La creatività vista da vicino

La designer Linde Freya Tangelder ha scelto di aprire ai visitatori (su appuntamento) la sua casa-studio, un’architettura brutalista anni ’60 nei pressi di Bruxelles. Un’occasione speciale per entrare in contatto diretto con la sua ricerca, che si pone a cavallo tra pratica artistica e produzione in serie.

Linde Freya Tangelder home/studio - Photo © Eline Willaert
Linde Freya Tangelder home/studio - Photo © Eline Willaert

Il lavoro di Linde Freya Tangelder (Paesi bassi, 1987) si colloca all’intersezione tra arte e industriale, tra il design da collezione e la produzione in serie. Dopo gli studi alla Design Academy Eindhoven (2014) ed esperienze presso Estudio Campana (São Paulo) e Studio Unfold (Anversa), nel 2015 ha avviato il suo studio di design Destroyers/Builders.

Nel 2022 la designer è stata la protagonista del primo episodio di Cassina Patronage, progetto nato con l’obiettivo di coltivare giovani talenti internazionali. Da questa iniziativa è nato un nucleo di opere per la sua prima mostra personale e i pouf e il tavolino Soft Corners per Cassina in un’ottica di produzione in serie. Linde Freya Tangelder è anche membro del collettivo BRUT, uno studio di cinque designer belgi che si occupa di installazioni e scenografie, e lo scorso aprile ha ricevuto il premio EDIDA Young Design Talent of the Year.

Linde Freya Tangelder – Photo © Alexander Popelier

Gli oggetti e gli arredi che crea sono sempre frutto di una riflessione sullo spazio. «L’architettura è un punto di partenza, amo muovermi liberamente intorno a questa fonte inesauribile di ispirazione: la materialità, le strutture edilizie, i volumi, i gesti che vedo in questo campo in diverse epoche, moderne e antiche. Decostruendo, ridimensionando, creando nuove connessioni e infinite variazioni all’interno di un tema, questo diventa qualcosa di nuovo, un pezzo di design che porta ancora in sé i valori del progetto che lo ha ispirato».

I luoghi in cui vive, quindi, sono un punto di partenza importante per comprendere il suo lavoro. Va anche in questa direzione la decisione di aprire al pubblico – i venerdì, su appuntamento – la casa in cui abita con il compagno Jo Groven, architetto di paesaggio. Un edificio del 1967, firmato dall’architetto Jozef Lietaert, che da subito la designer ha sentito affine al suo lavoro: nell’uso dei materiali, nei volumi smussati, nella ricchezza dei dettagli.

Uno spazio tutt’ora in progress che si articola in due aree, lavoro e vita privata. L’ambiente principale funge da spazio espositivo, dove il lavoro di Linde Freya è al centro della scena. Il soffitto in cemento è diventato un elemento cruciale per questo ambiente, interagendo con l’alluminio spazzolato e il massello di quercia, due materiali dominanti nell’arredamento scultoreo.

I pezzi principali sono Dining Table & Mirror Screen dalla sua ultima personale alla Carwan Gallery, il nuovo progetto di illuminazione per Cassina Wax, Stone, Light – blocchi amorfi di vetro di Murano che formano una colonna; e poi Fundaments Daybed, realizzato per la sua mostra alla Valerie Traan Gallery, e molti progetti di ricerca personale come Horn Variations, Wood’s Reflection Chair, Windows of Bo Bardi.

Oltre a questo spazio principale, le altre stanze sono state ristrutturate per diventare un atelier per i lavori ancora allo stato grezzo, una sala per la laccatura e tutte le finiture più delicate e una sala per la modellazione. Tutte le aree frontali della casa sono utilizzate per la sua professione, mentre quelle aree posteriori sono destinate agli spazi privati. Gli ulteriori lavori di ristrutturazione (la designer definisce questo luogo The Unfinished) si concentreranno sulla realizzazione di un atelier più grande e più spazioso, per accompagnare i progetti futuri dello studio. La fase appena completata di questo percorso racconta un progetto, un impegno nel tempo. E abbraccia uno stato di incompiutezza, in cui la creazione e la crescita sono elementi centrali.

Tutte le fotografie, tranne quando indicato diversamente, © Eline Willaert