Quando l’eredità storica diventa una sfida

A Sidney, sulla Woolloomooloo Bay e la marina del Finger Wharf, la passeggiata è a dir poco invitante. Il molo, completato nel 1913, è un esempio unico in Australia, per tecnica e dimensioni, di ingegneria in acqua realizzata su piloni in legno. I 400 metri di lunghezza (per 64 di larghezza) sono occupati da due edifici a shed gemelli e paralleli, in mezzo ai quali si allunga un luminoso percorso coperto. Dopo circa 70 anni di attività commerciali collegate al mercato della lana, negli anni ’90 l’intera architettura, dismessa e caduta in disuso, fu salvata dalla demolizione grazie all’opposizione degli abitanti della zona.
Da allora il piano di risanamento e recupero deciso dall’amministrazione ha portato alla creazione di un complesso mixed use con promenade sulla marina ora molto frequentato: residenze nell’estremità nord, negozi e ristoranti nelle sezioni centrali e hotel nella punta a sud, affacciata sullo specchio d’acqua.
Ideali quindi sia la posizione sia il contesto per il terzo indirizzo in Australia, dopo 1888 Darling Harbour a Sidney e il Laneways di Melbourne, degli Ovolo Hotels, società di hotellerie indipendente fondata a Hong Kong nel 2002 da Girish Jhunjhnuwala, che ha commissionato allo studio internazionale Hassel di rivoluzionare gli spazi precedentemente occupati da un Blue Hotel.

Un sito ricco di storia, suggestioni e potenzialità che rappresentava tuttavia per i progettisti una notevole sfida, non solo nell’attenersi ai vincoli posti da un edificio tutelato dall’Office of Environment and Heritage, ma anche e soprattutto nel riportare la vastità delle forme e dei volumi a una dimensione architettonica e funzionale che fosse a misura d’uomo. «L’hotel beneficia della brillante luce naturale, della vista sul porto e di un’atmosfera cosmopolita, rendendo il molo storico un luogo che può essere vissuto e apprezzato. Ma per infondere vitalità alla struttura – spiegano gli architetti – Abbiamo prima dovuto trasformare il vasto e poco invitante tunnel, spina centrale dello spazio esistente».
Un tunnel la cui ampiezza e meccanicità restano sempre a vista, con lo scheletro portante, la copertura, le molte travature, i lucernari, le piastre metalliche dei 5 livelli interni disposti sul perimetro, ma che viene abilmente ridimensionato e ‘rimpicciolito’. Prima dai corpi scala all’ingresso, poi dai padiglioni a doppia falda autoportanti arredati e allestiti diversamente, per modellare e organizzare in sequenza i numerosi spazi comuni, molti dei quali multifunzione: la lobby, il Lo lounge, il lungo bancone bar, la saletta con biliardo, il ristorante, sala da pranzo privata, le aree dedicate al lavoro, tutte accessibili e a misura d’uomo e di socialità, gentilmente rischiarate da alberi in vaso che fioriscono di luce.
La varietà delle finiture che differenziano strutture interne, pareti e pavimenti delle diverse zone trova corrispondenza negli arredi di molteplice fattezza, tipologia, materiale e colore, in un insieme – con una palette colori che non rinuncia a nulla – che risulta tanto (s)coordinato quanto vitale, energizzante e, perché no, sfrontato. In breve, cromie, arredi e persone in libertà, come il geometrico decor multicolore delle pareti, vagamente futurista, che sorprende l’ospite nel suo percorso verso la propria camera.
Cento le stanze e le suite, ampie e dall’atmosfera meno sgargiante, anche se un po’ teatrale e ironica: partire dai nomi, Superoo, Deluxaroo, Cityvoo, nelle versioni King, Double Double e Loft con soppalco, la suite Ultraroo, hanno tutte arredi e decorazioni pop, eclettiche testate del letto personalizzate a tema, e opere d’arte. E se per caso si ha l’anima di una rock star, si può prenotare la suite INXS, con bar ben rifornito, giradischi per vinili, ora finalmente tornati in produzione, riviste Playboy vintage nei due bagni, e una zona lounge ovviamente adatta ad afterparty. Tanto al risveglio si può fare una rigenerante seduta di fitness in piscina o in palestra.

 

Crediti

Client: Ovolo Hotels
Architecture and interior design: International design practice HASSELL
Design Team: Matthew Sheargold, Matthew Blain, Sally de Marchi, Susan Standring, Di Ritter, Robbie Peirce, Alicia Freeman
Arredi: Catapult, Cult, Expormim, Hub, Jardan, JR group, Kezu, Luxmy, Sancal, Stylcraft, Thonet
Lighting: Christopher Boots, Muuto, Rubn Lighting, Touching Space
Photo credits: Nicole England