Un paesaggio che cambia

A fronte dei recenti fenomeni in Italia – tempeste, alluvioni – il dibattito sulle misure per contrastare l’emergenza climatica coinvolge sempre più persone. La produzione industriale può andare in questa direzione. Ma anche i singoli cittadini. Un percorso da fare insieme

Milano, 25/07/2023 – Photo © Matteo Cirenei
Milano, 25/07/2023 – Photo © Matteo Cirenei

Esattamente una settimana fa, andando al lavoro in bicicletta, ho visto uno spettacolo impressionante: alberi alti come palazzi che erano crollati travolti dal vento. La tempesta che si è scatenata nella notte tra il 24 e il 25 luglio ha fatto cadere più di 400 piante (ma c’è chi le valuta in circa 1.000). Niente in confronto dei sei milioni di piante sradicate nel 2018 da Vaia, ma è stato impressionante. Anche perché è ad appena due mesi dall’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. In molti – me compreso – queste emozioni hanno preso la forma di un pensiero: il cambiamento del clima c’è e ci si deve comportare di conseguenza.

Da tempo l’Europa sta prendendo iniziative giuste: in Francia, per esempio, nel 2021 è stata promulgata la legge “Clima e resilienza”, che interessa diversi ambiti (dai trasporti all’edilizia) e promuove l’uso di coperture fotovoltaiche o vegetali, in alcuni casi obbligatorie.

Ruben Modigliani - Photo © Valentina Sommariva
Ruben Modigliani – Photo © Valentina Sommariva

Il Parlamento europeo ha votato meno di un mese fa una legge sul ripristino della natura, che prevede che i vari stati membri mettano in campo, obbligatoriamente, tutte le misure necessarie per ripristinare almeno il 20% di tutte le aree terrestri e marine dell’Unione europea. Con l’obiettivo di ripristinarne il 100% entro il 2050, per migliorare lo stato di conservazione e di funzionamento dei principali ecosistemi, compresi quelli agricoli e urbani.

Sono strategie importanti a cui tutti dobbiamo guardare. È anche a livello intermedio (quello della produzione di merci, per esempio) o basso (il consumo spicciolo) che si gioca la partita. In tanti già si stanno muovendo in questa direzione. La gestione della “fine vita” di un prodotto, per esempio, è entrata nelle logiche di progettazione di tantissime aziende, e la riciclabilità totale non è più un miraggio ma sempre più spesso una realtà.

Poi ci sono i pionieri, come il duo di designer-imprenditori Komut (ne parliamo qui): la loro materia prima è la plastica di riciclo, con cui creano mobili affascinanti. Quindi hanno scelto una sede alle spalle di un grande impianto di trattamento rifiuti, tagliando l’impatto del trasporto sul processo produttivo e dando un senso nuovo all’espressione “materiale a km 0”.

Si può obiettare che la strada da fare è troppo lunga e che azioni di questo tipo non riescono ad avere troppo peso. Può essere. Preferisco pensare come Laozi: “Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo”. E in più siamo a farlo, questo passo, prima arriviamo.

PS – Mentre scrivevo queste righe ho saputo della scomparsa di Rodolfo Dordoni. Lo voglio salutare ricordandolo arguto, discreto ed elegante come solo lui sapeva essere. Un grande progettista, una magnifica persona che mancherà a tutti.

L’immagine di apertura è stata realizzata dal fotografo Matteo Cirenei a Milano la mattina del 25 luglio. Qui potete vedere la serie completa.