IED con lode (e tanto di menzione d’onore al Compasso d’Oro 2011), tre anni da Marcel Wanders ad Amsterdam e nel 2015 il ritorno in Italia, l’apertura del proprio studio e l’inizio di numerose collaborazioni, da Moooi a Falper, da Alessi a Fiam, da Mongardo a Pianca: questo il percorso di Simone Bonanni, un (very) rising talent del design che con “Orme” ha voluto uscire dagli schemi tradizionali del mestiere e camminare lungo il sentiero delle emozioni e della fantasia.
Tante sottrazioni e altrettante addizioni in queste mini-installazioni proposte da Bonanni negli spazi di Pianca & Partners, il tutto nel segno dell’armonia che unisce con naturalezza l’oggetto al contesto.
Friulano di sentimenti (basta sentirlo raccontare per cogliere il suo animo gentile), Bonanni ha scelto delle forme della quotidianità di tutti elevandole a oggetto-soggetto da guardare e non toccare. Kandinsky, se uno non lo sa, sembra una scultura figlia dello stile del padre dell’Astrattismo e invece è un rubinetto: proprio l’astrazione è la linea guida che porta alla creazione di questo rubinetto che farebbe (e farà) una gran bella figura in un set living.
Duet è un anello doppio e diventa una coppia di anelli: dalla banalità della forma, con una piccola operazione di addizione, ecco un oggetto che lascia il segno, vibrante allo sguardo.
Mezzaluna è una piccola mezzaluna da cucina, ma con una apparentemente semplice sottrazione, eccola diventare una scultura brillante e raffinata
E poi Mosaici, Volumi, Theo, Obon, Hana e Domenica e Kyoto, oggetti e arredi con una storia vera e un minimo comune multiplo dato dalla delicatezza del tratto, vero file rouge dello stile di Simone Bonanni.
Photo credits © Andrea Martiradonna