Dal restauro di capolavori antichi al vintage – tra cui pezzi di Albini, Gio Ponti e Caccia Dominioni – dalla creazione di arredi all’interior di spazi commerciali, uffici e dimore private. Lo studio e showroom milanese Spazio RT da oltre vent’anni si fa interprete delle espressioni della bellezza, scandita da un incantevole dialogo tra arte, design, storia e contemporaneità. Come raccontano a IFDM i fondatori, Antonio e Jacopo Tabarelli de Fatis.
Il designer dev’essere un meccanico
con una forte propensione per la poesia
Antonio e Jacopo Tabarelli de Fatis
Come avete iniziato la vostra attività?
Antonio: Con un’automobile diesel che in inverno non partiva. Il primo viaggio nel nord Europa, alla ricerca di materiale, è stato fatto cercando aiuto ogni mattina presso qualche “anima pia” per far partire l’auto a spinta…
Prima il restauro di mobili antichi, poi il vintage e il modernariato, i progetti di interior e una vostra linea di arredo… Ci raccontate come si è sviluppato nel tempo lo Spazio RT?
Antonio: Il restauro di mobili antichi è stato il bellissimo inizio. Ci sono mestieri in cui occorre confidenza con la materia oltre che con lo spirito. Sono quelli che permettono una relazione con la complessità. Guai non cogliere. Il resto è accaduto gradualmente, ma inevitabilmente. Jacopo è architetto e ha sempre interpretato questo lavoro come parte di un’attività più articolata in cui la progettazione non poteva mancare. Io, da bravo “secchione”, ho studiato in silenzio Giurisprudenza. Una follia di gioventù. Il resto è la follia del tempo successivo. Decisamente la migliore.
Relativamente al collectible design, quali sono le icone di modernariato più richieste dai vostri clienti?
Antonio: Ci sono i clienti più tradizionali attratti dalle icone, appunto. Ma se possibile le evitiamo perché preferiamo concentrare la nostra ricerca su elementi di forte suggestione, anche se non iconici.
Jacopo: Naturalmente nella nostra proposta in galleria non mancano pezzi del design storico milanese – come Albini, Gio Ponti, Luigi Caccia Dominioni, Gardella – ma che non ci hanno mai impedito di estendere la nostra ricerca oltre questo orizzonte.
Come nasce l’idea di realizzare una vostra collezione di arredi?
Antonio: Dal bisogno di dare corpo alle idee. Il dato tangibile del progetto. Avere davanti a sé la cosa pensata è il compimento del pensiero.
Da che cosa siete ispirati quando progettate?
Antonio: Dal bisogno concreto del momento e dal desiderio di dare a quel bisogno la risposta con il più alto tasso di bellezza possibile. Il designer dev’essere un meccanico con una forte propensione per la poesia.
Come definireste il vostro stile nell’interior design? E nel furniture?
Antonio: Lo spirito del tempo c’è, per forza. Nessuno può vivere irrelato. Ma il senso critico che matura lentamente negli anni è l’antidoto contro l’ingenuo appiattimento sulle mode. Compresa quella della nostalgia per il passato recente. Milano si dice che sia la patria dello stile sobrio. Che poi è come dire lavorare levando. Ma occorre sempre che in ultimo resti qualcosa di poetico e funzionale. Insomma, una bella lotta…
Avete realizzato dimore private per nomi acclamati a livello internazionale. Quali le richieste più eclettiche?
Antonio: Sì, è capitato anche di recente. Abbiamo fatto una proposta fuori dall’ordinario ed è andata subito a buon fine. Bellissima. Poi avevano finito le fishes per azzardare e si sono seduti nel senso comune…
Jacopo: Di solito le richieste sono normali, sono le nostre proposte a essere eclettiche.
Tra le vostre realizzazioni, la Cantina Barone de Cles, in Trentino Alto Adige. Ci raccontate di questo progetto?
Antonio: Abbiamo lavorato per diversi anni a contatto con un luogo completamente diverso da Milano. Un’azienda agricola che si doveva “ristudiare” da zero e che ci ha gradualmente affidato l’incarico di riprogettare tutti gli spazi aperti al pubblico. Cantina storica, sale di degustazione, spazi di vendita e di rappresentanza, fino a inserire in questo nuovo progetto aziendale la riqualificazione e l’apertura di un edifico storico molto importante da sempre adibito a uso privato della stessa famiglia. Luoghi anche parzialmente abbandonati, ma carichi di rimandi e di segni colti. Direi ad “altissima intensità espressiva”. In quel progetto ogni nuovo gesto avrebbe avuto un peso non trascurabile e si sarebbe notato anche quando invisibile, come la pulitura di un pilastro in pietra di cinque secoli fa o il restauro di un portale in legno di solo tre secoli fa… Adesso in quei luoghi ci sono anche le nostre idee, rese solide dai manufatti progettati e in dialogo con la storia.
Avete invitato a collaborare con Spazio RT l’architetto Francesco Librizzi per la realizzazione di una libreria che verrà presentata a Milano in occasione del Salone del Mobile 2022. Potete anticiparci qualcosa in più?
Antonio: La collaborazione con Francesco Librizzi nasce da una profonda stima. Un architetto colto, famelico, raffinato, entusiasta. Dotato di una sua cifra. Una perla rara. Forse perché oggi di design si occupano un po’ tutti e quindi il rapporto quantità-qualità inevitabilmente ne risente. Il progetto avrà luce al momento opportuno.
Su quali altri progetti state lavorando in questo momento?
Jacopo: Stiamo realizzando la ristrutturazione di diversi appartamenti a Milano, un importante edificio storico risalente al 1700 in Toscana e un refurbishment a Saint Moritz. E poi arriveranno anche dei nuovi prodotti da aggiungere alla nostra collezione, tra cui un tavolo basso con piano in marmo Sahara noir, gamba in fusione di bronzo e finitura a pietra pomice.
Spazio RT
by Antonio e Jacopo Tabarelli de Fatis
Via Fatebenefratelli 34, Milano (Italy)
spaziort@spaziort.com
www.spaziort.com