Appena inaugurata, la nuova boutique donna Ferragamo di Milano è un luogo che celebra un percorso quasi centenario di Made in Italy fatto di costante innovazione, di design e di invenzioni sorprendenti: non a caso sono esposti alcuni modelli storici del geniale shoemaker, come il sandalo in pelle oro e filo da pesca in nylon (che nel 1947 gli valse il Neiman Marcus Award).
Ferragamo ha affidato il progetto a Vincent Van Duysen, architetto dal tratto rigoroso, portavoce di un’eleganza essenziale molto legata ai materiali, alla sensorialità: affinità importanti per la maison e per Maximilian Davis, al timone della creatività di Ferragamo dal 2022.
Da questi valori fondanti ha preso forma un progetto fatto di atemporalità, eleganza e calore raffinato, aperto anche alla sorpresa e alla sperimentazione. La cornice è quella di un edificio ricco di storia: palazzo Carcassola Grandi, di origine quattrocentesca e ridisegnato nel primo Ottocento. Van Duysen è intervenuto nel massimo rispetto degli spazi – una sequenza di ambienti – lavorando sui materiali, sulla luce, sul ritmo.
Al suo interno ha voluto inserire – seguendo il concetto di “creative community” che sta molto a cuore a Davis – il lavoro di alcuni giovani designer/artisti contemporanei: già dall’esterno si intravede un’alcova interamente rivestita di elementi in ceramica azzurra: Acquario è un’opera di Andrea Mancuso/Analogia Project, autore anche di un tavolo nell’ambiente d’ingresso della boutique (ideati sotto la supervisione di Nilufar e della sua fondatrice Nina Yashar).
In altri spazi si incontra Corallium, collezione di tavoli creati da Andrea Anastasio (editata dalla galleria Giustini/Stagetti, Roma), che utilizza fili di cuoio per “cucire” le pietre, isole cromatiche matericamente in relazione con lo spazio. E poi ci sono i pezzi unici di JoAnn Tan, esercizio di upcycling virtuosistico e raffinato: mobili espositori ricoperti a mano con centinaia di frange di pelle (scarti recuperati nelle sedi produttive Ferragamo), e pouf “insetti” con ricami in rafia o patchwork di pelle ispirati ai pezzi d’archivio zoomorfi, oggetti che combinano passato e presente.
L’operazione è pensata come il primo capitolo di un progetto, che per ogni futura apertura vedrà la collaborazione con creativi sempre diversi. Una ricerca di idee e di talenti per dare forma, passo dopo passo, a una nuova estetica.