Ragione e sentimento

Le città ritratte da Gabriele Basilico, gli arredi urbani di Samuel Ross, la passione di Achille Castiglioni per gli “oggetti anonimi”. Filo conduttore: progetti capaci di far dialogare funzione ed emozione

Gabriele Basilico, Autoritratto/Self portrait, 2011 – Photo © Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico
Gabriele Basilico, Autoritratto/Self portrait, 2011 – Photo © Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico

A Milano, una mostra (in realtà doppia, a Palazzo Reale e alla Triennale) rende omaggio a Gabriele Basilico. Il titolo è Le mie città. Quel “mie” suona pieno di sentimento: è una dichiarazione d’amore, talvolta di dolore. Mai di indifferenza. Di Basilico, gli scatti che amo di più sono quelli che ritraggono Beirut ferita dalla guerra, i suoi palazzi eleganti crollati, le sue strade senza più nessuno. Sono immagini bellissime e indimenticabili.

Le città sono come grandi case, viste senza abitanti perdono senso. La vita che scorre nelle loro strade è energia, e le persone sono le parole che, insieme, scrivono la storia di quel luogo. Nel suo saggio Metamorfosi, il filosofo Emanuele Coccia mette sullo stesso piano città ed ecosistemi, definendoli “spazi di cospirazione metamorfica, luoghi di rimescolamento in cui le forme si associano per rendere possibile una metamorfosi più ampia della Terra, ossia per dare a Gaia una vita più intensa e più ricca”.

Ruben Modigliani - Photo © Valentina Sommariva
Ruben Modigliani – Photo © Valentina Sommariva

A proposito di città. Uno dei progetti più belli visti a ottobre alla prima edizione di Design Miami/ Paris erano gli arredi urbani progettati dal britannico Samuel Ross, sculture funzionali pensate per stimolare il pensiero e l’interazione. Oggetti utili e all’opposto della banalità. Tre versioni saranno installate in forma permanente a Miami, in quel Design District che in questi giorni si sta preparando alla settimana più culturalmente densa dell’anno, la Art & Design Week.

Quello di Ross è un bell’approccio al design, capace di tenere insieme razionalità e irrazionalità, funzione ed emozione. Pensando sempre all’utente finale. Viene in mente una frase di Achille Castiglioni: «Gli oggetti devono fare compagnia». E Castiglioni infatti amava circondarsi di cose trovate, i suoi “oggetti anonimi”. Il suo studio ne raccoglie molti. E visitarlo – dal 2006 è aperto al pubblico grazie al lavoro appassionato della Fondazione Achille Castiglioni – è capire un po’ di più il suo lavoro. Dispiace pensare che su questo luogo incombe uno sfratto. In queste quattro stanze c’è stata una continua e potente “cospirazione metamorfica” di idee (non me ne voglia Coccia se adotto e trasformo una sua definizione) e sarebbe bello poter continuare ad avvertirne l’energia. Chissà se sarà possibile. Lunga vita alla creatività.

Lo studio di Achille Castiglioni a Milano