Nel 2016 il valore complessivo dei mobili fabbricati nel Regno Unito è cresciuto del 9,3% rispetto all’anno precedente, secondo l’indagine diffusa da BFM (British Furniture Manufacturers). Le importazioni sono aumentate del 9,6%. Il dato più interessante viene dalle esportazioni, che hanno fatto un balzo in avanti del 13,9%. In particolare, le vendite verso l’Unione europea sono cresciute del 19,8%, verso il resto del mondo dell’8,4%, generando un valore totale di due miliardi di sterline.
Numeri che segnalano uno stato di buona salute, soprattutto a fronte del clima di incertezza che prosegue dal voto sulla Brexit. Spicca l’exploit degli imbottiti, le cui vendite all’estero sono aumentate dell’82% nella Ue e del 54,4% in generale, per un valore di 85 milioni di sterline. Buone perfomance per l’export delle sedie (+15,7%), degli arredi per soggiorno (+8,8%), per uffici e negozi (+11,5%), mentre arretrano le esportazioni di camere da letto (-7,5%) e di cucine (-20,8%).
Fuori dalla Ue, il mercato principale dei mobili prodotti nel Regno Unito è quello degli Stati Uniti, che nel 2016 ha visto un ulteriore incremento del 19%, per un valore di 533 milioni di sterline. A essere cambiato è il secondo partner extracomunitario, oggi rappresentato dalla Cina, che acquistando mobili britannici per 83 milioni di sterline ha superato UAE, Qatar, Svizzera e Australia.
Nell’Unione europea, invece il primo partner del Regno Unito nel settore dei mobili è l’Irlanda, che con 277 milioni di sterline accoglie il 30% delle esportazioni nell’area. La seconda destinazione europea nel 2016 è stata la Francia, che ha aumentato gli acquisti di mobili britannici del 50%, per un valore di circa 211 milioni di sterline, superando la Germania.
I mobilifici britannici non celano però preoccupazioni sulla Brexit, soprattutto per l’eventuale restrizione all’accesso di manodopera dai paesi Ue. BFM ha calcolato che circa il 34% delle persone oggi impiegate del settore ha la cittadinanza di un altro paese Ue. Il 52% delle 50 aziende intervistate dall’associazione ha dichiarato di fare affidamento sulle competenze del personale europeo non britannico.
E alcuni mobilifici hanno lasciato intendere, in caso di restrizioni alla forza lavoro europea, di essere pronti a spostare parte della produzione all’estero.
Tra la crescita delle esportazioni e le attese per le nuove regole relative al flusso di lavoratori Ue, è certo che Londra e il Regno Unito continueranno a giocare un ruolo internazionale di primo piano nell’industria dei mobili.