Si pone sulla flebile linea che separa tradizione e modernità, guardando al passato per maestranze e patrimonio culturale, ma fissando lontano lo sguardo per regalare ogni volta nuovi orizzonti abitativi. Su questo solco si inserisce Illulian, giunta quest’anno al suo 60esimo anniversario con alla guida la terza generazione. Fedeli a un’antica eredità – non solo familiare, ma anche produttiva che affonda le radici nel lontano Nepal – nascono le più svariate collezioni di tappeti, che alla pura funzione decorativa sono in grado di unire il carattere tipico dell’arte che trasmette emozioni e tramanda storie. Ce ne parlano i due titolari, Davis e Bendis Ronchetti Illulian.
60 anni di Illulian: c’è una ricetta dietro questo traguardo?
Attraverso tre generazioni siamo stati in grado di creare un brand riconoscibile e riconosciuto internazionalmente. Non smettiamo mai di essere alla ricerca di qualcosa di nuovo e sperimentale, non ci stanchiamo di creare, proporre, anche a ritmi molto veloci (ogni anno usciamo con almeno dieci o quindici disegni differenti): questo è quindi solo l’inizio perché questo entusiasmo, questa dinamicità ed energia ci permettono di spaziare in ambiti e in creatività sempre nuovi. Ma ovviamente c’è anche e soprattutto la qualità del prodotto, “disegnato in Italia e made in Nepal”.
Come avete celebrato questo anniversario?
Abbiamo voluto realizzare il tappeto Evolution, una Special Edition che raccoglie e interpreta l’anima del brand. Due mondi, antico e moderno, si rispecchiano e si mettono a confronto: una parte infatti è stata creata a partire dal tappeto Serapi, eccellenza dei tappeti persiani, l’altra invece ha un’anima contemporanea: con questo gioco abbiamo voluto rendere omaggio ai nostri 60 anni e alla nostra evoluzione.
La sperimentazione sul prodotto non è cosa nuova per l’azienda.
Quest’anno in particolare abbiamo enfatizzato molto le proposte della Limited Edition, unendo realtà e firme differenti: Marc Sadler, Cristina Celestino, Monica Armani, Setsu e Shinobu Ito. Questa collezione in particolare ci permette di variare molto sul prodotto con proposte che non rientrano propriamente nel nostro DNA, uscendo dagli schemi della consuetudine. La Limited Edition è nata proprio con questa vocazione, con un primo tappeto realizzato in collaborazione con il comico nonché pittore Dario Ballantini, tappeto devoluto in beneficenza all’Associazione Amici del Centro Dino Ferrari dal titolo “Se ti guardo”. Poi è stata la volta del fotografo Bob Krieger e da lì abbiamo capito che potevamo non solo coinvolgere designer e architetti, ma anche artisti, grafici e creativi a 360 gradi per creare qualcosa sempre differente.
L’esordio a ICFF cosa vedrà in campo?
All’interno di uno spazio molto ampio intendiamo raccontarci attraverso tutti i nostri bests-seller: Skyla, Woodstock, Madama Butterfly, Makan, Rehab per la Design Collection; Colette, Romance per la collezione Palace ad esempio. Ci presentiamo a ICFF convinti del nostro prodotto e in qualità di produttori, quindi certamente con un’identità competitiva e forte. Il mercato americano, poi, è certamente per noi molto importante, in cui ci siamo introdotti qualche anno fa proprio grazie a una fiera, Maison&Objet Americas a Miami, che ci ha permesso di aprire nuove collaborazioni con studi di architettura che manteniamo tuttora. Miriamo a potenziare la nostra presenza e attività in questo ampio territorio, a partire dal Texas per poi puntare il Sud America.
Quali elementi sono distintivi della vostra produzione?
Per la produzione abbiamo un’attenzione maniacale. Ogni pezzo è realizzato interamente a mano, utilizzando l’eccellenza dei materiali, adatti per il calpestio, quindi pura seta e lana himalayana; lo stesso vale per i colori, vegetali, tali da assicurare sfumature naturali. C’è poi una poeticità, sconosciuta ai più, dietro a ogni nostro prodotto: ogni tappeto è realizzato in Nepal da due o tre persone, per le misure standard, che per loro precisa richiesta (che noi assecondiamo) devono iniziare e finire insieme, secondo influenze culturali tibetano-buddiste; se per un particolare motivo uno di loro deve assentarsi per un tempo prolungato, non verrà sostituito, ma se ne attenderà il ritorno per ultimare la lavorazione; il tappeto acquisisce così un buon karma, una positività che viene trasmessa nelle case dove sarà destinato.
Tradizione e innovazione, antico e moderno: equilibrando queste due anime, come evolve il prodotto?
Guardiamo alla moda, al design d’interni, alle tendenze colore, alle forme. Il nostro catalogo è vasto perché non ci limitiamo a pochi pezzi l’anno ma ci piace investigare e creare. Non solo nella Design Collection, ma anche nella Palace (le due principali), per tappeti più moderni seppure con un gusto classico. Siamo così in grado di adattarci alle differenti tipologie di case e tendenze abitative: da quelle più minimaliste a quelle più ricercate e con gusto retrò, ora più in voga, dove i nostri tappeti possono facilmente accostarsi ad autentici pezzi anni ’50 e ’60. Quest’anno abbiamo puntato su disegni più geometrici, ad esempio, in occasione del centenario del Bauhaus. Fino alla completa customizzazione, per disegno e dimensione. Ne sono un esempio le recenti realizzazioni per residenze in Arabia Saudita e in Oman, che hanno raggiunto i 100mq a pezzo.
Che significato ha il tappeto nell’ambiente casa?
È un elemento fondamentale: un arredamento senza tappeto è incompleto. Sosteniamo che ‘un divano senza tappeto fluttua’, perché non trova collocazione nello spazio. Il tappeto infatti ha funzione di delimitare, agevolare l’acustica, oltre che scaldare l’ambiente e dare colore. Oggi fortunatamente è aumentata la cultura del design e il Made in Italy ha avuto un grande ruolo in questo senso: oggi quindi c’è molta attenzione e ricerca del dettaglio anche nella decorazione e anche per noi poter soddisfare ogni richiesta diventa motivo di grande orgoglio.