Formatasi a Milano, Michela Cattai si trasferisce a Venezia nel 1984 per studiare Pittura all’Accademia di Belle Arti, sotto la guida di Fabrizio Plessi. Un percorso che alimenta la sua ricerca artistica, incentrata sulla luce, la trasformazione e un linguaggio espressivo personale. Cattai lavora con il vetro, materiale che cattura la luce e cristallizza l’istante nel suo passaggio da liquido a solido. In questa metamorfosi, l’artista esplora temi estetici e concettuali, fissando emozioni in forme irripetibili. Lavorare il vetro è una sfida continua, che richiede profonda conoscenza e precisione. È proprio questa complessità, però, a rendere il processo tanto affascinante: la soddisfazione di dare vita ad un’opera che riflette appieno la visione dell’artista, catturando un frammento di bellezza inafferrabile.
Cosa la lega alla lavorazione del vetro?
La metamorfosi del vetro, da liquido a solido, capace di catturare la luce e cristallizzare l’attimo, è ciò che più mi affascina. È un materiale alchemico, che mi permette di esplorare contrasti come trasparenza e opacità, fragilità e forza, fissando emozioni e pensieri nelle mie opere. Lavorarlo è una sfida continua, per la sua imprevedibilità e la necessità di precisione, ma la creazione di pezzi unici è una gratificazione immensa.
Quali sono le sue principali influenze artistiche?
L’attenzione di Carlo Scarpa per i dettagli e la sua capacità di innovare nel solco della tradizione, insieme alla visione pionieristica di Paolo Venini, hanno profondamente influenzato il mio lavoro con il vetro. A queste figure di riferimento aggiungo l’esplorazione materica di Eva Hesse e la monumentalità di Richard Serra. Queste influenze mi guidano nell’esplorare il vetro come mezzo espressivo per raccontare il mio pensiero artistico, fondendo innovazione e tradizione di Murano.
Come nascono le sue opere in vetro? C’è un messaggio o un’emozione che vuole comunicare?
La scelta di colori e forme è un processo intuitivo, ispirato a Venezia e guidato dall’emozione che desidero trasmettere. Ogni tonalità evoca uno stato d’animo o racconta una storia. Il vetro colorato, interagendo con la luce, aggiunge poesia all’opera. Il mio obiettivo è comunicare bellezza e riflessione, creando un legame emotivo con l’osservatore.
Ci parli del suo processo creativo: dove lavora e che rapporto ha con i maestri vetrai di Murano?
Il mio studio è a Brera, a Milano, mentre il laboratorio è a Murano, isola veneziana cuore pulsante della tradizione vetraria. Qui lavoro a stretto contatto con i maestri vetrai, condividendo con loro la profonda passione per il vetro. La nostra relazione si basa sul rispetto reciproco e su una comprensione che mi permette di tradurre il concept di ogni progetto in realtà. Ogni manufatto vitreo nasce da un dialogo costante, in cui l’idea iniziale viene discussa e plasmata grazie alla loro maestria. Questa collaborazione è fondamentale per il risultato delle mie opere, in cui si fondono passato e presente, innovazione e tradizione.
C’è un’opera in particolare a cui è particolarmente legata o che considera rappresentativa del suo percorso artistico?
Sono particolarmente legata alla serie “Naturalia”, in particolare alle opere “Corolla”, “Anemone” e “Botanica Adriatica”. Questa ricerca rappresenta un momento chiave nel mio percorso artistico, poiché incarna l’equilibrio tra cultura e territorio, sperimentazione e tradizione, estetica e funzionalità. Attraverso queste opere, ho trovato una voce artistica più definita, consolidando il mio stile personale. Ogni pezzo è infuso di un senso di sacralità, sospeso in una dimensione atemporale.
Cosa ha presentato di nuovo e interessante alla Venice Glass Week?
Alla Venice Glass Week ho presentato, oltre a “Pistillo” nel percorso HUB di Palazzo Loredan, le opere inedite: “Archeomateria”, “Albero” e “Farfalla”. Rappresentano un’evoluzione del mio percorso artistico, in cui ogni pezzo è unico e combina il vetro con modi e materiali inusuali. Le opere esplorano il tema della percezione e dell’illusione, giocando con la luce per creare effetti visivi sorprendenti. Sono entusiasta di condividere queste nuove creazioni e vedere come saranno accolte dal pubblico.
Un’altra novità per The Venice Glass Week è stata la presentazione della collezione “Nectars” di The Merchant of Venice al Museo di Palazzo Mocenigo. Questa collezione reinterpreta l’architettura monumentale di Venezia attraverso bottiglie in vetro veneziano soffiato. Realizzate con la tecnica “bulicante”, che crea un effetto luminoso grazie a bollicine intrappolate nel vetro, le bottiglie sono coronate da tappi in vetro cristallo, arricchiti da foglia d’oro e modellati a forma di pinnacolo. L’edizione limitata di cinquanta pezzi è disponibile nei colori ambra, verde e rosso, fondendo tradizione artigianale, design e collezionismo.
C’è un’opera che sogna di realizzare in futuro?
Il mio sogno è quello di continuare a esplorare le diverse tecniche di lavorazione del vetro per esprimermi, magari combinandolo con materiali diversi per creare opere ancora più complesse. Un progetto che sogno di realizzare è un’installazione monumentale, che coinvolga lo spettatore in modo immersivo, offrendogli un’esperienza sensoriale completa. Credo che il vetro abbia ancora moltissime possibilità inesplorate, e sono entusiasta di continuare a scoprire cosa può offrire.