Le interviste di IFDM: Cristiano De Lorenzo

Il Managing Director di Christie's Italia racconta episodi e numeri da capogiro sul design da collezione. E su chi lo compra

Cristiano De Lorenzo
Cristiano De Lorenzo

Una conversazione a Roma al tavolino di un caffè. Per parlare di collezioni leggendarie, di tendenze di mercato, di cosa fa crescere il prezzo di un oggetto. E per capire, alla fine, che quando acquistiamo un pezzo importante ne siamo in realtà solo guardiani temporanei.

Cosa s’intende per design da collezione?
Il design da collezione è una cosa distinta da quello industriale, in produzione. Sono pezzi unici o oggetti particolarmente rari, con provenienze molto speciali. Il più rappresentativo che mi viene in mente è la famosa Fauteuil aux Dragons, fatta da Eileen Gray negli anni ’20; una poltrona nata per la  a di Jacques Doucet, famoso sarto parigino e grande collezionista d’arte contemporanea del suo tempo – per contemporaneo intendiamo Picasso e i suoi coevi. Questa poltrona finirà poi nella collezione di Yves Saint Laurent. Quando noi, Christies, nel 2009, avemmo la possibilità di disperdere la collezione di YSL e Pierre Bergé, la poltrona, stimata ben 2-3 milioni, raggiunse in asta oltre 21 milioni di euro. Una cifra che destò enorme scandalo. A nostro avviso oggi potrebbe raggiungere una cifra ben superiore. Questo esempio credo aiuti a inquadrare cosa s’intende per design da collezione; un pezzo unico, un grande designer, un grande committente e una grande collezione in cui poi l’oggetto viene trasferito. Dunque, provenienza, unicità, qualità e grandi nomi.

Qual è il valore aggiunto di questi pezzi per chi li acquista, e fa un investimento di questo genere?
Collezionare è imprescindibile dall’aspetto economico, perché, di fatto, s’investe del denaro. Detto questo, i veri collezionisti non sono mossi dall’ investimento. Fanno attenzione alla cifra che pagano, al prezzo degli oggetti, e desiderano acquistare alla cifra giusta, ma se s’innamorano di un pezzo, sono decisi a spendere anche cifre esorbitanti. Sono i famosi record di cui si parla sui giornali, battuti dalle case d’asta.

Bureau MB 624 by Pierre Chareau, 1929
Bureau MB 624 by Pierre Chareau, 1929

Qual è la ragione del crescente successo del design da collezione?
Negli ultimi 10 anni si è assistito a una crescita notevole, specie dei prezzi. A partire, dall’Art Déco, che segna l’inizio della stagione del design. Si tratta di pezzi unici fatti da ebanisti e laccatori, su progetto di designer-decoratori e di architetti. Penso per esempio alla collezione della famiglia Dalsace, che veniva dalla famosa Maison de Verre a Parigi, con alcuni mobili di Jean Prouvé. La situazione perfetta: alcuni pezzi quasi unici, altri industriali, ma concepiti da Pierre Chareau per arredare la Maison de Verre, e quindi pertinenti. Pezzi della stesa epoca, sia industriali sia unici. I proprietari delle case degli anni ’20,’30 sono scomparsi da circa 20 anni. Poi ci hanno abitato i figli, e oggi tornano sul mercato. Abbiamo dunque l’opportunità, in alcuni casi, di trovare degli interni integri. Ricordo di essere entrato nella casa di YSL prima che fosse svuotata, fu un’emozione straordinaria, perché si vedeva la stratificazione della collezione, come era cresciuta nel tempo. La menziono perché è un esempio davvero perfetto. Una casa in rue de Babylone, Rive Gauche; un palazzo semplice, ma straordinario, perché era stato fatto negli anni ’40 e aveva un’impostazione un po’ alla Michel Frank. Affacciava su un giardino enorme, privato, nascosto, che YSL aveva trasformato in un bosco di bambù, che poi aveva ispirato i suoi profumi. Dentro c’era di tutto, un busto di minotauro che aveva ispirato un altro suo famoso profumo, c’erano i Mondrian che avevano dato vita alla sua collezione di moda Mondrian, l’Art Déco che adorava. Si vedevano tutte queste stratificazioni, l’evoluzione. Quando collezioni di questo tipo tornano sul mercato, grazie ai grandi collezionisti, il pubblico riscopre il valore di oggetti eccezionali, con provenienze magnifiche, spesso unici, davvero bellissimi, che possono essere inseriti in un interno contemporaneo. 

