Per una nuova visione di Classico

Un teatro “all’antica” ispirato al teatro Olimpico di Sabbioneta come nucleo centrale su cui fondare l’intero spazio concettuale dell’installazione, fra riferimenti alla classicità e architetture moderne, e al centro il corto d’autore: insieme, quasi 900 metri quadri all’interno del padiglione 15 del Salone che si snodano in un percorso multisensoriale, per rappresentare un Classico senza tempo, inteso come categoria trasversale dell’abitare che percorre le diverse epoche mantenendo la propria costante attualità.
«Quando il Salone ci ha offerto questa opportunità avevamo bisogno di trovare un’idea nuova – spiega Simone Ciarmoli, direttore artistico del progetto insieme al socio Miguel Queda – Anche perché di Classico se ne è parlato moltissimo negli anni. Quindi per noi era focale trovare un’idea molto forte e fare anche scelte molto mirate. Volevamo creare stupore, creare un punto di rottura, per cui era necessario puntare a un livello molto alto, a un’opera d’arte». Da qui la prima scelta, quella del regista Matteo Garrone, che con i suoi film molto forti – dall’Imbalsamatore a Gomorra, da Reality a Terra di mezzo, – ha privilegiato sempre un’estetica di rottura. Da qui è iniziato tutto, fra riprese e scatti fotografici in una fantastica ambientazione nei pressi di Napoli.

«Mi è piaciuta molto l’idea di partenza, che vede il Classico, inteso come bello in senso più ampio, attraversare le diverse epoche, mantenendo le proprie caratteristiche di attualità e contemporaneità e gettando un ponte verso il futuro – afferma Matteo Garrone – Per questo ho immaginato uno scenario post-atomico, un mondo distrutto dal quale i bambini, che incarnano lo sguardo puro, la capacità di vedere il bello, salvano dalle macerie alcuni pezzi, vere e proprie “perle” che si sono conservate nel tempo».

«Ma il corto era solo un elemento, un “decoro” di quel “mobile” che avevamo in mente e che volevamo realizzare – spiega ancora Ciarmoli – che necessitava di materiali, lavorazioni e finiture che insieme creassero un gusto. Ecco allora la mostra, un susseguirsi di “stanze” a tema dall’ispirazione fortemente contemporanea, perché fortemente contemporanea voleva essere la connotazione dei mobili classici che ne sarebbero stati protagonisti, e un sovrapporsi di progettualità ed esperienze. Esperienze come quella con i due giovani artisti che hanno collaborato alla mostra, Lisa Rampilli e Marco Basta, lei con i suoi volti di figure classiche ispirate al Museo Archeologico di Napoli ricavati per sottrazione su velluti blu, lui con i suoi decori ispirati ai vasi dell’antica Grecia su piatti Rosenthal. E poi c’è il contemporaneo: le proiezioni, la luce, i colori fluo ispirati alla Pop Art, il PVC come rivestimento delle sedie Liberty in un azzardo di arancio, amaranto, verde e viola».

In tutto questo, naturalmente fondamentale è stato il contributo delle aziende produttrici che hanno collaborato al progetto:Dai colori per le pareti appositamente creati per noi da Oikos ai tessuti di Dedar, che ha sponsorizzato quasi interamente la mostra; e poi Frangi per le decorazioni del teatro, Fromental per la carta da parati dipinta a mano, anche in oro zecchino, CC Stone, Tabu, Ferreira de Sa, Voghi… Stesso discorso per le aziende che hanno fornito gli arredi del corto: André du Dauphiné, Annibale Colombo, C.G. Capelletti, ColomboStile, Création Metaphores, Dedar, Frette, Medea, P&G Cugini Lanzani, Pozzoli, Provasi, Rosenthal, St. Louis, Sigma L2, ciascuna con la propria specializzazione e tutte accomunate da una grande passione, che ha saputo reinterpretare gli anni dal 1780 al 1910 creando meraviglia stanza dopo stanza.