Montesol Experimental
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Client: Experimental Group
Interior design: Dorothée Meilichzon
Graphic design: Studio L’Etiquette
Photos: Karel Balas e Patrick Locqueneux 

Dalle finestre delle camere si vedono il porticciolo e la Dalt Vila con i monumenti in pietra e i palazzi dalle facciate bianche, illuminati da un sole accecante. Gli spazi del Montesol Experimental però sembrano rifuggire dal caldo, mettendo in scena tenui palette pastello antagoniste al sole, dal mattone al giallo, dal verde al rosa.

Siamo in un luogo storico dell’ospitalità isolana: un hotel neocoloniale del 1933 rilevato da Experimental Group e ripensato dalla designer Dorothée Meilichzon con atmosfere bohémien che strizzano l’occhio al glorioso passato dell’edificio, quando negli anni ‘50-‘80 era il buen retiro per ospiti come i Pink Floyd, Orson Welles e Carolina di Monaco.

Colori freschi e rilassanti e tessuti dai motivi geometrici fantasiosi, ricchi di frange e pompon, vestono gli spazi comuni e quelli delle 33 camere e suite: qui abbondano gli elementi cosmici, le incisioni lunari, nei tappeti come lungo le pareti, dove sono appese anche le maschere realizzate a mano dall’artista maiorchina Anna Alexandra. Se in alcuni mobili dalla forma tondeggiante è disegnato il sole, il minibar rivestito di piastrelle brillanti è pensato per dialogare con gli armadi dalle tonalità pastello laccate lucide e gli sgabelli Playdough di Diego Faivre.

Punta al sole e alle stelle anche il décor del Café Montesol al piano strada, colorato punto di ritrovo insieme al Cocktail Bar sul rooftop, mentre la reception è uno spazio-cocoon nei toni smorzati del mattone e degli azzurri polverosi. «Abbiamo scelto colori calmi nelle camere e caldi nelle aree comuni, mescolandoli al legno chiaro, ai tappeti colorati e alle pareti dove è stata realizzata una speciale texture a conchiglia», spiega la designer.

I colori sono il leit-motiv anche dell’Experimental Beach Club a Cap Des Falco, lo spazio più recente del Montesol Experimental, al termine di una strada sterrata parallela al Parco Naturale Las Salinas e in simbiosi totale con la natura appartata del luogo. «Abbiamo voluto rispettare il paesaggio, scongiurando l’effetto “vimini-artigianale” e legno sbiancato di molti beach bar, a favore di un sottile tema nautico, fra cuscini blu polvere e turchese, legno verniciato di bianco e un cocktail bar ricavato da una vecchia barca», continua Meilichzon.

Protetto da un cannicciato, il ristorante con i divanetti dai tessuti chiari tendenti al verde della vegetazione e le sedie blu cielo (come i bicchieri), è il preludio all’area relax sulla spiaggia, con i lettini in legno in pole position sull’acqua, dove va in scena uno dei più bei tramonti dell’isola. Genius-loci e verve creativa qui vanno a braccetto.