Emanuele Bendini & Giampaolo Benedini - Photo © Mark Seelen
Emanuele Bendini & Giampaolo Benedini - Photo © Mark Seelen

Visitare la mostra che Agape ha costruito nella sua nuova sede nel cuore del Parco del Mincio – il campus Agape “Bosco” – è stato come leggere un libro di storia del design dove parole, immagini e illustrazioni si sono mescolate con armonia diventando un unicum fruibile per chiunque, dal progettista più esperto all’alunno delle scuole medie. La ricostruzione dei luoghi e dei simboli che hanno fatto di Agape un’azienda dal grande spessore progettuale è una colonna sonora degli anni d’oro del design, un discorso che partendo da alcuni assunti estetici e progettuali che rimangono costanti nel tempo attraversa varie epoche e si esprime per variazioni, per evoluzioni.

Bosco, Agape campus, Bagnolo San Vito, Italy – Photo © Marzio Bondavalli

50th anniversary exhibition of Agape

Esattamente come ogni fermata della mostra voluta da Agape. Fotografie, ricordi, prodotti: il visitatore viene immerso in tempo reale nella storia-progetto dell’azienda. Il percorso inizia con una parete tappezzata di immagini: sono gli scatti realizzati negli anni da grandi firme della fotografia (Aldo Ballo, Studio Azzurro, Leo Torri, Andrea Ferrari e altri ancora), pietra angolare di quell’idea di prodotto + comunicazione + sorpresa che fa parte del Dna dell’azienda. Senza dimenticare quella quota di ironia che da sempre accompagna i suoi prodotti. Le tappe di questo percorso sono diverse tra di loro, partono dai mobili (il sistema Erion, del 1975, su tutti) e atterrano nel mondo bagno. Parlano di successi, qualche brutta sorpresa e immediata reazione.

Erion by Agape,
design Benedini Associati, 1975

In-Out by Agape,
design Benedini Associati, 2020

Cenote by Agape,
design Patricia Urquiola, 2023

I designer che hanno accompagnato Agape in questa lunga storia (tutti per così dire “accompagnati all’altare” da Giampaolo Benedini con il placet del fratello Emanuele, i due motori dell’azienda) sono tutti dei fuoriclasse: Enzo Mari, Patricia Urquiola, Gwanael Nicolas, Kostantin Grcic, Neri&Hu, Jean Nouvel fino ad arrivare ai giorni nostri con l’arruolamento di Elisa Ossino e StudiopepeUn naturale discorso a parte merita il ruolo di Angelo Mangiarotti, a cui è dedicato uno spazio speciale che racconta il suo percorso straordinario che Agape da anni sta valorizzando con (ri)edizioni attente e appassionate di molti suoi progetti.

O.J.C. by Agape,
design Benedini Associati, 1991

Gabbiano by Agape,
design Giuseppe Pasquali, 1994

Foglio by Agape,
design Benedini Associati, 2000

Una pluralità di voci che diventa un solo linguaggio. E in questa ottica ha un senso particolare la mostra nella mostra costituita dalle interpretazioni del suo che l’azienda ha commissionato ai designer con cui collabora: un collage di idee, di intuizioni, di humour. Agape ha reinventato il bagno e, involontariamente, ha avviato un cambiamento che il mercato ha prima osservato con curiosa diffidenza, poi accettato al punto da condizionare la progettazione di decine di altre aziende.

Il titolo della mostra recita, con l’ironia che contraddistingue i Benedini, “In realtà, volevamo fare dell’altro”: chissà cosa sarebbe stato questo “altro”, ma la design community si tiene stretta Agape così com’è. La mostra rimane aperta fino a fine marzo 2024. Da visitare, ne vale la pena.

La secchia rapita by Agape,
design Giampaolo Benedini, 1981

Spoon by Agape,
design Benedini Associati, 1998