Positive vibes

Un’esclusiva intervista con Judith Van Vliet, Designer di ColorWorks®, svela in anteprima le tendenze colore 2019, in un percorso narrativo e cromatico alla scoperta dei movimenti emergenti nella società

Si rinnova l’appuntamento con il colore. L’incipit di questa straordinaria rassegna dedicata alla progettualità è di nuovo affidato alla rubrica Color Stories, contenuto esclusivo e inedito realizzato in collaborazione con ColorWorks®, business unit di Clariant, appuntamento semestrale che accompagna ogni pubblicazione targata IFDM per svelare in anteprima i Color Trend dell’anno successivo.

Si parla di colori e di tendenze ad essi legate – aspetto di primissimo piano nel procedimento di product e interior design – insieme a Judith van Vliet, ColorWorks® Designer e leader del team ColorForward®, ossia la ‘color forecasting guide’ che sancisce le 20 cromie di tendenza, risultato della 5-giorni di workshop che annualmente coinvolge i quattro centri ColorWorks® nel mondo (San Paolo, Merate, Chicago, Singapore) e i loro referenti.

Da dove scaturiscono queste tonalità? Come sono state determinate e perché “fanno tendenza”?
La risposta risiede nel concetto stesso del termine ‘tendenza’, inteso come orientamento, inclinazione, direzione di un fenomeno che coinvolge la società nella sua universalità. A determinare i Color Trend sono infatti quei cambiamenti e movimenti emergenti che a livello globale gli esperti di ColorWorks® percepiscono e identificano agli albori, per poi raggrupparli in quattro macro-temi (o ‘Storie’ come da loro vengono definite) ognuno dei quali ‘tradotto’ in una palette di 5 colori, 20 in totale a definire il ColorForward® per l’anno successivo.

Due delle quattro Storie rappresentative delle tendenze 2019 sono state trattate all’interno della precedente edizione – Spring | Summer – del Book; Storie già identificative del crescente clima di positività che la società globale sta attraversando, riflesso in un innalzamento dei toni cromatici, a dispetto del generale disorientamento della comunità internazionale percepito per il 2018 che mostra invece un utilizzo generalizzato di tonalità poco sature, più ‘sporche’ e neutre.

Denominato CTRL+F, il primo tema evidenzia la necessità di riacquisire il controllo di fronte all’ingerenza della tecnologia nella vita personale e professionale. Compaiono toni decisi come lo smoky black, l’arancio fluorescente, il color champagne, l’argento glitterato, il blu dalle violacee sfumature. Complementare, il secondo tema: Made in Human porta l’attenzione sul lato appunto ‘umano’ dell’evoluzione della società, dotata di un’insostituibile capacità creativa e pensiero critico. Sono i colori più luminosi a rappresentarlo: il giallo soft, il verde acqua, il beige canvas, il rosso ciliegia, il viola scuro che rivela tracce di rosso e bianco.

Arriviamo ora alle ultime due Storie.

Prima storia: Do Not Disturb

Do not disturb
Do not disturb

Siamo improduttivi. Più la tecnologia aumenta la sua portata nella quotidianità – paradossalmente per agevolarla – maggiormente perdiamo concentrazione e capacità di focus. Questa è la constatazione della cultura odierna globale: la società, in uno stato costantemente ‘on’, vive sormontata da distrazioni (cellulari, computer e ogni strumento high-tech che costella il nostro vivere giornaliero), che inficiano la produttività. Secondo l’Università della California conserviamo solo 11 minuti lavorativi al giorno senza alcuna distrazione; la produttività cala del 15% all’interno degli open office e parallelamente il benessere personale è ridotto del 30%. Intervengono quindi direttamente le aziende a proporre soluzioni. Navy Design ha introdotto nel proprio studio il “quiet time”, un’ora dedicata al silenzio e alla modalità ‘offline’ in ogni supporto; con risultati impressionanti: in un paio di mesi la produttività è aumentata del 23%, con benefici visibili sull’umore e il benessere lavorativo. Altre aziende hanno introdotto i “Cave days”, giornate dedicate alla chiusura di un progetto in corso, per il quale si viene affiancati da una figura di “anti-procrastination nanny” che agevola la concentrazione e facilita l’obiettivo.

