EHB, Shanghai
DATA SHEET

Principle designer: Chris Shao
Lighting consultant: Isabel Zhu
Landscape: Fish Design
Artists: Natalia Landowska, Gil Melott, Sophie Lou Jacobsen, Pelle Designs (Jean & Oliver Pelle), Yves Mohy,
Other consultants: Morris, Jebara & Co.
Furnishing brands: Objective Gallery (OBJ +), Finn Juhl, BD Barcelona Design, Fogia
Photographer: Zhu Hai

Non fosse per l’indirizzo, 11 Dongping Road Shanghai, potrebbe essere ovunque, in Cina come a New York, in Danimarca come in Norvegia o nell’Inghilterra di William Morris ai tempi del movimento Arts and Crafts. Perché questo ristorante in una villa degli anni Venti nell’elegante quartiere francese Concession District di Shanghai, prende ispirazione da molte parti del mondo. 

Esaltando i luoghi cari allo chef Esben Holmboe Bang, nato e cresciuto a Copenaghen e poi trasferito a Oslo – lì nel 2010 ha aperto il tristellato Maaemo – mixa in punta di penna anche le origini dell’architetto che ne ha disegnato gli interior: Chris Shao, cinese residente a New York dove nel 2016 ha inaugurato il suo studio di progettazione (Chris Shao Studio LC) replicando due anni dopo con quello di Shanghai.

L’interior del ristorante EHB, acronimo di Esben Holmboe Bang, è il risultato di questo mélange di storie e culture. I tre piani dell’architettura storica omaggiano elementi maschili e femminili, ideali romantici e storicismo classico, attraverso tessuti preziosi e un’estetica elegante ma essenziale che esalta allo stesso tempo passato e contemporaneità. All’ingresso, i mobili dalle forme organiche e i riferimenti alla natura – dai pannelli scultorei alle pareti all’illuminazione a “onda” lungo la scala – fanno pensare a una versione architettonica della filosofia “Farms to table” che caratterizza la cucina di Esben Holmboe Bang, mentre nella tea-room è la tradizione cinese la protagonista, attraverso pareti neutre e leggere esaltate da tappezzerie in stile Chineserie.

Il primo piano è uno spaccato di Scandinavia, con arredi minimalisti di designer nordici e tanto legno abbinato a pietre naturali e metalli dall’effetto grezzo. Essenzialità ed eleganza ritornano anche al secondo piano, il più ricco dal punto di vista architettonico, con il living-open space sotto un soffitto con travi a vista e pareti in legno scuro dall’effetto-chalet, dove lo chef invita i commensali prima e dopo cena, come in una casa privata. 

Segni distintivi qui sono il camino originale della villa, le finiture architettoniche, le pelli e pellicce d’influenza scandinava di poltroncine e sofà, ma soprattutto l’ingresso a pannelli progettato per evocare la natura rigogliosa della Norvegia. Osservandolo con attenzione, si intuiscono le linee ondulate e monumentali di un fiordo nordico.