Il Ceo Stefano Bordone parla di “un reciproco esame di maturità: vediamo se siamo pronti per il mercato russo e verifichiamo se il medesimo accoglierà con favore Kundalini”.
Ecco allora l’esordio del brand a iSaloni WorldWide Moscow, dove solo dopo due giorni dall’apertura della manifestazione i risultati più che positivi già si percepiscono. Merito di un equilibrato mix di coraggio, organizzazione e marketing.
In una Russia solo apparentemente abituata allo stile contemporaneo (e con ancora qualche fuga verso il classico) si fanno avanti prodotti e produttori di livello, con proposte di design raffinato, che incontrano le esigenze delle nuove generazioni di compratori russi, ormai in grado di comprendere le contaminazioni e integrazioni tra stili differenti.
Le collezioni di Kundalini non offrono prodotti estremi, ma lampade da decoro che vengono apprezzate in tutto il mondo dai privati e nel contract, dove l’azienda ha già significative referenze.
Kundalini, come l’ha definita il suo Ceo, è un “editore della luce” (sarà un caso, ma Stefano Bordone l’editoria importante l’ha frequentata) che ha puntato fin dai suoi esordi sul colore (E.T.A., la prima lampada presentata nel 1996 era arancione) in un settore che allora faceva molta fatica a uscire dai canoni del bianco, del nero e dell’acciaio, cercando quell’identità propria che potesse rilasciare un’energia, se possibile, riconoscibile.
L’azienda ha portato a Mosca alcuni best seller come la Kushi, la lampada da terra disegnata nel 2016 da Alberto Saggia & Valerio Sommella, e la Dew, una sospensione componibile ideale per il mondo del contract e dell’hospitality.
Kundalini – insieme a Kartell e al ritrovato Barell – lancia così un chiaro avviso: il mondo dell’arredamento e dell’illuminazione della Russia moderna è ancora vivo, ma chiede proposte nuove.