Epicentro Manhattan

Conversazione con Odile Hainaut e Claire Pijoulat, brand director di ICFF 2023: strategie, obiettivi, progetti per il futuro della manifestazione newyorkese

Claire Pijoulat & Odile Hainaut
Claire Pijoulat & Odile Hainaut

Scelte da Emerald Group per reimmaginare ICFF (International Contemporary Furnituye Fair), una delle fiere del design contemporaneo più importanti degli States, Odile Hainaut e Claire Pijoulat – fondatrici della manifestazione parallela WantedDesign – hanno dato vita a un’edizione “doppia” che le ha raggruppate sotto lo stesso tetto, quello del Javits Center di New York. Idea che ha riscosso un grande successo.

Tra espositori americani e aziende internazionali, nuovi talenti e giovani emergenti provenienti da oltre 35 paesi del mondo, installazioni, conferenze e talk con protagonisti indiscussi della cultura del progetto, ICFF e WantedDesign Manhattan hanno svelato un nuovo format sempre più attento alla qualità dei prodotti, all’ospitalità, al networking e alla sostenibilità ambientale.

La fiera nella fiera: WantedDesign Manhattan a ICFF 2023

Nella vostra prima esperienza come brand director di ICFF 2023 quali i maggiori cambiamenti che avete portato all’interno del Javits Center?
Quando abbiamo accettato di assumere l’incarico di brand director la nostra prima idea è stata di rimettere il design al centro della scena, progettando l’esposizione seguendo diversi criteri tra cui l’esperienza del visitatore e la selezione accurata dei marchi. Avevamo solo sei mesi dall’incarico e abbiamo iniziato a riorganizzare il layout espositivo concentrandoci sulla differenziazione tematica delle diverse aree e creando un piacevole equilibrio tra i padiglioni internazionali e i marchi americani presenti in fiera. Abbiamo ancora molto da fare in questa direzione affinché le persone comprendano pienamente il valore di essere presenti a Manhattan.

Mostra The Crossroads, direzione creativa David Rockwell/Rockwell Group

All’interno della fiera avete creato diverse aree dedicate all’accoglienza dei visitatori. Quale la visione che vi ha guidato nel progetto?
Nel progettare lo show ci siamo poste diversi quesiti: in che modo possiamo accogliere i visitatori? Come possiamo invitare gli ospiti a vivere e a riscoprire la bellezza del Javits Center? Grazie alla collaborazione con importanti aziende del settore, partner di vecchia data e new entry, abbiamo voluto creare aree dedicate agli ospiti, alcune concepite come veri e propri salotti. Sviluppando così la nostra idea di come dovrebbe essere la fiera: non solo un sorprendente palcoscenico dedicato ai brand, ma anche un luogo aperto all’ospitalità.

Mostra The Crossroads, direzione creativa David Rockwell/Rockwell Group

Un’importante tematica, a voi cara, riguarda la sostenibilità ambientale. In che modo l’avete affrontata?
Claire: Ci siamo soffermate a pensare su come rendere più sostenibile l’organizzazione, cercando di ridimensionare gli sprechi. Abbiamo fatto rimuovere la moquette e ridotto dell’85% la quantità di rifiuti prodotti in fiera, con l’idea di riscrivere il modo in cui si organizzano le grandi esposizioni. Un nuovo format decisamente più consapevole e attento al rispetto per l’ambiente.

Odile: Un’attenzione che abbiamo sempre avuto sin dai tempi di WantedDesign Manhattan al Terminal Building di Chelsea, quando invitavamo gli espositori ad attuare piani per evitare di sprecare e buttare il materiale espositivo dopo lo show. Per ridurre la quantità di rifiuti è necessario usare una certa consapevolezza quando si costruiscono le installazioni. Relativamente al tema dell’acqua, invece, al Javits Center abbiamo affrontato questa problematica installando fontane da cui rifornirsi, per evitare lo smodato utilizzo di bottiglie in plastica. Elementi che implementeremo nelle prossime edizioni per concepire, come ha sottolineato Claire, un nuovo modo di organizzare le grandi fiere. Nel segno della responsabilità.

