LUZ, Milan - Photo © Gabriella Corrado
LUZ, Milan - Photo © Gabriella Corrado
DATA SHEET

Interior and lighting design, environmental graphics: Migliore+Servetto
Furnishings: Sofa by Carlo Scarpa, Scaffaltecnica, Vitra
Lighting: Targetti
Curtains:  Omnitex, Baumann (fabrics)
Flooring: Liuni
Photo credits: Gabriella Corrado / LUZ

L’agenzia di comunicazione LUZ, certificata BCorp dal 2020, nel proprio payoff dichiara di ‘accendere’ “Lights on human” per istituire un processo creativo circolare in cui le persone sono il punto di inizio e di arrivo. Coerentemente, per il restyling degli uffici di Milano, un intervento che ha riguardato interni, illuminazione e environmental graphics, lo studio Migliore+Servetto ha coinvolto in un lavoro corale in fase di concept progettuale collaboratori e collaboratrici per raccogliere suggestioni ed esigenze di tutti.

 «È stato molto interessante lavorare con loro, ci siamo trovati in sintonia», racconta Mara Servetto. «Abbiamo pensato a luoghi che non fossero solo funzionali al lavoro ma funzionali a costruire relazioni, fra le persone ma anche con il tempo e il ritmo del lavoro». 

Per dare forma e leggerezza a un luogo che consenta partecipazione e che sia mutevole al tempo stesso, gli architetti hanno utilizzato nella principale sala open space grandi tende trasparenti, chiare quinte mobili in maglia metallica e fonoassorbenti, che separano pur consentendo il contatto visivo e disegnano ambienti di accoglienza e di lavoro dalle misure variabili.

«Volevamo creare spazi sempre differenti, non ripetitivi, che si adattano alle fasi di lavoro, in cui le trasparenze diventano cesure sonore per continuare a vedersi senza creare disturbo, in un ambiente di lavoro molto informale che mette al centro il concetto del benessere». 

Ulteriore elemento ‘scenografico’ dello spazio centrale è una libreria industriale parzialmente chiusa da tre ante scorrevoli, che svelano il contenuto degli scaffali e possono essere utilizzate come lavagne operative.  Il sistema di illuminazione, disegnato dallo studio, collega pareti e soffitti con il segno nero del ferro crudo, “rompe la lettura per piani separati” e si ramifica nell’ambiente disegnando con grandi cornici un insieme unico e flessibile. 

Oltre all’open space operativo multifunzionale, la planimetria di questa scatola architettonica di circa 230 metri quadrati si raccorda su una spina centrale: un lungo corridoio il cui percorso ‘narrativo’ è raccontato da scatti fotografici fuori scala – montati su binari/cornici in ferro crudo concatenate tra loro – ed enfatizzato da una scia di colore che dal verde scuro dell’ingresso sfuma fino al più tenue verde/grigio degli spazi comuni. In fondo al corridoio la sala dedicata alle riprese con set fotografico e area per la registrazione dei podcast. Contribuiscono alla coerenza cromatica e spaziale dell’intero progetto una pavimentazione dai toni chiari con effetto intrecciato – che come un tappeto collega gli spazi e insonorizza il calpestio – e una preponderanza di arredi bianchi.