DATA SHEET

Owner: Lindesnes Havhotell (Stig Ubostad and Gaute Ubostad)
Architecture: Snøhetta
Main contractor: BRG Entreprenør
Structural consultants: Asplan Viak AS
Consultants on wave impact: CoreMarine
Acoustic consultants: Brekke & Strand Akustikk
Lighting consultants: ÅF Lighting
Marine biologist: Trond Rafoss
Acrylic windows: Reynolds Polymer Technology
Wood cladding indoors and outdoors and furniture producer:
Hamran Snekkerverksted
Furnishings: Hamran, Kvadrat
Lighting: iGuzzini
Photo Credits: © Ivar Kvaal, © Inger Marie Grini/Bo Bedre Norge  © André Martinsen, Courtesy Snøhetta

A metà fra un relitto parzialmente sommerso e un periscopio scivolato dalla riva scoscesa, il ristorante progettato da Snøhetta ha la forma di un monolite lungo 34 metri che si inclina ancorando l’estremità inferiore sul fondale profondo 5 metri. Una nuova prospettiva e un nuovo modo di vedere il mondo – contemporaneamente al di sopra e al di sotto del livello delle acque – nel punto più meridionale della costa norvegese, dove confluiscono le correnti oceaniche e le specie marine prosperano contribuendo a incrementare la biodiversità dell’area.

Ed è proprio per facilitare l’attecchimento e la crescita di alghe, mitili e crostacei, e attirare di conseguenza anche altre specie marine, che i progettisti hanno scelto di rivestire il volume con un guscio in calcestruzzo non lavorato. La superficie ruvida muterà in un vero e proprio reef artificiale, mentre le pareti leggermente curve e spesse mezzo metro rendono la struttura resistente alla forza delle onde e alla pressione dell’acqua.

Un imponente e massiccio ‘occhio’ acrilico di 11×4 metri si spalanca verso le profondità marine offrendo ai clienti uno spettacolo che cambia con il passare delle ore del giorno, con l’alternarsi delle stagioni, delle condizioni del tempo e del mare. La luce naturale schermata dall’acqua arriva all’interno del ristorante agitando suggestivi effetti di luci e ombre. Per dirottare l’attenzione alla vita sottomarina durante il giorno l’illuminazione si concentra sui tavoli ovattando l’ambiente nella penombra; mentre dopo il tramonto è la luce artificiale a intensificarsi, per illuminare il fondale attraendo i pesci verso la vetrata.

Gli ospiti si ‘immergono’ gradualmente percorrendo tre livelli, metaforicamente intesi come viaggio dalla terra agli abissi. Si parte da un’entrata in legno di quercia non trattato – destinato a mutare colore nel tempo fino a raggiungere la sfumatura di grigio simile a quella del cemento – che conduce allo Champagne Bar.

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Qui la transizione costa-oceano è enfatizzata da una stretta finestra acrilica che taglia verticalmente i piani del ristorante rendendo visibili, oltre alla profondità dell’acqua, due lunghi tavoli da pranzo e diversi tavoli più piccoli disposti frontalmente rispetto al grande schermo panoramico, al terzo livello. E soprattutto dalle scelte cromatiche: tonalità tenui a richiamo di rocce e conchiglie, e pannelli del soffitto rivestiti con un tessuto dello stesso colore del tramonto che progressivamente si dissolve nei verdi e nei blu scuri di alghe e fondali.