Contract a tutto tondo. Intervista a Gian Luca Colombo

Nonostante le evoluzioni che l’azienda affronta, Consonni International ha una salda identità. Come la descriverebbe?

Consonni è un contractor puro. Viviamo di solo contract, diviso su tre tematiche principali: hotellerie, yachting e residenze private. Tre mercati che vengono affrontati con tre divisioni distinte, ognuna indipendente dal punto di vista organizzativo, con strategie e logiche completamente differenti. Fondamentale è il fatto che Consonni non è più nel mondo del conctract solo con l’arredo o FF&E (Furniture, fixtures, and equipment), ma oggi noi ci proponiamo come general contractor, in grado di fornire un servizio chiavi in mano verticale: partiamo dal fit out (finiture di interni, rivestimenti, bagni, costruzioni delle pareti o dei controsoffitti) fino ad arrivare all’FF&E, senza limiti di stili e di possibilità.

Avete una presenza capillare, tanto per progetti quanto per società estere…

In termini geografici, Consonni si rivolge al mondo: non avendo un brand di produzione seriale, viaggiamo dove nascono progetti interessanti. Siamo poi strutturati in forma di multinazionale e quindi siamo presenti con le nostre società ad Abu Dhabi, Kazakistan, India, Svizzera, Francia, e una rappresentanza a Montecarlo. La nostra strategia è di non abbandonare un Paese dove nasce un nuovo progetto, ma sfruttare tale progetto come motivo di apertura di un nuovo mercato. Non potendo e non avendo la possibilità di aprire showroom, per noi il progetto realizzato diventa la nostra vetrina.

Evidente è il vostro orientamento all’internazionalità. Intendete comunque restare legati al territorio d’origine?

La nostra territorialità rimarrà tale. Le comunicazioni realizzate per il Salone del Mobile, giocate sullo slogan Made in Consonni, intendevano ribadire che le intenzioni di Consonni sono di rimanere fortemente legati all’Italia, perché questo famoso marchio Made in Italy è realmente portatore di una serie di valori universalmente riconosciuti che vale la pena perseguire. E nel contract questo marchio si trasforma in una qualità del servizio garantita. Ci teniamo a sottolineare che se esportiamo il 90% di ciò che produciamo, è altrettanto vero che produciamo in Italia il 90 % di quello che esportiamo.

Se il contract è il vostro core business, in quale ottica affrontate il settore? 

Mi piace fare un parallelismo, molto calzante, con il mondo della moda. Consonni International è il sarto che confeziona abiti esclusivamente su misura, per un cliente che ha gusti diversi in termini di modelli e colori, che ha taglie diverse, che esprimerà tempistiche diverse da rispettare e pagherà in maniera diversa dalle precedenti. Questo è il contract. Siamo nel punto più lontano dal concetto di standard.

Quali sono le maggiori evoluzioni del comparto che avete riscontrato?

All’estero sempre di più sono ricercate società in grado di dare un servizio chiavi in mano verticale, che si occupino anche degli aspetti del fit out e non solo dell’FF&E. Il settore è mutato certamente anche nelle tipologie di prodotto, nell’hotellerie in particolar modo: oggi l’albergo rappresenta un grande teatro non più destinato a durare 20 anni, ma a essere rinnovato in maniera più facile; anche le grandi catene ormai hanno abbandonato la standardizzazione per contestualizzare invece la singola struttura. Con conseguenze sugli stili di progettazione e sui tipi di prodotti utilizzati. Il concetto di contract e di come si sviluppano queste commesse ha evoluzioni soprattutto in termini organizzativi: