«È un modo per restituire al territorio qualcosa, in cambio di tutto ciò che ci ha dato”, questo il pensiero del Presidente di Arper, Claudio Feltrin, commentando l’iniziativa durante l’incontro ufficiale che si è svolto martedì mattina presso la sede del Museo, proseguito poi in azienda.

In una sala del Bailo, alla presenza del Sindaco con il suo staff e dell’architetto Marco Rapposelli (co-titolare dello Studiomass che ha vinto l’appalto), è stato illustrato il progetto che entro il 2021 aumenterà sensibilmente la capacità espositiva e attrattiva del museo e lo inserirà, collegato a Cà da Noal e al Santa Caterina, in una sorta di sistema culturale diffuso.


Per un’azienda con la vocazione all’export (oltre il 92% del fatturato arriva dall’estero, con l’Europa in pole position, ma con gli Usa che guadagnano quote quotidianamente), la decisione di sostenere concretamente questa operazione (regalando di fatto il progetto alla città) rientra nello spirito di Arper, che ha fondato il suo successo su precisi asset (qualità, tecnologia, trasparenza), tra i quali c’è anche il rapporto con il proprio territorio che – sono sempre parole di Feltrin – «rappresenta la nostra base e noi ci siamo coinvolti da una responsabilità sociale». Sostenere l’arte è un modo per esportare un modo di essere e di fare.


Questo rapporto stretto con il mondo artistico non è una novità per Arper che, per esempio, partecipa attivamente a “Guggenheim Intrapresæ”, progetto italiano di corporate membership legato alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia che ha come obiettivo quello di creare un circolo di aziende internazionali accumunate da una spiccata sensibilità verso i temi artistici.
Azienda industriale, ma con all’interno del processo produttivo importanti passaggi di artigianalità, Arper ha di fatto creato nel tempo un proprio modello di sviluppo, sia legato alla progettualità che alla politica commerciale. Claudio Feltrin, con sincerità e una certa (rara) leggerezza alla domanda legata ai processi decisionali che portano alla creazione di nuovi prodotti e alla figura dell’Art Director ha affermato che “una direzione artistica come siamo abituati a vedere nel settore dell’arredamento in Arper non esiste; lavoriamo costantemente insieme allo studio Lievore Altherr, mentre noi ci mettiamo un po’ della nostra esperienza in … nasometria”
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