Secondo Damir Eškerica, amministratore delegato di Moroso S.p.a. dal 2018, «valorizzare la diversità è una grande fonte di ricchezza». Detta da lui, questa non può essere (solo) una frase di circostanza.
Nato in quel ‘riassunto’ di culture, religioni e civiltà che è Sarajevo, la capitale della Bosnia ed Erzegovina, di diversità e ricchezza culturale Eškerica se ne intende davvero. Scappato dalla guerra nel suo paese – e nella ex Jugoslavia – all’età di undici anni, Eškerica ha poi (ri)cominciato una nuova vita in Italia, dove ha proseguito gli studi, si è laureato in Scienze Internazionali a Gorizia, e ha iniziato a lavorare nel mondo ‘internazionale’ del design: prima nell’azienda di arredi per esterni Medeot e poi, appunto, in Moroso, dove continua a mettere a servizio del business di questo brand (già) di imbottiti nato a Udine nel Dopoguerra e divenuto oggi un marchio noto e apprezzato in tutto il mondo il suo spiccato approccio multiculturale.
Dal 2018 a oggi, quella con il gruppo Moroso sembra essere una relazione ormai stabile.
Qui ho trovato un ambiente sano, positivo, oltre che aperto e internazionale. Ciò che mi ha affascinato sin da subito di Patrizia Moroso (art director del gruppo e figlia del fondatore Agostino Moroso, scomparso a 93 anni lo scorso giugno, ndr) è (stata) la sua capacità di guidare i designer con cui lavora in maniera molto rispettosa: lei si prende cura di loro, non li ‘usa’, e gli permette di esprimere le loro doti e caratteristiche con grande libertà. Questo genera collaborazioni di ‘complementarietà’ molto stimolanti.
Anche l’ad di Poltrona Frau, Nicola Coropulis, proviene da studi diplomatici. Che cos’è che lega le scienze internazionali a questo settore?
Il senso di appartenenza universale che ci unisce come esseri umani, oltre le diversità, e che ci rende tutti uguali. L’obiettivo più vero e profondo del design, secondo me, è proprio questo: unire le persone attraverso la bellezza e l’innovazione, (ap)portando valore alla vita di ognuno e provando a migliorarla.
Come, può farmi un esempio?
Avvicinando tra loro culture diverse, come abbiamo fatto e continuiamo a fare anche noi, nel nostro piccolo. Nonostante Moroso non sia un brand particolarmente grande, infatti, opera in più di settanta paesi e i nostri designer provengono da oltre trenta nazioni. Questo ci permette di adattarci e venire incontro alle varie e diverse necessità: una strategia univoca su scala globale non sarebbe praticabile per noi.
Il mercato su cui puntate di più per il vostro futuro qual è?
L’Italia rimane il più importante, insieme a Regno Unito, Germania e Stati Uniti (dove, lo scorso mese, lo studio friulano ha portato al NYCxDesign Festival Play with Fire il colloquio tra Patrizia Moroso e Zanellato/Bortotto, per esplorare insieme al direttore editoriale di Dezeen, Max Frazer, la tradizione secolare dello smalto a fuoco su rame, recuperata per dare vita alla nuova collezione Mangiafuoco, esposta all’interno del Flagship Store di Madison Avenue, insieme ai prodotti della collezione Pebble Rubble, delle designer svedesi Front; alla nuova versione lounge della seduta Mathilda e a quella rotonda del tavolo Rows, tutti firmati da Patricia Urquiola, ndr). A ottobre, invece, abbiamo in programma due eventi, a Hong Kong e Shanghai: anche il mercato cinese, notoriamente molto difficile, è per noi in grande evoluzione.
In Cina siete presenti con diversi negozi monomarca. È una scelta peculiare?
Noi lì ci rivolgiamo direttamente ai consumatori, perché ci danno una soddisfazione in più: nonostante la distanza e le differenze culturali, infatti, si identificano molto nei nostri valori, nella ricerca dei tessuti, dei colori e di tutte quelle caratteristiche che donano forza e carattere a un ambiente.
Il vostro pubblico in generale che caratteristiche ha?
I nostri clienti sono sempre più informati e consapevoli rispetto a ciò che acquistano. E questo è un segnale molto positivo perché, nel momento in cui scelgono te per i loro prodotti, significa che hanno la piena consapevolezza di che tipo di azienda sei, che cosa rappresenti sul mercato e quali valori hai.
E Moroso, in particolare, quali valori incarna?
Rispondo a questa domanda e colgo allo stesso tempo l’occasione per rendere omaggio al nostro fondatore, recentemente scomparso: ogni volta che veniva a trovarci in azienda, Agostino Moroso lo faceva mano nella mano di sua moglie Diana Mansutti (venuta a mancare alcuni mesi prima di lui e con la quale aveva da poco festeggiato settant’anni di matrimonio, ndr). Anche per questo, lui è stato un uomo di grande ispirazione per me: non solo come imprenditore, ma proprio per questo suo lato umano. Più di tutto, infatti, Agostino Moroso aveva un cuore grande.
Moroso Flagship Store, Milan Design Week 2024 – photo © Leonardo Duggento