Madeline Isakson, vista nell’ambito di Launch Pad (sezione di WantedDesign Manhattan) al Javits Centre di New York, è una giovane artista e designer che con il suo lavoro conduce un’attenta indagine sulla cultura del consumismo.
La visione creativa di Isakson – BFA in Furniture Design al California College of the Arts e un MFA in 3D Design alla Cranbrook Academy of Art – si focalizza sul recupero di elementi di scarto, in particolare gli imballaggi di polistirolo, per trasformarli in sculture funzionali dedicate all’ambiente domestico. Contenitori di televisori o microonde, ad esempio, diventano involucri estetici in cui vengono inseriti elementi come cuscini e luci a LED, dando al “prodotto” finale un diverso senso e significato.
Uno dei materiali più inquinanti, che occupa quasi il 30% delle discariche di tutto il mondo, nelle mani di Madeline Isakson si svela come materia esplorativa a cui infondere nuova vita e da cui scaturiscono opere provocatorie come la serie EPS [Expanded Polystyrene]: pezzi di art-design in cui è visibile la traccia morfologica originaria. Una scelta voluta, per esprimere con forza il concetto del riuso.
«Siamo tutti consapevoli dei problemi creati dalla nostra cultura del consumismo» osserva la giovane artista-designer. «L’obiettivo di questa serie risiede nel ripensare alle possibilità di ciò che in passato consideravamo “spazzatura” per creare una nuova estetica domestica capace di vedere la bellezza e l’umorismo nel banale».
I pezzi della serie EPS [Expanded Polystyrene] sono realizzati con pezzi di imballaggi che vengono assemblati. L’oggetto viene poi trasformato in un calco e realizzato in fusione di alluminio, uno dei materiali più riciclabili.
Gli scarti assumono così una nuova dimensione estetica, traslati e ricontestualizzati in elementi di uso quotidiano come sedute e lampade totemiche ispirate al brutalismo e al costruttivismo, oggetti da collezione, arredi eclettici, sculture di luce, definiti dalla stessa artista come “detriti monolitici”.