Nuova vita per The Beekman, NY

Un atrio Vittoriano alto 9 piani e un maestoso lucernario piramidale al suo apice. È questo il primo suggestivo impatto per chi fa il suo ingresso nel celebre The Beekman, edificio risalente al 1881. Vero e proprio monumento per la città di New York, dichiarato ufficialmente nel 1998, è situato in piena nuova downtown – area oggetto di recente riqualifica -, vicinissimo al fiume Hudson e circondato dalle attrazioni più iconiche della città come il Ponte di Brooklyn, il World Trade Center, South Street Seaport e City Hall. Il cuore di questo capolavoro, tra i primi skyscraper della città, è tornato a pulsare lo scorso settembre, la sua struttura riportata ai fasti gloriosi, la funzione convertita in ospitalità e residenza. Un’operazione gigante che ha visto la necessaria concertazione di differenti figure su più fronti. Thomson Hotel, tanto per cominciare, società specializzata nell’offrire lifestyle di lusso a una clientela selezionata, rinomata per il suo portfolio di alberghi d’alto livello e ora gestore del complesso. Poi, Gerner Kronick + Valcarcel, Architects PC, lo studio pluripremiato responsabile del delicato lavoro di restauro conservativo. Il processo ha riguardato sia la struttura esterna, costruita in stile Queen Anne a somiglianza dei building londinesi, realizzata in granito, mattoni rossi di Philadelphia e pietra brunita Dorchester, e rimasta fortunatamente integra, sia quella interna, nel recupero tra gli altri di cancellate, ringhiere e balaustre in ghisa come pure di supporti a muro a forma di drago, sempre nella stessa lega. Infine, non per importanza, Martin Brudnizki Design Studio (MBDS) si è occupato con estrema cura del design di interni, cosciente del bisogno di preservare bellezza e memoria del luogo in tutte le 287 stanze, incluse 38 suite e 2 penthouse duplex con terrazze private sul tetto. “La sfida più grande – raccontano in studio – è stata quella di rimanere fedeli alla storia, onorare i materiali presenti dandogli nuova vita”. “Ogni progetto è consacrato alla funzionalità per andare incontro ai bisogni degli ospiti, ed essere contemporaneamente lussuoso. Ad esempio, nelle camere da letto ogni illuminazione, che funge anche da decoro, è dimmerabile mentre un mini-bar diventa girevole: richiamo, quest’ultimo, all’estetica Vittoriana, con una base realizzata artigianalmente da un tavolo antico, l’aggiunta di uno spesso drappo a motivi e un vassoio d’argento quale piano, ricco di bottiglie e liquori”. Alla reception, nel bel mezzo dell’atrio mozzafiato dove si staglia la luce naturale proveniente da quella che viene chiamata ‘the crown’ (la corona-lucernario), uno stravagante desk rivestito di tappeti Kilim, “un modo di mescolare vecchio e nuovo”. Tappeti che appartengono allo stesso periodo di costruzione dell’edificio. E, dato che The Beekman vanta un’eredità culturale importante, gli ospiti potranno godere anche di una collezione d’arte curata da Katherine Gass e composta da 60 opere di artisti emergenti, americani e internazionali. Per la gioia del palato, invece, l’unione di due talenti: lo chef Tom Colicchio e l’ideatore di ristoranti Keith McNally.

 

Client: Two Roads Hospitality
Developer: GFI Development Company
Management: Thompson Hotels
Architectural design: Gerner Kronick + Valcarcel, Architects PC
Interior design: Martin Brudnizki Design Studio (MBDS)
Furnishings: on design by Martin Brudnizki Design Studio (MBDS)