Federica Biasi: un mondo da scoprire

La designer si racconta, fra risultati e aspirazioni, sempre guidata da una sfidante curiosità che mette alla prova sé stessa e i confini progettuali finora esplorati

Federica Biasi - Photo © Andrea Olivo

Firma del design vivace e creativa, Federica Biasi è un giovane talento che ha già dato prova della sua abile versatilità, in grado di spaziare dal design di prodotto all’art direction – da ultima, Decoratori Bassanesi. Ma quello che fino ad oggi ci ha offerto è solo “un assaggio” delle sue ben più ampie possibilità e prospettive nel settore della progettualità.
Una costellazione di sedute per Lema, Gallotti&Radice, Frigerio e LaCividina, sistemi e complementi outdoor per Gervasoni, l’illuminazione per Mingardo, collezioni home office per Manerba, servizi tableware per Nespresso, sono solo alcuni risultati del suo fare creativo, sempre affascinante perché in grado di far emergere con semplice eleganza l’anima più pura del prodotto.
In una chiacchierata con la designer abbiamo fatto il punto nell’evoluzione del suo percorso, indagando il suo pensiero sui temi attuali del design, alla scoperta dei suoi prossimi passi.

Decoratori Bassanesi - Photo © Zanetti Bellomo
Decoratori Bassanesi – Photo © Zanetti Bellomo

Il tuo exploit nel mondo del design è stato rapido e possiamo affermare di grande successo. Come sei arrivata a questo traguardo e quali credi siano stati i fattori determinanti?
Ho aperto lo studio del 2015, e come potete immaginare è stato un salto nel vuoto, ed anche uno sforzo economico; Non avendo avuto un mentore, o qualcuno che mi suggerisse i passi giusti da compiere, ho dovuto fare un patto con me stessa, e provare a sfidare ogni giorno le mie capacità e la mia passione per questo settore. Credo che la chiave sia sempre la concentrazione su un obiettivo, non ho cominciato volendo fare più prodotti possibile, ma ho cominciato volendo imparare sul campo il più possibile. Ogni giorno si impara qualcosa di nuovo, soprattutto sui materiali e sulle lavorazioni, anche una delusione è un traguardo, perché ti permetterà di non commettere il medesimo errore.

Thulaxtooy & Kokoro Box by Manerba, Design Federica Biasi
Thula by Tooy & Kokoro Box by Manerba, Design Federica Biasi

Sei a tutti gli effetti un “giovane talento”. Molti passano attraverso il Salone Satellite e vetrine similari, ma in pochi fanno il salto di qualità. Un consiglio alle nuove generazioni che si avvicinano al settore?
Un consiglio? Non guardare a ciò che fanno gli altri. Ognuno ha una sua storia ed un proprio percorso. In tanti mi dicevano “ma sei sicura di non voler lavorare ancora qualche anno per qualche studio?” E io ricordo che ci pensai molto, ricordo che stavo rifacendo il portfolio per propormi in alcuni studi in Olanda, quando arrivò una richiesta di lavoro inaspettata, e decisi di mettermi in proprio – non c’è una cosa giusta ed una sbagliata. Il fatto di non aver avuto contaminazioni con il pensiero di un altro studio, è stata per me una fortuna, per trovare il mio stile; al tempo stesso credo che con il senno di poi lavorare in uno studio, mi avrebbe aiutato ad evitare alcuni errori. Ma tutto fa parte del gioco.

Kokoro Box by Maberba, Design Federica Biasi - Photo © Davide Ditria
Kokoro Box by Maberba, Design Federica Biasi – Photo © Davide Ditria

A che punto credi di essere oggi della tua carriera e quali sono i prossimi passi che hai in serbo?
Nonostante i molti progetti e collaborazioni degli ultimi anni, se dovessi paragonare il mio lavoro ad una partita di biliardino, mi sento al punto in cui è appena stata tirata la pallina, e sono riuscita a colpirla, ma la partita è solo al calcio d’inizio… I prossimi passi sono sicuramente quelli di lavorare sempre più all’estero, e scegliere i brand che più amo, ma soprattutto misurarmi con prodotti che non ho mai esplorato.

Niveaux by Lema, Design Federica Biasi
Niveaux by Lema, Design Federica Biasi

Avendo uno sguardo “fresco” rispetto al mondo del design, quali sono le innovazioni maggiori che stai portando o vorresti portare? Quali sono i campi maggiori di sperimentazione su cui vale la pena puntare?
È complesso parlare di innovazioni, perché è sempre un gioco a quattro mani con le aziende e spesso l’innovazione nasce dalla sinergia appunto tra designer e committente. Credo che in questo momento l’innovazione stia nei materiali e nelle tecnologie produttive. Rimane un mio sogno lavorare di più con la tecnologia digitale.

Huli collection by Frigerio, Design Federica Biasi
Huli collection by Frigerio, Design Federica Biasi

Parlando di prodotto: ogni lavoro che realizzi è differente dall’altro per committenza e finalità. Qual è il comune denominatore?
È un gioco di equilibri, dipende spesso dalla tipologia di prodotto e dalle esigenze dell’azienda. Mi piace che un prodotto sia semplice, e nella sua semplicità elegante, il processo di sottrazione è sempre presente, ma non porto mai i prodotti ad essere minimali. Credo che l’obiettivo sia sempre semplificare la visione della complessità industriale di un prodotto, per mostrarne solo l’anima necessaria.

