A Chicago vibrazioni anni ’20 in chiave contemporanea

Entrare al LondonHouse è come fare un salto indietro nella storia della città. Rivive la Chicago degli anni ’20, il suo spirito inebriante e imprenditoriale, la sua anima artistica multiforme che dalla musica all’architettura ha contagiato il mondo. Si respira il suo passato vivace, accuratamente rivestito di un’identità contemporanea.

Situato in Downtown Chicago all’intersezione tra Michigan Avenue e Wacker Drive, affacciato sul Chicago River, il LondonHouse è ospitato in uno storico edificio risalente al 1923, disegnato originariamente da Alfred Alschuler per la London Guarantee & Accident Company; il progetto di “adaptive reuse” è stato affidato a Goettsch Partners che, facendo seguito a una ristrutturazione dell’esistente office building avvenuto più di dieci anni fa, ha inserito un tocco di assoluta contemporaneità integrando a ovest una nuova una Silver Tower. La ristrutturazione comprende 305.000 metri quadrati dell’attuale edificio di 21 piani, con un’espansione di 85.000 metri quadrati accanto.
«La nuova torre è stata progettata per completare l’edificio storico rispettandone le linee – spiega lo studio di architettura – Al tempo stesso, un’estetica più contemporanea offre una chiara delineazione tra storico e contemporaneo».

Completamente allineata piano per piano alla struttura preesistente, la torre offre spazio aggiuntivo per ospitare 452 camere di differenti tipologie, un ristorante nel ground-floor, la reception e il bar al secondo piano, una ballroom al terzo, mentre ai piani superiori si trovano gli spazi meeting e un’ampia terrazza.

Tale rispetto per la storia dell’edificio e la storia locale – temi divenuti fonte di ispirazione – si ritrovano anche nel progetto di interior firmato dallo studio Simeone Deary Design Group.
L’era della Rivoluzione Industriale è evocata dal delicato ma maestoso lampadario in metallo che illumina l’ingresso, in un gioco di contrasti architettonicamente sottolineato da una scala ovale in bianco e nero. «L’atrio mezzanino ripercorre la storia dell’eroica impresa nella battaglia di Fort Dearborn (ubicato proprio dove fu poi costruito l’edificio ndr). I dettagli tailor made ispirati alla cultura degli indiani americani sono sottili cenni a questo affascinante sito e sono stati fonte di ispirazione per la definizione degli arredi. Dall’ascensore, gli ospiti arrivano davanti a un front desk specchiato attraversando una passerella in marmo nero che si allunga nello spazio tra enormi lampadari, pareti decorate in gesso, colonne in metallo cromato e soffitto lucido – tutti i dettagli che mettono in risalto e aggiornano la struttura originaria».

Le camere reinterpretano la cultura e il romanticismo anni ’20, con una duplice vocazione: Un gusto più maschile, che si riferisce all’innovazione automobilistica del primo movimento industriale del secolo scorso, viene interpretata dalle griglie in metallo, dal cuoio, dal legno di eucalipto e specchi fumè. A questo si aggiungono alcuni particolari dai tratti decisamente femminili, come i tappeti dai disegni ricchi, sedute in velluto spazzolato, lampade da comodino delicatamente decorate con vetro inciso e fotografie con cornici artigianali, particolari che aggiungono grazia ed eleganza allo spazio.

Domina l’intera costruzione, così come l’affascinante skyline della città, il rooftop, trasformato in una tri-level rooftop terrace e bar, culminante nella scultorea cupola.

 

Property & Development: Oxford Capital Group and Curio – A Collection by Hilton
Architect: Goettsch Partners
Design Team: Simeone Deary Design Group
Main Supplier: All furniture, lighting and upholstery are custom in the public areas – suppliers were Pacific Contract (casegoods), Charter (upholstery) and Alger-Triton (lighting).
All furniture and lighting in the guestrooms are custom – suppliers were Fleetwood (casegoods), JLF (casegoods) and Chapman (lighting).

Photo Credits: Nicholas James Photography, Nathan Kirkman for Simeone Deary, Tom Rossiter for Goettsch Partners