Palazzo Velabro, Rome
DATA SHEET

Owner: Unipol Sai
Hotel operator: LHM for Design Hotels™ by Marriot
Interior design: Garibaldi Architects
Landscape design: Blu Mambor
Furnishings: selected design and vintage pieces or custom made by Concreta on design by Garibaldi Architects; Moroso, Quinti, Pedrali
Lighting: Dcw Editions, Panton, Renzo Serafini, Tom Dixon
Wayfinding & Coordinated image: La Tigre
Floors: 41 zero 42, Ragno, Ceramica Fioranese, Garbelotto
Rugs: Ecocontract
Carpets: Coren
Gym: Technogym
Photo credits: Danilo Scarpati, Giacomo Albo, Serena Heller

“Il processo creativo nasce spesso dalle prime sensazioni. Queste affiorano nella mente e si traducono in immagini che vanno a comporre l’idea fondante del progetto. Ed è così che già dai primi sopralluoghi del palazzo al Velabro, ho avuto la sensazione di entrare in un luogo ‘intimo’ dove gli spessi muri romani della struttura architettonica originale, che avevano già accolto la lezione del maestro modernista Luigi Moretti, avessero lo spazio per raccontare una terza storia, la nostra.”

Come suggerisce Alessia Garibaldi, di Garibaldi Architects, Palazzo Velabro, mixed use hotel inaugurato la scorsa primavera a Roma da LHM, white label company specializzata in hotel management, condensa nella sua posizione e nella sua storia secoli di cultura e architettura romana. Sito fra l’arco di Giano e la Chiesa medievale di San Giorgio al Velabro, all’interno dei Fori Imperiali, il palazzo di origini settecentesche fu oggetto negli anni ’60 del Novecento di un restauro conservativo a opera di Luigi Moretti.

La “terza storia” del Palazzo, il progetto di Garibaldi Architects commissionato da Cristina Paini, CEO di LHM, rigenera gli spazi interni nel rispetto dell’identità storica dell’architettura, “preservando le originarie partizioni settecentesche, in planimetria e in facciata, e valorizzando i segni dell’intervento di Moretti, dalla smussatura degli angoli fino ai dettagli materici” per aprire al pubblico un luogo denso di contenuti e intimo al contempo.

In particolare nel Social Floor, affacciato sul piano strada, a partire dalla zona ingresso e reception si dipana un percorso fisico e concettuale di arte, design, cultura che armonizza arredi su misura e pezzi d’autore, il progetto di illuminazione di Luigi Serafini, una biblioteca a consultazione libera per gli ospiti curata da Maria Vittoria Baravelli, l’opera di Ettore Spalletti ‘Dittico, azzurro, toro 2014’, e le volte affrescate con “Histoire d’eau #1”, opera site specific di Edoardo Piermattei, per raggiungere il ristorante Apicio 16 attraverso un corridoio concepito come parete espositiva.

Un petit cinema, una palestra e una sala per eventi completano gli spazi comuni al piano terra, mentre al primo piano si accede alla Terrazza, concepita come giardino privato. Anche il colore partecipa al percorso progettuale come strumento sia di “valorizzazione delle figure piane che, insieme alle fasce perimetrali e ai soffitti, sottolineano la continuità dei muri nella loro curvatura”, sia di differenziazione delle tipologie delle 27 home suite con cucina e 6 camere distribuite fino al quinto piano: tre le palette vintage nei colori verde salvia, rosa mattone e blu cobalto abbinate al legno, frassino, noce e noce canaletto, usato cannettato ricurvo nelle boiserie e nei testa-letto, o negli arredi dalle forme essenziali e architettoniche.

Il gusto orientale delle carte da parati che rivestono la parete sopra il letto delle suite, o delle moquette rasate nei corridoi, sono segni tangibili della fascinazione per le culture asiatiche, miscelata con equilibrio in tutto l’hotel con le citazioni anni ‘50.