laCividina, tutto casa e lavoro

Fulvio Bulfoni, CEO de laCividina e seconda generazione della proprietà, racconta il presente e il futuro dell’azienda friulana, con qualche passaggio su un passato che ha lasciato un segno

Dal contract al residenziale attraverso un percorso dalle linee morbide, senza improvvise accelerazioni, per disegnare una curva volutamente lenta e inesorabile, transitando dal territorio, parlando anche al femminile, per rappresentare un ruolo che non sia mai un déjà vu.

Timo by laCividina, Design Federica Biasi
Timo by laCividina, Design Federica Biasi

Quando IFDM ha pubblicato le nuove collezioni de laCividina abbiamo osato affermare che Federica Biasi rappresentasse il ponte tra contract e casa. È cosi?
Assolutamente sì. laCividina decide il proprio futuro a quattro mani, le mie e quelle del direttore artistico Luca Botto e la scelta di Federica, ragazza passionale, splendida nei modi e umile nell’approccio, ha premiato la necessità di avere un tocco femminile che l’azienda, in realtà, nel passato aveva già assaggiato con Constance Guisset e Nina Mair. Federica Biasi ha un tocco morbido che a noi piace molto, un valore aggiunto anche per il lato retail.

Node+ by laCividina, Design UNStudio
Node+ by laCividina, Design UNStudio

Come è nata la collaborazione con Ben van Berkel?
Contrariamente a quanto si possa pensare, considerando Ben e UNStudio una realtà molto orientata alle grandi architetture sia esterne che indoor, con Ben è nato lo scorso anno un progetto che lega la casa con il lavoro. Gli stili di vita figli del Covid hanno spinto Ben a riconsiderare gli spazi domestici come luogo per lavorare. Così nasce Node+, un progetto molto tecnico ma con una flessibilità di composizione che consente di avere una doppia vocazione: domestica tradizionale e domestica per chi lavora. Naturalmente Node+ ha uno stile molto riconoscibile che già da solo un po’ seleziona i potenziali acquirenti. Un progetto per chi ama organizzare gli spazi di casa propria. E Timo di Federica Biasi noi lo vediamo molto integrato in Node+ e infatti negli scatti ufficiali c’è.

laCividina showroom
laCividina showroom

Quanto tempo dedicate alla ricerca dei designer e come vi muovete?
Nella fase embrionale lavoriamo su due piani distinti. I progetti che andiamo a proporre sono figli di un brief, risultato di uno studio interno per capire cosa il mercato vuole e l’azienda in quel momento non offre. I nostri brief sono molto dettagliati, i designer a cui li mostriamo rimangono sempre colpiti dalla completezza e dalla profondità del nostro documento.

Osaka by laCividina, Design Pierre Paulin - Photo © Stefano Pavesi
Osaka by laCividina, Design Pierre Paulin – Photo © Stefano Pavesi

In seconda battuta valutiamo quei designer che abbiano la mano adatta a laCividina e che anche caratterialmente possano entrare in armonia con l’azienda e che rappresentino il filo conduttore che noi abbiamo in testa. Le due personalità devono sviluppare reciproca empatia, il designer deve sapere come laCividina lavora anche dal punto di vista tecnico. Ci vuole tanto tempo, non prendiamo mai in considerazione proposte di tipo cataloghista.

Mon Coeur collection by laCividina, Design Peter Harvey
Mon Coeur collection by laCividina, Design Peter Harvey

I designer noi li dividiamo in due famiglie, quello poetico e quello tecnico. Il poetico arriva con un foglio di carta e un disegno e mi dice “tu prova, vai avanti, poi vediamo” e qui noi possiamo metterci del nostro, avendo una eredità di prototipisti. Il designer tecnico semplifica il lavoro di sviluppo, si parte da una prima fase già molto dettagliata. Le differenze tra le due famiglie sono evidenti.

La forma plasmata per laCividina da Fulvio Bulfoni è di quelle che si modificano nel tempo senza perdere nessun tratto delle proprie origini: nulla del passato viene dimenticato, tutto del possibile futuro viene considerato.