Quindi c’è anche una rilettura del passato a destare interesse oggi?
L’interesse per periodi del passato, da riscoprire, varia ed è ciclico. Prendiamo il primo Novecento. Negli anni ’20 del Novecento andava di moda, sia ciò che era modernissimo, dunque l’Art Déco (si usciva dall’Art Nouveau), sia il grande Settecento francese. I miliardari americani venivano a comperare il Rinascimento in Italia, ma anche i mobili del Settecento francese, e smontavano i castelli per ricostruirli in California. C’erano tanti stili che avevano successo contemporaneamente, così come avviene oggi. Una rilettura del passato può essere estremamente stimolante; ciascuno di noi è ispirato da mondi diversi. Io sono appassionato di cinema e per anni ho guardato film degli anni ‘20 e ’30, che trovo straordinari, ma anche degli anni Quaranta. Attraverso il cinema ho scoperto interni che mi hanno appassionato. Anche oggi c’è chi sarà affascinato dal grande passato, chi vorrà il moderno assoluto, chi il minimalismo, altri vorranno gli anni ’80, Memphis, che sta tornando. Un elemento che fa salire il mercato, non è carino dirlo ma è evidente, è se il designer non è più in vita, perché non c’è più una produzione disponibile e i pezzi sono sempre più rari, più difficili da trovare, più costosi. 

Fauteuil aux dragons, Eileen Gray (1917-1919)
Fauteuil aux dragons, Eileen Gray (1917-1919)

Qual è il collezionista tipo? Esiste un design da collezione più accessibile?
Il collezionista tipo non esiste, sono tutti diversi. Ci sono collezionisti che si spostano per seguire categorie, epoche, o stili, che seguono le fiere, le grandi stagioni delle aste, o visitano gallerie. Ci sono molte opportunità. Oggi poi esiste l’online, che è un canale importantissimo per il design, soprattutto per quello industriale, più recente. Il design industriale vintage, quello, che potremmo definire di seconda mano, di qualità, prodotto magari 20, 30 anche 40 anni fa, oggi è accessibile. Esistono piattaforme dove si possono comprare mobili, accessori, tappeti a poche centinaia di euro.

Il successo del design da collezione si registra maggiormente in Italia o all’estero?
Siamo uno dei Paesi più importanti per il design, a partire dal Ventesimo secolo. In Italia c’è da sempre un’attenzione al design, tramandata di padre in figlio. Ci sono tante case d’asta Italiane che sono state riconosciute all’estero, proprio grazie alle vendite di design. Tuttavia le grandi cifre, in asta almeno, le vediamo nelle sedi di Parigi e New York, che sono le nostre sedi principali per il design da collezione. I prezzi più elevati sono ottenuti da pezzi degli anni ’20, ’30, ’40 fino ad arrivare agli anni ’50 e ’60, per il design italiano e scandinavo. Negli anni ’20 e ’30 prevale il design francese, per ovvie ragioni, perché l’Art Déco è stata inventata da loro, e poi lanciata nel mondo. Il Bauhaus soffre un pochino, mentre fino a qualche anno fa era una delle categorie in cui si avevano dei risultati straordinari. Una poltrona originale di Breuer, è un altro discorso, continua comunque a essere interessante.

Siete stati gli organizzatori di aste come Mingardo e Edit Napoli. Come è stata l’esperienza?
Bellissima, per entrambe! Sono un battitore, ma solo di aste di beneficenza – l’anno scorso ne ho fatte 14 in sei mesi. Mi sembrava molto importante, soprattutto uscendo dalla pandemia. Mingardo è una persona fantastica. Ha voluto celebrare il ricordo di sua madre, morta giovane per un tumore, con una serie di oggetti unici, creati da designer diversi. È stato un successo, con il 100% del venduto, e il ricavato devoluto all’Istituto Mario Negri. Edit Napoli, voluta da Domitilla Nardi ed Emilia Petruccelli, è una fiera molto fresca e gradevole. Gli oggetti progettati da Patricia Urquiola con l’equipe della scuola della Fabbrica di Capodimonte, eccellenza per la porcellana dal Settecento, sono stati battuti all’asta e i proventi donati per il restauro del giardino didattico della scuola per consentire agli studenti di copiare dal vivo i fiori famosi di capo di Monte che poi andranno a decorare le loro creazioni di porcellana.

Qual è il consiglio per chi è interessato a quest’ambito e vuol fare i primi passi da collezionista?
La prima cosa è capire, cosa si ama, quale stile si desidera creare, in che tipo di atmosfera si desidera abitare. A quel punto si dovranno identificare i propri designer preferiti e guardare i risultati dei loro prodotti in asta, in modo da farsi un’idea dei valori. Come passo successivo si comincerà a cercare sulle piattaforme e case d’asta online. Lavorando per Christie’s, da oltre 14 anni, ho visto centinaia di aste, collezioni bellissime, un’infinità di oggetti. Nel tempo mi sono reso conto che non è tanto l’oggetto in sé che conta, quanto le storie che sono collegate a quell’oggetto. C’è qualcosa, un valore culturale, che rende quell’oggetto per noi attraente. L’ideale? Acquistare al prezzo giusto, un oggetto che si ama, che continuerà a parlarci, a ispirarci e di cui sappiamo che saremo i guardiani temporanei, perché prima o poi passerà a qualcun altro.