Magazzino Italian Art, Robert Olnick Pavilion, Cold Spring, USA - Photo © William Mulvihill, courtesy by MQ Architecture
Magazzino Italian Art, Robert Olnick Pavilion, Cold Spring, USA - Photo © William Mulvihill, courtesy by MQ Architecture

Il 14 settembre ha inaugurato a Cold Spring, nello Stato di New York, il nuovo padiglione di Magazzino Italian Art, museo e centro di ricerca fondato su un terreno di circa 4 ettari dalla coppia italo-statunitense di collezionisti e mecenati Nancy Olnick e Giorgio Spanu allo scopo di valorizzare negli Stati Uniti l’arte novecentesca e contemporanea italiana. Se l’edificio principale, inaugurato nel 2017, si trova in un ex deposito riletto e adeguato dall’architetto spagnolo Miguel Quismondo con un progetto che meritò ai fondatori il Premio Dedalo Minosse per la committenza, il nuovo padiglione, adiacente ma indipendente da quello principale, nasce dalla collaborazione di Quismondo con il suo maestro Alberto Campo Baeza, già autore della prestigiosa residenza privata della coppia.

Caratterizzato da una superficie di 1200 mq, che porta a ben 3mila mq le disponibilità totali del museo, e dedicato al padre della fondatrice, il nuovo Robert Olnick Pavilion ospita spazi espositivi per le mostre temporanee, un auditorium/sala polifunzionale, caffetteria diretta dallo chef milanese Luca Galli e un bookshop in cui è possibile acquistare esempi di arte decorativa italiana contemporanea (vetri di Murano, ceramiche sarde e gioielli).

Cuore pulsante del nuovo padiglione è l’elegante, minimalista sala isotropa progettata da Alberto Campo Baeza, che spiega: “Abbiamo costruito il Robert Olnick Pavilion come una poesia: un cubo bianco attraversato dalla luce. Lo spazio abbraccia la bellezza delle opere d’arte esposte e il design isotropo, forato da un’apertura in ciascun angolo, consentirà a ogni dettaglio di essere sfiorato da una magnifica luce naturale”.

Continuamente cangiante, la luce trasforma la sala in una meridiana che cattura lo scorrere del tempo. L’essenzialità dello spazio evidenzia inoltre l’uso di materiali industriali come il cemento, divenendo sede privilegiata per l’esposizione dell’arte e del design contemporanei. Sotto il profilo funzionale il nuovo padiglione consente a Magazzino, oltre che di incrementare eventi e attività per il pubblico, di allestire più mostre contemporaneamente. Ne è prova il progetto inaugurale, suddiviso in tre episodi espositivi.

Se la mostra Mario Schifano: The rise of the ‘60s, realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano e curata da Alberto Salvadori, è la prima mostra istituzionale statunitense a offrire una panoramica completa sul lavoro dell’artista nel decennio 1960-1970, Marino Barovier è il curatore del progetto Carlo Scarpa: capolavori senza tempo, che rende omaggio alla favolosa collezione di vetri veneziani raccolta dagli Olnick Spanu a partire dalla fine degli anni ’80, oggi una delle più importanti del mondo con i suoi 596 vetri di cui ben 156 scarpiani.

Barovier ha selezionato 56 opere, tra cui la serie Pasta vitrea e i celebri Battuti, realizzate nell’arco temporale 1926-1947 ed esito della collaborazione con le fornaci M.V.M. Cappellin & C. e Venini, esemplari dell’instancabile processo di innovazione sperimentale, tecnica e formale, che caratterizza l’approccio di Scarpa alla tradizione veneziana. Vede invece la collaborazione diretta di Alberto Campo Baeza con la Fondazione Ettore Spalletti e Alberto Salvadori il progetto Ettore Spalletti: parole di colore che inaugura con cinque grandi opere la sala isotropa.

Photo © Marco Anelli, Werner J. Hannappel, Tommaso Sacconi, William Mulvihill, courtesy by Fondazione Ettore Spalletti, Magazzino Italian Art, MQ Architecture