Il gusto dell’arte

All’interno della Pinacoteca di Brera di Milano, il nuovo Caffè Fernanda non è un luogo di ristoro museale convenzionale, ma elemento di simbiosi con l’arte stessa. Progetto di interior a cura di rgastudio e arredi firmati Pedrali

Atteso da tre anni, a Milano, il nuovo allestimento delle 38 sale della Pinacoteca di Brera è arrivato grazie al direttore James Bradburne, portando con sé anche l’innovativo Caffè Fernanda. Omaggio a Fernanda Wittgens, visionaria direttrice e prima donna a dirigere un museo statale in Italia, cui si deve la riapertura della Pinacoteca nel 1950 dopo i bombardamenti del ’43, la caffetteria è opera dell’intervento di rgastudio e racconta subito di che pasta è fatta.

Caffè Fernanda, Pinacoteca di Brera, Milano. Progetto rgastudio, arredi Pedrali. Foto Michele Nastasi.
Caffè Fernanda, Pinacoteca di Brera, Milano. Progetto rgastudio, arredi Pedrali. Foto Michele Nastasi.

Collocata al primo piano, è concepita come parte del percorso museale per essere al contempo isola di riposo ed elemento di connessione con le sale adiacenti. Di più. L’osmosi con l’arte è totale, grazie alle opere presenti al suo interno che concedono continuità visiva ed emotiva e dove, tra un tè e un caffè, è possibile posare gli occhi sulla Conversione del Duca d’Aquitania di Pietro Damini, Le tre Grazie di Bertel Thorvaldsen, il busto della stessa Fernanda Wittgens di Marino Marini e il suo ritratto eseguito da Attilio Rossi. Tutte risaltano sull’intenso color ottanio scelto per le pareti dagli architetti, focalizzati sia sulla coerenza cromatica e materica con le sale espositive, che sulla reinterpretazione dell’architettura dello spazio risalente agli anni ’50.

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Caffè Fernanda, Pinacoteca di Brera, Milano. Progetto rgastudio, arredi Pedrali. Foto Michele Nastasi.

Così, il grande bancone del bar – sul quale capeggia la tela seicentesca del Damini – pensato a grandi liste semicircolari di noce canaletto, con un sottile piano in ottone anticato dalle estremità arrotondate, convive con i pavimenti marmorei in Fiore di Pesco e le cornici in Rosso Lepanto, eredità dell’architetto Piero Portaluppi, recuperati e restaurati. Tutt’intorno, si inseriscono con raffinatezza e senza interferenze gli arredi firmati Pedrali, compreso lo spazio esterno protetto dal loggiato, ‘popolato’ dalla collezione Nolita in acciaio.

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Caffè Fernanda, Pinacoteca di Brera, Milano. Progetto rgastudio, arredi Pedrali. Foto Michele Nastasi.

All’interno, la parete ricoperta dalle sedute modulari Modus e le poltroncine Jazz, con imbottitura in ecopelle color rosa cipria e finitura ottone anticato, si guardano separate dai tavoli Inox, con piano in noce e basamento nella stessa finitura. Mentre la parte centrale è definita dalle sedute Nemea, che abbinano il frassino ad un telaio in pressofusione di alluminio, e Nym, con schienale ad arco in legno curvato, dal quale, comodamente appoggiati, è possibile ammirare lo scorcio de Il bacio di Francesco Hayez, esposto nell’ultima sala del museo.

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Caffè Fernanda, Pinacoteca di Brera, Milano. Progetto rgastudio, arredi Pedrali. Foto Michele Nastasi.