M&O è alle porte: cosa presentate al pubblico di Parigi?
Nell’edizione di settembre, è tradizione di Nahoor presentare le novità in termini di materiali, finiture e dimensioni di prodotti delle famiglie esistenti. Per M&O puntiamo su un materiale che utilizziamo da qualche anno per alcuni progetti privati, ma che non è mai stato presentato ufficialmente e soprattutto mai declinato su così tanti modelli: il rame. Il rame è un metallo che siamo stati tra i primi ad utilizzare in maniera così importante e che ha riscontrato un crescente apprezzamento da parte del pubblico.
Grazie alla stretta collaborazione con i nostri artigiani, abbiamo raggiunto la qualità nella lavorazione e nelle finiture di questo metallo in linea con gli standard Nahoor e che ci soddisfano anche sui corpi illuminanti di grandi dimensioni.
Siamo pronti a presentare pezzi iconici di Nahoor come le Mahari e la Jade e prodotti più recenti come la Wright e le Iscar realizzate in rame con finiture sia lucide che satinate
C’è una collezione particolarmente adatta allo stile del pubblico francese? Perché?Da sempre il progetto Nahoor ha una visione di ampio respiro e globale che va al di là dei localismi. Puntiamo su una clientela internazionale attenta al design e alla qualità del prodotto, delle finiture e dei dettagli. Un pubblico trasversale che si rispecchia più in uno stile di vita che in una latitudine.
Per questo motivo siamo presenti a M&O a Parigi, non in quanto francese, ma fiera che ha un forte appeal su un pubblico internazionale di potenziali clienti, architetti, interior e designer.
Come si è evoluta la filosofia di Nahoor nel corso degli anni e cos’è rimasto immutato?
La missione di Nahoor non è cambiata in questi anni. Nahoor, parola scelta dall’aramaico antico che significa “Origine”, “Fonte” di luce, si pone l’obiettivo di proporre una propria visione di “fare luce” continuando l’importante tradizione della scuola italiana nel settore dell’illuminazione.
Nascono così prodotti dalle linee pure ed essenziali dove vengono valorizzate al massimo le materie prime e il “saper fare” della tradizione artigianale italiana, punti dai quali non ci siamo mai discostati in questi anni. Anche il design nel tempo si è evoluto cogliendo continuamente spunti dal passato e dalla vita quotidiana sempre però con una visione chiara, solida e di lungo periodo.
Qual è il punto di partenza di un progetto?
Molteplici gli spunti da cui nasce un progetto Nahoor: una mostra d’arte, un oggetto antico, la vita quotidiana, richieste da parte dei clienti come anche le nuove tecnologie, le opportunità offerte dai materiali e dai processi produttivi, i materiali antichi reinterpretati
Con quali materiali amate lavorare e perché?
Anche se il punto di forza di Nahoor è la lavorazione del metallo, ciò che amiamo maggiormente è riuscire a combinare materiali con diverse finiture per dare vita a dei prodotti dalla forte personalità.
Aspetto molto apprezzato dai nostri clienti che insieme a Nahoor, attraverso la combinazione dei diversi materiali e delle finiture, possono creare un prodotto su misura, in grado di integrarsi al meglio nel progetto o contesto in cui il prodotto deve essere inserito.
Il 90% del fatturato di Nahoor deriva dall’indoor. Avete in mente collezioni più specifiche per rafforzare il segmento outdoor?
Oltre all’outdoor “classico”, Nahoor ha anche una collezione dedicata ai prodotti per yacht, un’altra area di business che presidiamo con una certa soddisfazione.
Comunque quello di monitorare il mercato dell’outdoor di fascia alta è sicuramente uno dei nostri obiettivi, anche perché consideriamo l’offerta presente oggi sul mercato non è sempre all’altezza.
Nahoor è nata fin da subito con una vocazione internazionale. Pensi che il Made in Italy sia più apprezzato all’estero che in Italia?
Il “Made in Italy” è ad oggi sicuramente un valore molto apprezzato sia in Italia che all’estero a patto che dietro l’immagine e le dichiarazioni al ci sia un prodotto valido, dal chiaro valore legato al design, da una elevata qualità intrinseca e da un adeguato servizio alla clientela. Non possiamo però pretendere di supplire con l’etichetta “Made in Italy” con prodotti banali, non all’altezza per design, qualità e servizio post-vendita.
Due anni fa, in una precedente intervista, ci hai detto “l’illuminazione deve riprendersi il ruolo che le spetta nell’interior”. Compito riuscito?
Si tratta di una strada lunga e non facile, ma vediamo già dei cambiamenti nell’atteggiamento dei progettisti nei confronti dei prodotti illuminotecnici.
Sempre più spesso infatti veniamo coinvolti sin da subito in progetti privati e pubblici a differenza di quanto accadeva in passato quando intervenivamo ormai “a giochi fatti”.
Vediamo che sempre di più che all’illuminazione si sta assegnando il ruolo che deve avere nella progettazione di ambienti interni ed esterni: non più puro complemento d’arredo che deve illuminare ciò che è stato “creato”, ma un elemento stesso parte della creazione, in grado di modulare gli spazi e di contestualizzarli.
Il 2019 sarà l’anno del vostro decimo anniversario: qual è il bilancio dei primi 10 anni di Nahoor?
Siamo orgogliosi degli obiettivi raggiunti con Nahoor e della nostra presenza internazionale (95% del fatturato deriva dall’estero) anche perché è stata raggiunta grazie alla forza del nostro prodotto e del team di lavoro. Sappiamo che c’è ancora molta strada da fare per consolidare la nostra posizione sul mercato rispetto ai marchi storici italiani, ma questi sono uno stimolo continuo per cercare di fare sempre meglio.