Darsena Del Sale, Cervia, Italy
Darsena Del Sale, Cervia, Italy

Non si può raccontare la storia della Darsena del Sale a Cervia senza parlare di vocazione. Quella secolare di una intera comunità e di una città di fondazione dedita alla lavorazione del sale, e quella più recente e contemporanea incentrata sull’accoglienza e sull’intrattenimento che dai primi del Novecento caratterizza la zona costiera a cui Cervia appartiene nella provincia di Ravenna. La Darsena del Sale, riaperta a fine 2021 dopo quasi un secolo di abbandono e 4 anni di lavori di restauro e rigenerazione, rinasce fondendo entrambe le inclinazioni tipiche del territorio. Un intervento su un’area di 20.000 metri quadrati fra interno ed esterno commissionato dal Comune di Cervia e finanziato mediante il Programma operativo del Fondo Europeo di sviluppo regionale e il generoso contributo di Leopoldo Cavalli, con un investimento totale che ha superato i 10 milioni di euro.

Parte integrante di un sistema urbano preindustriale tagliato dal porto-canale che comprende la torre San Michele, piazza dei Salinari, la darsena e il magazzino del sale Torre, ora sede del Muse, museo del Sale, l’edificio della Darsena del Sale fu completato nel 1712 come magazzino per l’oro bianco pronto per la vendita e mantiene oggi le fattezze architettoniche originarie.

“Il progetto vede architettura archeologica e destinazioni d’uso fondersi in un punto di equilibrio composto di ambiti funzionali poliedrici che dialogano tra di loro, rispettando l’identità del luogo”, riassume Fabrizio Fontana di Archlabo, a cui è stato affidato il progetto di riqualificazione.

Se le facciate sono state restaurate e valorizzate da un sistema di illuminazione verticale che enfatizza la scansione delle poderose campate, all’interno del volume di pianta rettangolare è stata conservata la struttura a pietra a vista composta da cinque setti paralleli e sei campate larghe 9,5 metri, con fughe di archi a tutto sesto, uno centrale e due laterali.

Conservate anche la vasca d’acqua connessa alla confinante darsena, la Sala dell’Acqua, e l’addizione integrata con il progetto di Giancarlo De Carlo negli anni ’80, un collegamento verticale a tre livelli realizzato in acciaio rosso e cemento che seppur a contrasto instaura un intenso dialogo funzionale, visivo ed estetico con le forme antiche. L’effetto di stimolazione visiva all’interno è pervasiva grazie a un sofisticato sistema di tecnologia audio-visiva e illuminotecnica, che unisce musica, proiezioni, illuminazione e colore, componente fondamentale vista la principale vocazione di intrattenimento e di ospitalità ‘rigenerante’.

Quest’ultima viene declinata sia in una ampia offerta enogastronomica differenziata, in un impianto ristorativo suddiviso in diverse aree interne ed esterne nei tre piani della struttura con proposte che vanno dalla colazione al brunch, dalla cena al cocktail, sia in una Beauty Spa, organizzata su quattro livelli, dal piano terra fino al percorso vetrato nella ‘lanterna’ in copertura, su una superficie complessiva insonorizzata di oltre 600 metri quadrati.

Con il benessere della persona come tema centrale, il progetto riunisce diversi partner italiani, il Gruppo Fonoprint, mandatario della concessione, Nuage e Linea Beauty per l’expertise legata alla SPA, Areadocks per il “laboratorio enogastronomico”.

Di Visionnaire il sofisticato e misurato progetto di interior design, dalla suggestiva Sala dell’Acqua al piano terra, alle aree ristorante e lounge del primo piano, alla SPA. Gli arredi scelti sono in dialogo con l’architettura di De Carlo e con i materiali dell’architettura originaria, pensati per un uso in ambiente salino.

Con tessuti e metalli adatti alla doppia funzione indoor\outdoor, la selezione di arredi comprende numerosi modelli di sedute, sgabelli, tavoli da pranzo, tavoli bassi, fino al divano Mercury, una riedizione dell’omonimo pezzo presentato nel 1961 alla prima edizione del Salone del Mobile di Milano e alle poltrone di art design Pavone di Marc Ange, esposte per la prima volta ad Art Basel Miami 2019.

Photo © Lorenzo Pennati