Le interviste di IFDM: Luca Nichetto

Tra vetro di Murano e design nordico, il designer si racconta

Luca Nichetto - photo © Morgan Norman

Veneziano di nascita ma cittadino del mondo per vocazione, Luca Nichetto incarna una visione del design che fonde artigianato e industria, tradizione e innovazione. Con base tra Venezia e Stoccolma, il quarantottenne designer attinge costantemente all’inesauribile patrimonio culturale della sua città natale, Murano, culla millenaria dell’arte vetraria. In un afoso pomeriggio di inizio settembre, lo incontriamo nella sua casa veneziana nel sestiere di Canaregio, per approfondire il suo legame viscerale con la città lagunare e scoprire come questa si rifletta nel suo design, così personale eppure universale.

Water’s Edge by Barovier&Toso, design Nichetto Studio

In che modo Venezia continua a influenzare il tuo lavoro oggi, pur essendo diviso tra Italia e Svezia?
Venezia è sempre presente. Quando un ragazzo si allontana dalla propria città natale, inizia a vederne non solo i difetti, ma anche l’anima più vera. Dal punto di vista progettuale, cerco sempre d’integrare Venezia o Murano nel mio lavoro. Se osservo i miei progetti, ritrovo tratti e influenze che derivano dalla mia formazione veneziana. A Venezia, ho imparato a prendere decisioni in modo ponderato, a creare un dialogo con gli artigiani, a rispettare la loro maestria. Un esempio? Quando lavoro con i maestri vetrai di Murano, m’impegno a instaurare una relazione di scambio, di rispetto, perché sono loro che danno forma alle mie idee. Questo approccio, questo modo di lavorare, lo porto con me in giro per il mondo. Il rispetto per la comunità e per le persone con cui collaboro è fondamentale per la riuscita di un progetto. Venezia, pur con le sue contraddizioni e le sue piccole comunità, rimane uno dei luoghi più multiculturali d’Italia. L’esposizione a culture diverse, a modi di pensare e di vivere differenti, è una ricchezza che mi porto dentro e che influenza il mio lavoro.

Venezia ha un’identità fortissima, ma allo stesso tempo è fragilissima. Da designer, senti la responsabilità di preservare questa eredità attraverso il tuo lavoro?
Mi preoccupa che le nuove generazioni, inclusi i miei figli, stiano perdendo il contatto con mestieri e tradizioni millenarie come la lavorazione del vetro a Venezia.  Il consumismo ci porta spesso a dimenticare il valore autentico degli oggetti. Come designer, sento la responsabilità di preservare e celebrare questi saperi, educando le nuove generazioni attraverso i miei progetti e creando ponti tra culture diverse, come ho fatto disegnando lampade con il vetro di Murano.

CUBE by Brown Jordan, design Luca Nichetto

Come integri il tuo ruolo di designer con quello di art director, e come concili le tue visioni personali con le esigenze dei brand?
Pur essendo ruoli distinti, sono complementari: se da un lato progetto oggetti, dall’altro creo l’identità visiva del brand. Un buon art director, come un direttore d’orchestra, crea un team affiatato e lo guida verso un obiettivo comune. Tuttavia, oggi molte aziende, focalizzate su risultati immediati, rischiano di compromettere la costruzione di un’identità di brand solida e duratura.

CUBE by Brown Jordan, design Luca Nichetto

Esiste un filo conduttore, una sorta di “manifesto” che guida il tuo lavoro di designer e art director?
Certo che esiste. Ne parlavo proprio l’altro giorno con un mio collaboratore, con cui lavoro da 18 anni. Ci chiedevamo cosa ci guidasse nel nostro lavoro, quali fossero i principi a cui ci ispiriamo. E ci siamo resi conto che, nonostante siano passati molti anni, il nostro “manifesto” è rimasto lo stesso: curiosità, passione, voglia di mettersi in gioco. Che si tratti di progettare una tazzina o un edificio, l’approccio non cambia.

Lustra+Folia by Ethimo, design Luca Nichetto
Lustra+Folia by Ethimo, design Luca Nichetto

C’è un progetto che rappresenta al meglio questa tua visione?
Direi il pianoforte Steinway & Sons. È stato un progetto sfidante, che mi ha portato a confrontarmi con un’azienda storica, con una tradizione di altissimo artigianato. Ho cercato di coniugare l’estetica con la funzionalità, la tradizione con l’innovazione, creando un oggetto senza tempo. E poi c’era un forte legame con Venezia: la fabbrica Steinway, con i suoi artigiani del legno, mi ha ricordato gli squeri dove si costruiscono le gondole. Due oggetti così diversi, il pianoforte e la gondola, accomunati dalla maestria nella lavorazione del legno e da un’estetica senza tempo.

Jeometrica by Scavolini, design Luca Nichetto

Per concludere, hai un consiglio per i giovani designer che, come te all’inizio della tua carriera, guardano a Venezia come fonte di ispirazione?
Il mio consiglio è quello di coltivare la propria curiosità, la propria passione. Non abbiate paura di sperimentare, di sbagliare, di essere copiati. L’importante è avere un’identità forte, riconoscibile. Venezia, con la sua storia, la sua arte, la sua multiculturalità, è una fonte inesauribile d’ispirazione. Osservate la vita quotidiana, i dettagli, i rituali. Parlate con le persone, scoprite i luoghi meno conosciuti. Venezia è una città che sa regalare emozioni uniche, a chi sa coglierle.

Jeometrica by Scavolini, design Luca Nichetto