Bocci: lo stato liquido della luce

Omer Arbel definisce una nuova poetica della luce, trasformando l’illuminazione in un elemento fluido dotato di volume proprio. Con l’ausilio della materia, portata alla massima espressione

Fluidità sembra il termine chiave per identificare la realtà di Bocci e interpretare la poetica di luce che Omer Arbel ha saputo elaborarvi attorno. Fluida è la sua posizione che geograficamente spazia tra Vancouver (città in cui ha fondato l’azienda nel 2005) e Berlino (dove nel 2015 ha trasformato uno storico building in uno spettacolare showroom e spazio d’archivio); concettualmente, il designer e architetto di origini israeliane si muove liberamente tra architettura e progetto, scultura e arte con una finalità: lasciare che la luce pervada gli spazi con la stessa corposa fluidità che lo guida, portando all’estremo le potenzialità della materia.

84 by Bocci
84 by Bocci

Cosa spinge un architetto a diventare lighting designer? Come incide la sua precedente esperienza a livello di creatività?
Nel nostro studio non c’è alcuna differenza nell’approccio adottato per edifici, installazioni, design industriale o sculture. L’unica differenza sta nel format e nel budget stanziato per i vari progetti. Il processo inizia sotto forma di esplorazione creativa, dopodiché individuiamo il reparto dello studio che meglio si presta a sviluppare ulteriormente il progetto.

La lavorazione del vetro, arte tipicamente veneziana, si unisce nel vostro caso alla tradizione canadese. Quali sono le caratteristiche principali delle due culture e qual è il risultato finale di questa commistione?
La nostra cultura vetraria è liberamente ispirata al movimento americano noto come “studio glass”, sviluppatosi negli anni Sessanta grazie al lavoro di Dominick Labino, Harvey Littleton e altri. Probabilmente la scuola veneziana ha esercitato la sua influenza soprattutto attraverso la produzione di Dale Chihuly, allievo di Littleton, che da giovane lavorò per un certo periodo da Venini prima di mettersi in proprio. In tutto questo, il mio contributo consiste più che altro in collaborazioni individuali con soffiatori specifici, artigiani con i quali nel corso degli anni ho instaurato un certo feeling creativo. Non c’è una strategia vera e propria, un piano ponderato: tutto nasce da una rete di relazioni e collaborazioni, frutto a sua volta di una scintilla intuitiva o delle circostanze.

57 by Bocci
57 by Bocci

Qual è l’idea alla base del vostro processo creativo?
Ci interessa soprattutto elaborare processi legati a una proprietà intrinseca del materiale – che sia di tipo chimico, fisico o meccanico – per poi lasciare che il processo vada per la sua strada.

Che ruolo ha la tecnologia in tutto questo?
In genere le prime fasi consistono in sperimentazione analogica e prototipazione. Vaghiamo quasi alla cieca tra i meandri oscuri della progettazione, finché non ci imbattiamo in quella che ci piace definire “scoperta”. La “scoperta” è una tecnica contraddistinta da una certa dose di mistero, da un interesse fenomenologico. Nel nostro studio la tecnologia viene applicata solitamente come strato secondario, al fine di “standardizzare” la scoperta: è il nostro modo di presentarla al pubblico. Per noi la tecnologia non è uno strumento generativo.

73V by Bocci
73V by Bocci

Ogni collezione è contraddistinta da un numero specifico. Che significato si nasconde dietro a questa scelta?
Le idee vengono numerate secondo un ordine cronologico, perciò il numero associato alla collezione si ricollega al momento in cui è nata l’idea, non al suo lancio sul mercato.

Che tipo di relazione riuscite a creare tra le lampade – ossia il vostro prodotto – e il contesto in cui si collocano?
Un ecosistema complesso, un universo a sé stante!

E cosa ci può raccontare delle vostre “scenografie di luci”, del rapporto che si instaura con chi le osserva?
Mi piace pensare alla luce come a un elemento dotato di volume proprio, qualcosa con cui riempire le stanze e altri tipi di “contenitori”, alla pari di un liquido.

Installazione Bocci al Victoria & Albert Museum di Londra
Installazione Bocci al Victoria & Albert Museum di Londra

Bocci ha creato diverse installazioni personalizzate nel corso del tempo, per il Victoria & Albert Museum e il Barbican, per citarne alcune. Che approccio avete adottato per questi progetti? Più come artisti o lighting designer?
Per queste e altre installazioni su misura, il nostro obiettivo è quello di “conferire più spessore all’atmosfera”, contribuendo al volume di una stanza grazie alle particelle delle nostre creazioni. L’interazione tra queste particelle e la luce ambientale ci interessa ancora di più della luce emanata dalla creazione in sé.

Può svelarci qualcosa sul progetto 74, che vedremo debuttare a Euroluce?
74 verte attorno all’idea di sdoppiare i poli di un sistema a bassa tensione in due cavi ad alta tensione, che possono essere composti in uno spazio tridimensionale. Nel punto di intersezione tra i due cavi, una luce di forma sferica crea un fascio luminoso, che può essere regolato tramite una connessione magnetica.

74 by Bocci
74 by Bocci