Se le distrazioni diventano eccessive, correlata è anche la possibilità di scelta a cui abbiamo potenzialmente accesso. Viviamo in un’era denominata dagli Americani “Stuffocation”, a cui la società risponde con un atteggiamento di “anti-choice architecture”: le persone sono maggiormente disposte (secondo uno studio di Siegel+Gale) a spendere di più pur di avere un’esperienza più singolare.

Do not disturb Aesthetics
Do not disturb Aesthetics

Ne deriva che anche la palette cromatica abbinata a questa tendenza prediliga tonalità sobrie, contenute, tenui, che – a dispetto delle colorazioni forti – favoriscono la concentrazione.

Come White Noise, un bianco caratterizzato da una punta di grigio; o ἀταραξία (atarassia) von has fidanken, un verde/blu sporco, che rimanda al concetto di atarassia, uno stato emotivo di completa tranquillità. Spazio anche ai taupe, colore che sta tornando in auge, proposto in Antidote con una punta calda di rosso; One and only è un malva tenue, a rappresentare l’anti-choice architecture. E infine, Focus, termine chiave della Storia, un verde naturale ma più vivace, a indicare quel clima di positività che il 2019 evoca.

Quarta Storia: Umswenko

Africa
Africa

Faro puntato sul continente africano e sul suo ricchissimo patrimonio culturale, oggi finalmente valorizzato e portato oltre confini dalle nuove generazioni. Il merito va a loro, gli Afrillennials, ovvero i millennials africani che per la prima volta nella storia hanno preso nelle loro mani la loro storia e l’heritage del proprio Paese per condurlo in una nuova direzione. Nonostante sia il continente che racchiude la povertà più estrema, è anche il luogo che sta sviluppando la maggiore crescita dopo l’Asia Pacifica, godendo della comunità di giovani più ampia al mondo. Loro, fautori del cambiamento e di una nuova espressività concretizzata nelle forme della moda, della fotografia e dell’arte, pur sempre in stretto contatto con la loro cultura originaria, che intendono così raccontare nella sua più veritiera eterogeneità. Nella musica, ad esempio, attraverso l’AfroBeat, divenuta la musica del millennial urbano in Africa; o nel settore fashion, dove tendenze europee e americane incontrano le sottoculture underground per generare inediti risultati. Contagiati anche i settori più all’avanguardia. Dal 2015, per la prima volta gli investimenti dall’estero sul continente in petrolio e minerali sono stati superati da investimenti in servizi finanziari, telecomunicazione e consumer goods: cresce Nollywood (la Hollywood della Nigeria) un’industria cinematografica da 600 milioni di dollari con 2500 film annui, e la Silicon Savannah (equivalente della Silicon Valley) sviluppata tra Nigeria e Kenya; qui è stata fondata la social enterprises Andela, finanziata dalla Chan Zuckerberg Initiative, per introdurre e supportare le giovani generazioni nell’ambito tech.

Umswenko Aesthetics
Umswenko Aesthetics

Quali colori quindi interpretano tale euforia creativa?
In primis Afar, un arancio bruciato, polveroso (Afar in fenicio significa appunto polvere), che rimanda al colore della terra africana. Il giallo intenso di Fonio è un omaggio al supercereale che – conosciuto e utilizzato da millenni sul continente – sta trovando nuova applicazione nelle cucine moderne e più all’avanguardia grazie alle sue numerose qualità nutrizionali. Il suono dell’Africa rivive in Tribeat, un arancio vivace, dai toni ‘juicy’. Altrettanto fresco, pulito, è il verde di La Sape, colore legato alla nuova sottocultura congolese dei Dandy africani che mixano moda europea e texture locali. Infine, Kwemizi, termine che significa ‘focolare’ e rimanda all’importanza dello storytelling espresso dalle nuove generazioni attraverso l’arte e le immagini, che oggi prende il nome di Afrofictionism. È quindi un colore nero con venature più chiare, a richiamare il colore delle ceneri del focolare che offrono una sensazione più organica della finitura.