Il design sostenibile è stato affrontato anche da molti espositori come, ad esempio, nello stand di Eco Solidarity. In che modo pensate di dar sempre più spazio a una tematica così urgente?
Eco Solidarity è uno dei progetti che rispecchia perfettamente la nostra filosofia. Per noi non è solo un tema: è ciò che tutti dovrebbero essere! Il focus sul sostenibile all’interno di ICFF si concentrerà sulla selezione delle aziende: alcuni marchi stanno sicuramente facendo più sforzi rispetto ad altri, ma la nostra scelta rientrerà in un concetto più ampio. Non si tratta solo di presentare un prodotto responsabile, bensì di raccontare come possiamo progettare, produrre, distribuire e consumare meglio. Speriamo di poter contribuire a questa evoluzione: non possiamo ignorarla. Nella programmazione dei talk, ad esempio, abbiamo dedicato molto spazio all’impatto sociale del design, alla inclusione, alla diversità, e continueremo ad affrontare queste problematiche con maggior forza.

L’area dedicata alle scuole ospiti di WantedDesign Manhattan

In che modo una fiera come ICFF può diventare la più importante piattaforma americana del design contemporaneo?
Vorremmo creare una fiera, unica in Nord America, capace di unire cultura del design e business, diversa da qualsiasi kermesse europea. Uno show che rifletta gli Stati Uniti. Le aziende espongono, partecipano o collaborano con noi perché il loro obiettivo è farsi conoscere ed espandersi nel mercato nordamericano e noi, dalla nostra parte, vogliamo aiutare i marchi internazionali a comprenderlo in tutte le sue sfaccettature. Questo è parte di ciò che facciamo e rientra nella nostra visione di sviluppare una piattaforma che nel corso dell’anno e non solo nel mese di maggio promuova il design attraverso talk, eventi, conferenze sia a New York sia in altre città strategiche.

Turf, premio Best Stand
WantedDesign Manhattan, sezione LookBook

Quali sono i risultati che avete registrato per questa edizione di ICFF e WantedDesign?
Quest’anno le presenze in fiera sono aumentate del 37%, un numero impressionante. ICFF è stata al centro della design week di New York. La fiera è tornata a essere il fulcro, la principale destinazione a cui non si può mancare. È stato interessante notare che gli studi presenti a New York hanno capito il valore di far parte dello show al Javits. Pensiamo ci sia una maggior consapevolezza di ciò che è necessario per costruire la loro carriera e far crescere le loro attività. La design community newyorkese è molto presente e attiva, ma ritengo che si debba comunicare con più forza al grande pubblico ciò che accade durante il mese di maggio, coinvolgendo tutta la città.

Come immaginate l’evoluzione di ICFF nel prossimo futuro?
Odile: Vogliamo continuare a renderla una fiera del design sempre più curata, con un buon equilibrio tra aziende internazionali che vogliono svilupparsi nel mercato statunitense e marchi americani. La fiera di New York crescerà sempre di più, ma lentamente: non è una questione di dimensioni, bensì di qualità. Vogliamo continuare a essere pionieristici nel presentare le aziende e diventare il luogo per la conversazione sul design e per la sperimentazione di nuove idee e di ricerche innovative. ICFF ha tutto il potenziale per diventare una fiera che combini cultura, commercio e business.

Claire: Poiché New York è così diversa da qualsiasi altro luogo, anche la design week della città deve essere una cosa a sé stante. Non abbiamo mai voluto duplicare nulla: per questo desideriamo creare un’esperienza unica. Nei prossimi anni vorremmo che la fiera fosse l’evento newyorkese da non perdere per sviluppare il business. Stiamo sviluppando anche una piattaforma dedicata alle aziende e ai designer incoraggiando, come facciamo da sempre, a incontrarsi e a collaborare, proponendo anche i futuri talenti del design.

Karim Rashid e Gabriele Chiave a uno dei talk organizzati all’interno di ICFF

Avete già qualche idea per l’edizione di ICFF 2024?
Stiamo già lavorando sul layout. Le aziende espositrici sono state entusiaste del risultato e vogliono tornare, e per noi è una soddisfazione incredibile. Look Book, Launch Pad e International Schools Showcase torneranno a WantedDesign Manhattan. Relativamente a ICFF stiamo riorganizzando la planimetria con una particolare attenzione alla design experience dei visitatori. Ci sarà una grande presenza di brand internazionali, ma anche di marchi nordamericaani che saranno sempre al centro di ICFF. Riteniamo fondamentale mantenere nel design show una “scala umana”: non vogliamo trasformarlo in qualcosa di travolgente, bensì soffermarci sulla qualità e sul dialogo tra i nuovi talenti e i professionisti. Vorremmo inoltre che ogni zona della fiera fosse sorprendente, progettando più spazi e aree dedicate alla conversazione. Un percorso fluido e divertente che appassioni i visitatori alla cultura del design.

Photo © Jenna Bascom Photography, Alice Gao, Studio Caribe