Il ruolo dell’architettura nell’indipendenza africana

Fino al 22 settembre, il Victoria&Albert Museum dedica una grande mostra al movimento architettonico africano Tropical Modernism

Film still of Mfantsipim School, Cape Coast by Fry, Drew _ Partners - for ‘Tropical Modernism - Architecture and Independence’ © Victoria and Albert Museum, London

Presentata in concomitanza con la Settima edizione per il Progetto Speciale del Padiglione delle Arti Applicate della Biennale di Architettura di Venezia 2023, si può visitare fino al 22 settembre 2024 la mostra “Tropical Modernism: Architecture and Independence” alla Porter Gallery del V&A South Kensington Museum di Londra.

Il Tropical Modernism o Modernismo Tropicale è uno stile architettonico sviluppatosi nell’Africa occidentale britannica negli Anni 40. In quegli anni, il duo di architetti composto dai coniugi Maxwell Fry e Jane Drew, di stanza nella Gold Coast, ora Ghana, inventò un nuovo stile, adattando un’estetica modernista europea alle condizioni difficili, calde e umide del continente. Il focus del loro linguaggio stilistico era il controllo delle condizioni climatiche perseguito con escamotage come feritoie regolabili, ampie gronde e frangisole.

Allestimento della mostra ‘Tropical Modernism’, V&A South Kensington Museum, Londra

In un primo momento le innovazioni architettoniche di Fry e Drew, che lavorarono soprattutto in Ghana e in India, valsero ai coniugi numerose e importanti commissioni, tra cui la progettazione di scuole, università, centri comunitari e biblioteche per gli africani, pagati dal Colonial Welfare and Development Act, un programma postbellico da 200 milioni di sterline finalizzato a riformare, ricostruire e modernizzare le colonie. Se dapprima si trattò di una mera e cinica iniziativa ideata per compensare le richieste di indipendenza e per rendere le colonie più produttive all’interno del mercato globale e le migliori acquirenti di merci europee, in un secondo tempo il Tropical Modernism divenne simbolo della lotta anticoloniale: nel decennio successivo all’elezione di Kwame Nkrumah a primo Primo Ministro e Presidente del Ghana nel 1957, due terzi del continente conquistarono la libertà.

Film still of Senior Staff Club House, KNUST, Kumasi by Miro Marasović, Nikso Ciko and John Owuso Addo – for ‘Tropical Modernism – Architecture and Independence’ © Victoria and Albert Museum, London

Nel Modernismo tropicale, Nkumrah vide una possibilità non solo per la costruzione della nazione, ma anche un’espressione della sua ideologia panafricana, che realizzò invitando architetti dell’Europa orientale, non contaminati dal colonialismo, a lavorare al fianco di architetti ghanesi per creare strutture monumentali che furono recepite come nuovi simboli per un’Africa libera. Tropical Modernism: Architecture and Independence si sviluppa in quattro sezioni che coprono un arco temporale di circa 60 anni ed è composta da oltre 70 opere tra dipinti, plastici, progetti, schizzi, sculture, installazioni, fotografie, negativi, lastre, disegni su carta, stampe e documenti inediti provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, oltre a un’installazione cinematografica multicanale per riflettere criticamente sulla storia imperiale del Modernismo tropicale. 

Le Corbusier e Pierre Jeanneret sul lago Sukhna a Chandigarh, India, circa 1960. Fondo Pierre Jeanneret, Canadian Centre for Architecture. Dono di Jacqueline Jeanneret – Photo © Suresh Kumar

La mostra è curata da Christopher Turner, curatore d’arte, architettura, fotografia e design presso il V&A, insieme con Nana Biamah-Ofosu e Bushra Mohamed, ricercatori e architetti dell’Architectural Association (AA), Londra,ed  è realizzata in collaborazione con l’Architectural Association (AA) di Londra e la Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) di Kumasi con il supporto di James Bartos e Celia ed Edward Atkin CBE.

Allestimento della mostra ‘Tropical Modernism’, V&A South Kensington Museum, Londra