Hashi by Gervasoni, Design Federica Biasi
Hashi by Gervasoni, Design Federica Biasi

Ti sei espressa nel mondo dell’office, delle luci, degli imbottiti, dell’outdoor, della tavola. C’è un ambito che senti più tuo o, al contrario, che ti ha messo più alla prova?
Mi sento più a mio agio in tutto quello che è il mondo dell’arredo in generale e del tableware, sicuramente i prodotti più complessi sono quelli che necessitano di molti vincoli e test, come il mondo dell’ufficio, è difficile esprimere la creatività assoluta quando si hanno molti paletti, non solo tecnologici ma anche dettati dalle regole “economiche ed estetiche” del mercato, e dai grandi gruppi di investimento.

Brise chair by Gervasoni, Design Federica Biasi
Brise chair by Gervasoni, Design Federica Biasi

Oggi credo che la professione del designer sia molto sfidante e le aziende siano ben indirizzate nelle loro richieste. C’è spazio per creare in libertà? Com’è il rapporto e la collaborazione con le realtà con cui collabori?
È una domanda difficile a cui rispondere, mentirei se dicessi che si ha molta libertà. Mi piacerebbe essere a quel punto in cui possa sempre scegliere, e dire dei no, talvolta. Questa è la direzione in cui voglio andare. Per questo ci tengo a dire che quando si giudica un lavoro altrui bisogna sempre chiedersi “quanta libertà di azione ha avuto?”, “Quale era il brief?” – in realtà si crede che sia una cosa negativa avere l’azienda molto presente, io invece credo che lavorare con aziende che hanno le idee chiare sia un ottimo modo per approcciare il processo di creazione industriale. Quello che le aziende devono però fare è fidarsi del designer, senza voler fare sempre prodotti “carini” e “vendibili” – nel giro di pochi anni, così facendo il nostro mestiere non esisterà più se l’apporto del designer di ridurrà solo a imitare qualcosa che fanno gli altri. Più vai avanti più le aziende si affidano, negli ultimi anni ho lavorato con molte aziende che mi hanno dato fiducia.

Lume collection by Nespresso, Design Federica Biasi - Photo © Alberto Strada
Lume collection by Nespresso, Design Federica Biasi – Photo © Alberto Strada

Oltre al prodotto, di alcuni brand segui direttamente la direzione artistica. Cosa implica avere questo sguardo a 360 gradi?
La direzione artistica per me è ginnastica, una sfidante staffetta. È un lavoro complicato, prima di essere creativo è un lavoro politico, più che sul prodotto è nella direzione artistica che devi imparare a lavorare sui vincoli, ma anche sui diversi pensieri di un team di lavoro. È un lavoro che ti arricchisce molto sia professionalmente che personalmente, perché impari ad avere uno sguardo molto ampio, capisci le dinamiche aziendali, cominci a non avere più un solo punto di vista ma ti rendi conto che ognuno ha le sue ragioni. E tu devi sempre essere quello che fa la differenza (piano piano, con pazienza) ma senza cambiare il DNA del cliente.

Wabi-Sabi collection by Decoratori Bassanesi, Design Federica Biasi - Photo © Zanetti Bellomo
Wabi-Sabi collection by Decoratori Bassanesi, Design Federica Biasi – Photo © Zanetti Bellomo

Penso all’Art Direction di Decoratori Bassanesi. Qual è stato il punto di partenza e il lavoro di “restyling” realizzato sul brand e sul prodotto?
Decoratori Bassanesi, è un’azienda sana, e molto giovane come approccio. Parlerei più di implementazione. Ho lavorato su delle lacune, per esempio sulle collezioni, partendo dal disegno di Wabi-Sabi, una collezione che sta avendo molto successo, poi chiamando i Norm Architects a lavorare con noi, ai quali ho chiesto un prodotto architettonico e naturale. Proprio a proposito di naturalezza sto lavorando su palette colori naturali, sulla grafica, e sulla comunicazione, raccontando tramite scatti fotografici tutto il loro percorso, portando alla luce il pensiero e linguaggio che vogliamo trasmettere.

Desert Impression installation by Decoratori Bassanesi - Photo © Simone Furiosi
Desert Impression installation by Decoratori Bassanesi – Photo © Simone Furiosi

Con questa collaborazione hai toccato anche il mondo delle superfici: un passo in più verso la sfera architetturale. La differenza nel progettare una superficie rispetto a un prodotto di arredo?
Progettare una superficie, è come un prodotto, ma con una più profonda e rispettosa analisi dello spazio e del contesto. Non si può proprio immaginare, una superficie senza chiedersi come sarà una volta posato. Per la collezione Wabi-Sabi ho lavorato molto su rapporto tra prodotto ed essere umano, la palette molto naturale, superfici tattili e decori non invadenti, ma comunque presenti. Ognuno ha il proprio gusto, il mio sicuramente è indirizzato ad un pubblico che percepisca il design come valore aggiunto e non per forza come evidenza di un decoro.

Potremmo vederti firmare un progetto di interni?
Firmare lo stand per Decoratori Bassanesi è stato sicuramente un passo verso l’architettura; infatti, l’idea non era quella di creare uno stand classico ma un vero e proprio spazio espositivo con una forte presente quasi monumentale dello spazio. Amo fortemente l’architettura, e sicuramente farà parte del mio percorso.