Garden Futures

La storia e il futuro dei giardini moderni in mostra al Vitra Design Museum fino al 30 ottobre

Vitra Design Museum: “Garden Future, designing with Nature”. Julien de Cerval, Jardins de Marqueyssac – Photo © Romain Laprade, 2020

Inteso come qualcosa di molto più articolato che un semplice corollario dell’abitazione, il giardino contemporaneo è il soggetto della mostra che aprirà al Vitra Design Museum il prossimo 24 marzo. Con un allestimento dei Formafantasma, la mostra Garden Futures al Vitra Design Museum è la prima a esplorare la storia e il futuro dei giardini moderni. Da dove vengono gli ideali dei giardini di oggi? I giardini ci aiuteranno a realizzare un futuro vivibile per tutti? La mostra affronta queste domande utilizzando un’ampia gamma di esempi tratti dal design, dalla cultura quotidiana e dall’architettura del paesaggio: dalle sedie a sdraio alle fattorie urbane verticali, dagli orti comunitari contemporanei agli edifici viventi, fino ai giardini di designer e artisti come Roberto Burle Marx, Mien Ruys e Derek Jarman.

 

Roberto Burle Marx, Giardino pensile dell’Edificio Gustavo Capanema, del Ministero dell’Educazione e della Salute, 1955 ca. © Collezione Instituto Moreira Salles – Photo © Marcel Gautherot

I giardini sono diventati luoghi di avanguardia, riflettono identità, sogni e visioni. Profondamente radicati nella loro cultura, possono dispiegare un immenso potenziale simbolico. La recente rinascita dell’orticoltura si è concentrata non tanto sul giardino come rifugio romantico, ma come luogo in cui sperimentare e testare concetti di giustizia sociale, biodiversità e sostenibilità.

Piet Oudolf, Oudolf Garten nel Vitra Campus, Weil am Rhein, 2020 © Vitra – Photo © Dejan Jovanovic

Anche il giardino più privato è più di un rifugio personale. Ogni giardino porta con sé i segni degli sviluppi sociali e storici, degli interessi politici e commerciali e dei sistemi di valori culturali. Questo aspetto viene affrontato nella seconda parte della mostra, dove apprendiamo che molte piante che costituiscono una componente di base dei giardini occidentali hanno radici profonde nella storia coloniale. La valigia di Wardian, per esempio, inventata nel XIX secolo, ha reso possibile l’invio di piante vive in tutto il mondo. Il suo impatto sul commercio delle piante e sui giardini privati fu significativo, ma contribuì anche alla diffusione di specie invasive e giocò un ruolo centrale nel rompere i monopoli su colture importanti come il tè o la gomma, raccogliendo enormi benefici per le potenze coloniali.

 

Liz Christy in un giardino comunitario, New York City, anni ’70 – Photo © Donald Loggins

Il XIX secolo vide anche l’emergere di numerosi concetti urbanistici che cercavano di conciliare città e giardino. Il gruppo Green Guerrilla, co-fondato a New York da Liz Christy, ha cercato di ridefinire il giardino come luogo in cui la giustizia sociale e la partecipazione pubblica sono attivamente negoziate.

Piet Oudolf, Oudolf Garten nel Vitra Campus, Weil am Rhein, 2020 © Vitra. Photo © Dejan Jovanovic
Piet Oudolf, schizzo per la progettazione dell’impianto di Vitra Campus, Weil am Rhein © Piet Oudolf

La terza parte della mostra presenta nove rivoluzionari creatori di giardini del XX e XXI secolo. L’architetto paesaggista brasiliano Roberto Burle Marx ha ottenuto il plauso internazionale per l’enfasi posta sulle piante autoctone, le composizioni vegetali di Piet Oudolf sono attraenti tutto l’anno e la scrittrice e giardiniera Jamaica Kincaid prende spunto dal suo giardino nel Vermont per affrontare la storia coloniale, la repressione e l’appropriazione culturale. L’artista e regista Derek Jarman ha creato una variegata opera d’arte da giardino tra le ostili scorie della costa del Kent, in Inghilterra, vicino a una centrale nucleare. Un giardino comunitario a Kuala Lumpur, co-fondato dall’architetto paesaggista malese Ng Sek San, esemplifica le numerose iniziative di base nelle megalopoli e nelle metropoli di tutto il mondo. L’ampio giardino Liao, progettato dall’artista cinese Zheng Guogu, si ispira all’estetica del videogioco Age of Empires, creando così un ponte tra ambienti virtuali e reali. Questi e altri affascinanti progetti dimostrano come i giardini articolino l’approccio creativo dei loro creatori e dimostrano che il garden-making – una forma di espressione creativa all’interfaccia tra arti visive, architettura e design – merita molta più attenzione di quanta ne abbia ricevuta finora.

 

Zheng Guogu, Giardino Liao, Yangjiang, Cina, 2017, iniziato nel 2005. Per gentile concessione di Zheng Guogu e Vitamin Creative Space

L’ultima sezione della mostra esamina, infine, i progetti contemporanei che riguardano il futuro dei giardini. In un’epoca di crisi climatica, ingiustizia sociale, biodiversità minacciata e isolamento sociale, il giardino offre un luogo in cui reimmaginare il futuro e sviluppare soluzioni – un luogo di guarigione, spiritualità e apprendimento. Nell’era dell’Antropocene – questo è il messaggio di questi progetti e di altri simili – l’intero pianeta emerge come un giardino che dobbiamo coltivare, curare e utilizzare in modo responsabile.