Relazioni umane… a colori

L’emergenza sanitaria globale ha forse sparpagliato un po’ le carte in gioco, ma le previsioni di ColorForward™ 2021 non risultano alterate, semmai ancora più attuali e veritiere.
Agli esperti internazionali dei centri design & technology di ColorWorks™ spetta infatti il compito di definire le tendenze di colore e sociali per l’anno successivo; ‘predizioni’ che derivano da un’intensa ricerca e accurata identificazione di innovazioni e cambiamenti che emergono da un ampio spettro di settori della società che influenzano il modo in cui i consumatori rispondono al colore.
La correlazione fra tali movimenti emergenti (ridotti a quattro macro-temi, o Storie) e precise palette cromatiche (cinque per Storia, 20 in totale), attraverso un procedimento straordinariamente empirico, costituisce la base del ColorForward™ o ‘color forecasting guide’: un racconto ‘a colori’ dove ogni capitolo lascia emergere una differente tendenza.

E se gli esperti ColorWorks™ (che lavorano nei design center di San Paolo, Chicago, Merate e Singapore) avevano preventivamente valutato per il 2021 la centralità dell’uomo, delle sue relazioni ed emozioni (ben rappresentata da tonalità generalmente calde e intense) a creare un trait d’union tra le quattro Storie, gli eventi del 2020 stanno già dando prova della correttezza delle loro intuizioni. 

Dumb numb e C-True – ossia le prime due Storie del ColorForward 2021, narrate nell’edizione Spring Summer di questa collana – raccontano, l’una, la preponderante dipendenza da schermi e dispositivi digitali che rende la relazione umana un atto privilegiato; l’altra, la diffidenza della società verso informazioni e brand, quindi una consequenziale richiesta sempre maggiore di autenticità e trasparenza.
Cromaticamente sono state tradotte, la prima, in un rosa acceso, un oro discreto, un caldo arancio, un talco delicato e un grigio; la seconda, si identifica in un blu scuro, un arancio sbiancato, un giallo falsamente dorato, un verde lime, un blu acceso.

Il viaggio prosegue ora in questo secondo step con le due Storie conclusive, Sense appeal e Ubuntu dove i temi della neuroestetica e dell’intelligenza collaborativa pongono nuovamente l’accento sull’uomo e sul suo universo relazionale – che si tratti di cose o persone -. Temi oggi più che mai essenziali.
A farci da guida costante in questa esperienzialità cromatica Judith van Vliet, Senior Designer e team leader di ColorWorks EMEA.

Sense appeal

Ogni azione umana è connessa alle emozioni. Un dato di fatto che le grandi aziende stanno cercando di quantificare e analizzare attraverso la tecnologia per meglio connettersi con i consumatori. Sono i ricercatori della disciplina nota come ‘neuroestetica’ ad essere impegnati nel tentativo di identificare sistemi e meccanismi del nostro cervello che rispondono all’estetica (che si tratti di colore, design, visual art, architettura, musica…) e quindi come gli esseri umani reagiscono.
Una ricerca di Orbis ha rilevato come il quantitative emotional computing (che valeva già 16 miliardi di dollari nel 2017) sia destinato a crescere a quasi 90miliardi di dollari entro il 2023; così il mercato della wearable technology per supportare l’individuazione delle emozioni (come il monitoraggio oculare, la risposta galvanica della pelle, EKG, EEG) sta crescendo annualmente del 40% circa. 

Interessanti progetti propedeutici arrivano da grandi gruppi come Google, che nell’installazione “A Space for being” presentata a Milano lo scorso Aprile, ha indagato come l’estetica influenza il cervello umano analizzando le reazioni emotive a differenti ambienti di interior (attraverso sensori per tracciare le risposte fisiche). Così IKEA che ha sperimentato, basandosi sulla rilevazione sensoriale dei clienti, il loro grado di interesse nell’acquisto di un prodotto. O Jaguar e Land Rover che stanno investendo sull’automotive wellness, studiando lo stato emotivo del guidatore attraverso le sue percezioni visive.
La neuroestetica sta quindi dimostrando quanto sia importante circondarsi di cose che fanno ‘star bene’, e quindi quanto sia rilevante un design ben progettato e in grado di adeguarsi alle nostre preferenze.

