È affascinato dai materiali tensionati fino al limite, dagli estremi, come gli oggetti metallici robusti ma che sembrano fragili e in equilibrio precario: “Indagare il limite dei materiali in relazione alle loro proprietà strutturali è un tema che mi stimola particolarmente; nel mio lavoro si potrebbe dire che la forma segue spesso la struttura, di cui la funzione è a sua volta conseguenza”, racconta Guglielmo Poletti, designer milanese classe 1987. Si è formato alla Design Academy di Eindhoven, con una tesi di laurea, dal titolo Equilibrium, che gli ha spalancato le porte del design: “Un punto di partenza in primis per me stesso, incorporava infatti molti degli aspetti progettuali che contraddistinguono il mio lavoro ancora oggi.
Rossana Orlandi e Nathalie Assi di Seeds London hanno notato la collezione Equilibrium al Graduation Show del 2016, e mi hanno chiesto di editarla. Rossana Orlandi è stata per me una figura a cui devo molto, che mi ha sostenuto dandomi la possibilità di consolidare il mio linguaggio”.
Ed è proprio nella galleria di Rossana Orlandi che Gordon Guillaumier, art director di Desalto, lo scopre: “Io ero alla ricerca di un’azienda per declinare il mio lavoro su scala industriale, a condizione di preservarne l’integrità. Ciò comportava un’attitudine che solamente determinate aziende sono inclini ad adottare, dal momento in cui questo approccio può rivelarsi più rischioso da un punto di vista commerciale. Ma in questo Desalto è sempre stata un riferimento, ed uscire da alcuni confini prestabiliti penso sia stato stimolante per entrambi. Il mio background svincolato dall’industria mi ha permesso di interfacciarmi con l’azienda liberamente, mantenendo la mia coerenza”.

Nascono progetti che accorciano le distanze tra sperimentazione e dimensione industriale: “Come Void, frutto di una serie di studi strutturali sulla nervatura del metallo curvato, una collezione che crea un vuoto prospettico, dato dal dialogo tra le due lamiere curvate e il top rettangolare che le sormonta.
Poi MM8, un tavolo inizialmente creato per un cliente privato, con il top spesso soli 6 millimetri, piaciuto all’azienda tanto da ingegnerizzarlo, con i giusti compromessi, come portare il top a 8 mm, e con una verniciatura a polvere al posto di una speciale patina”.

Seguono i tavoli L45, con il giunto tra la gamba e il top caratterizzato da un contatto ridotto al minimo assoluto, basato sull’incontro dei rispettivi vertici: “Una costruzione ottenuta dalla combinazione di due profili a L, tagliati a 45° per essere giuntati a 90°, formando la gamba del tavolo ed il relativo traverso. Quest’ultimo, a sua volta ruotato di 45° rispetto alla superficie piana che lo sormonta, delinea uno spicchio di vuoto che viene associato a una porzione di materia asportata. La risultante geometria crea l’impressione che le estremità del top siano in precario appoggio su quattro singoli punti, suggerendo un fragile equilibrio a livello percettivo”.

In questo momento “sto sviluppando alcuni nuovi lavori con Desalto, oltre ad alcune collaborazioni inedite sia con l’industria che con una nuova galleria. Sto anche ultimando il mio studio a Milano: ci sarà il laboratorio, dove sviluppo ogni idea, e anche una ‘scatola nella scatola’, una struttura autoportante costruita interamente in multistrato, adibita ad ufficio e archivio progetti, che include anche una piccola zona notte utilizzabile all’occorrenza, la mia prima architettura vera e propria”.
Il sogno nel cassetto? “Mantenere un approccio indipendente e trasversale, che porti a collaborazioni sempre più solide con l’industria, e collaborazioni sempre più sperimentali con la galleria. Ma il sogno più intimo è confrontarmi con il mondo dell’architettura, per elaborare una visione personale dello spazio attraverso progetti sperimentali di scala contenuta, o allestimenti espositivi legati al mondo dell’arte”.