione tecnologica?
6. Ha senso secondo lei mettere sullo stesso piano creatività umana e “creatività artificiale”? È possibile un’interazione profonda tra loro?

Debonademeo
Debonademeo

Debonademeo

1. La creatività umana è essa stessa una forma di tecnologia, che si alimenta attraverso l’esperienza e la conoscenza. Gli input testuali sono elaborati dalla AI, ma gli input testuali sono generati dall’utente che ne definisce le entità, la giustapposizione e il valore verbale.
6. Come accennato prima, secondo noi non solo è possibile, anzi l’interazione è necessaria. Creare signfica fare, e ogni azione necessita di perizia, ma anche di una predisposizione al rischio e al nuovo utilizzando ogni strumento possibile purché ci sia alla guida una coscienza. La stessa che nel caso dell’AI, attraverso le stringhe di testo, fa le domande giuste per avere le migliori risposte. 

Draga & Aurel - Photo © Piero Gemelli
Draga & Aurel – Photo © Piero Gemelli

Draga & Aurel

1. La creatività umana è fatta anche di emozione, manualità, ingegno e in tal senso non potrà essere completamente sostituita dall’intelligenza artificiale. La tecnologia diventerà sempre più un partner delle professionalità creative, fornendo strumenti per semplificare e ottimizzare il lavoro e la produzione.
3. La seconda non potrebbe esistere senza la prima e proprio per questo non possono essere messe sullo stesso piano. La sfida per il futuro sarà quella di “rimanere umani”, questo vale nel processo creativo così come in ogni aspetto della vita.

Jacopo Foggini - Photo © Alessandro Moggi
Jacopo Foggini – Photo © Alessandro Moggi

Jacopo Foggini

2&6. Per pura frenesia il mondo oggi tende goffamente a misurare la riuscita di un’idea dal solo risultato e penso che in questo contesto la velocità possa essere confusa con l’efficacia. L’intelligenza artificiale per me è e rimarrà uno strumento, un’occasione per l’uomo di implementare le proprie attitudini lavorando con le macchine, non contro di loro, né lasciandole lavorare in completa autonomia. Considerare obsoleta la creatività umana è un’affermazione per me straordinariamente irrealistica. Lo è sicuramente la capacità di calcolo, ma non il processo creativo di input. La percezione umana del mondo è un mistero indecifrabile, l’intreccio fra connessioni logiche e sensoriali ci rende competitivi e vincenti contro qualsiasi computer da noi generato. La complessità della vista o dell’udito, la percezione tattile o olfattiva, la cultura dell’errore e la bellezza dell’inutile sono tendenze umane che l’AI ontologicamente non può comprendere, o almeno non può farlo con l’elegante accezione umana, frutto di istinti costruiti in millenni di selezione naturale e sapere collettivo. Penso dunque all’AI come uno strumento utile al mondo della tecnica, al processo di calcolo, alla previsione di scenari, come avviene oggi per il design generativo, le cui potenzialità sono stupefacenti. Questo non esclude che tramite l’AI si possa generare arte o creatività, ma l’opera artistica è da identificare nel processo di generazione degli input necessari al computer per cominciare a lavorare.

GamFratesi - Photo © Petra Kleis
GamFratesi – Photo © Petra Kleis

GamFratesi

2. Il progetto é spesso una combinazione di logica e creatività. Entrambi devono coesistere. Gli strumenti tecnologici aiutano ad accelerare le combinazioni e possibilità durante il processo ma non siamo sicuri che queste combinazioni possano sostituire la sensibilità ed intuizione umana.
5. Se ci saranno programmi o strumenti che facilitano la parte pratica del lavoro verranno ovviamente introdotti, ma una parte analogica e manuale non sarà mai dimenticata, forse per nostalgica ma rimarrà sempre parte del nostro processo di lavoro.

Sebastian Herkner - Photo © Gaby Gerster
Sebastian Herkner – Photo © Gaby Gerster

Sebastian Herkner

1. Credo che la creatività umana sia molto più basata sull’esperienza individuale, sull’intuizione e sulle emozioni. Non lo vedo affatto come un concorrente. Lo stesso vale per uno schizzo a mano, dove si trova sempre un tocco molto personale e un atteggiamento spontaneo che è impossibile da ottenere con AI.
2. Preferisco l’idea di lavorare insieme, da un lato con il pensiero tradizionale basato sulle nostre norme e comportamenti umani e dall’altro con il progresso tecnologico. In questo caso è più importante stabilire condizioni generali per rispettare le culture e i diritti umani. Siamo già entrati in questa metamorfosi da una produzione guidata dall’uomo a una più guidata dall’intelligenza artificiale. Tuttavia, dobbiamo capire che la tecnologia o le macchine non sono affatto degli artigiani migliori.

Massimo Iosa Ghini - Photo © Mattia Aquila
Massimo Iosa Ghini – Photo © Mattia Aquila

Massimo Iosa Ghini

3. Il sogno asimoviano dei robot al servizio dell’umanità sono filtrati dalle visioni distopiche di Philip Dick col dubbio o il sospetto che poi qualcosa vada storto.
4. Quello che manca alla nostra civiltà dell’immaginazione è un compositore di atomi che renda le parole ordinabili e concretizzabili. L’A.I. rende più vicina la concretizzazione delle nostre idee avvicinando l’atomo al bit come profetizzato a suo tempo da Negroponte. Certo mancano i passaggi che rendono praticabili le funzioni complesse, ma l’impressione è che la strada verso l’automazione gestita dall’A.I. delle nostre vite sia tracciata, a oggi appare netta. Che poi questo generi condizioni migliori di esistenza sia ancora da dimostrare è altrettanto vero. Come tutti gli strumenti prima vanno capiti e poi ottimizzato l’utilizzo, augurandosi che rimangano strumenti.