Reale, virtuale

Dopo la pausa estiva il mondo del progetto si rimette in moto, con eventi in tutto il pianeta. Una dimostrazione del fatto che il design ha un bisogno ineludibile di momenti di incontro. Mentre il mondo digitale può diventare un luogo di sperimentazione ancora più importante di quello che è oggi. È dal dialogo tra queste due dimensioni che si costruisce il futuro del progetto

Eurydice: a descent into infinity by Celine Daemen

Settembre è uno mesi dell’anno con la maggiore densità di eventi legati al progetto. In tutto il mondo. Tra fiere e settimane del design – a Helsinki, Parigi, Sydney, Singapore, Vienna; a Detroit addirittura il mese intero – nel calendario ce ne sono 20. A queste si aggiungono tre grandi appuntamenti legati allo yachting, settore sempre più strategico: Cannes (12-17), Genova (21-26) e Principato di Monaco (21-26).

In questo settore il contatto diretto è fondamentale: vedere, toccare, provare. Ma anche parlare con le persone, sentire le loro idee e raccontare le proprie. Capire l’aria che tira. Il progetto vive anche di questi scambi, e la dimensione virtuale è – a mio avviso – ancora poco funzionale sotto questo aspetto.

The East Gate, FIND 2023
The East Gate, FIND 2023

Questo detto, le potenzialità che il digitale offre al design sono sensazionali. Già oggi la realtà virtuale ci fa visitare edifici che ancora non esistono, la realtà aumentata ci fa vedere come potrebbe stare un mobile in casa nostra. Ma si può fare molto di più.

Questa convinzione – tutta personale – ha preso forma visitando Eurydice: a descent into infinity una mostra-evento dell’artista Celine Daemen organizzata da Meet, “digital culture center” a Milano (fino al 17 settembre). Si tratta di un viaggio (in VR) in un mondo sotterraneo che sta a metà tra le incisioni di Giovan Battista Piranesi e Matrix. Astratto, irreale ma intensamente coinvolgente.

Eurydice: a descent into infinity by Celine Daemen
Eurydice: a descent into infinity by Celine Daemen

Mi immagino un mezzo del genere nelle mani di un designer o di un architetto: uno strumento potente per raccontare la sua idea, abbattendo i confini tra architettura, design, arte e gaming. Facendo viaggiare l’interlocutore in una dimensione di creatività pura. E poi trovando il modo di trasferire questa esperienza nel mondo reale.

Ruben Modigliani - Photo © Valentina Sommariva
Ruben Modigliani – Photo © Valentina Sommariva

Questa dimensione di dialogo multilivello, come in una rete neurale, mi fa pensare a un romanzo di fantascienza, The Voyage of the Space Beagle, del 1950, dove lo scrittore Alfred Elton van Vogt si immagina la scienza del futuro: il connettivismo. L’idea è che, avendo ogni singola disciplina raggiunto altissimi livelli di specializzazione, si era resa necessaria una nuova scienza capace di stabilire le connessioni tra una disciplina e l‘altra. Potenziandole proprio attraverso questo dialogo.

Per certi aspetti sembra un’anticipazione di quello che oggi ci offrono la Rete e la scienza dei dati. Stabilire nuovi contatti tra mondi solo in apparenza lontani, dare forma a nuovi pensieri. Le prospettive sono infinite. Ed esplorarle, credo, sarà straordinariamente interessante.