La palette colori identificativa di questa tendenza si dipana tra il rosa corallo, morbido e soft, denominato Motus intelligentia (colore dell’intelligenza emotiva che riconosce questa nuova scienza che connette design ed emozioni) e il verde metallico di Sweaty art, rappresentativo delle reazioni emotive agli stimoli estetici. Compare poi il viola intenso di Mona-Lise me (misterioso quanto il quadro di cui porta il nome), il rame aranciato e lucido di D.A.B.E. – acronimo di Design Augmented By Emotion – per finire con Yuan bei, colore apparentemente bianco, ma che contiene pigmenti della tonalità di D.A.B.E, a rappresentare la personalizzazione sempre più richiesta e a cui la neuroestetica aiuta e rispondere.

Ubuntu

Si è preso in prestito un termine della lingua zulu – merito della sua efficacia – per titolare questa storia: Ubuntu significa “I am because we are” o “Humanity towards others”. Questa tendenza infatti mette in primo piano il tema della collaborazione collettiva. L’interdipendenza della società di oggi richiede infatti nuove metodologie che fanno leva sulla conoscenza collettiva per continuare a evolvere e costruire nuovi sistemi sociali. Un esempio? La Swarm Intelligence, che si basa su algoritmi biologicamente ispirati dalla natura (il movimento a gruppi di uccelli, api, formiche), replicati da robots per comunicare e scambiare informazioni tra loro, adottando così un sistema di comportamento come quello dello sciame. La stessa Blockchain diventa un mezzo di trasparenza, fiducia e cooperazione perché incrementa la collaborazione tra aziende, organizzazioni e gruppi nel mondo. 

Questa stessa dinamica si è emersa nel progetto “My Roots in Africa” promosso dalla startup MIPAD – The Most Influential People of African Descent, con l’obiettivo di piantare entro il 2024 200milioni di alberi sul continente africano attraverso un’iniziativa a impatto sociale, contribuendo a sanare la crisi della deforestazione; la partnership con Decagon Institute permette di utilizzare data science e intelligenza artificiale per identificare e geo-taggare gli alberi utilizzando la blockchain technology.

In tema collaborazione innovativa non può non venire alla mente il progetto avanguardistico della città di NEOM: promossa come nuova ‘smart city model’, sorgerà il prossimo anno in Saudi Arabia e comprenderà anche territori dell’Egitto e della Giordania; ma soprattutto, intende incorporare tutte le tecnologie avanzate per rispondere preventivamente alle necessità dei futuri cittadini.

Colori scuri, contrastanti, a richiamare la terra e l’Africa emergono da questa Storia. Con il nome di Stigmergence (derivante dal termine ‘stigmergy’ che include il greco ‘stigma’, ossia segno, e il suffisso ‘mergy’, lavoro o meccanismo), questo colore dal tono viola scuro metallico simbolizza le menti collettive che interagiscono in modo decentralizzato per il bene collettivo. Con Ant attack si rileva un ritorno dei toni marroni: con punte di rosso dai leggeri effetti metallici, traslucidi, è un omaggio all’organizzazione delle formiche e alla loro abilità di adattarsi ad habitat differenti. Magurgur, in sumero significa ‘ barca molto grande’ evoca l’antica epopea di Gilgamesh e il diluvio universale; il verde scuro che rappresenta (contenente un pizzico di giallo) evoca la natura e l’idea di salvaguardare la razza umana e le specie del mondo. Non più mancare un tono ambrato, il colore del miele e delle arnie, diretto riferimento alle api: questo è Waggle dance. Infine, il rosso acceso di Deep Shi(f)t, che nasconde dei piccoli glitter al suo interno: il tono dell’allarme a indicare la complessità dei problemi di oggi, anche nascosti, che viviamo ogni giorno.